Roma, 30 luglio 2024 – È un uomo da praterie sterminate, orizzonti lontani, natura selvaggia. E grandi sogni. Allora, pazienza se il primo capitolo della sua ultima grande avventura, da lui prodotta, diretta e interpretata, Horizon: An American Saga , già presentato a Cannes fuori concorso, non ha ottenuto il successo sperato. Come già stabilito, anche il secondo capitolo arriverà nelle sale e poi ci saranno anche il terzo e il quarto. "Perché non si misura in un weekend il valore di un film", parola di Kevin Costner, ospite a Cosenza del Magna Grecia Film Festival, dove ha ricevuto il premio Colonna d’oro.
Costner, Horizon è un racconto di quindici anni di storia americana, a cavallo della Guerra di Secessione.
"Sono molto orgoglioso di questo film perché rappresenta un viaggio in America realizzato da europei. Un viaggio fatto anche di combattimenti e lotte: i tanti combattimenti e lotte che hanno segnato la storia americana. Come la storia d’Europa, del resto, solo che il nostro è un paese molto più giovane. E questo andare ad ovest, ha realizzato i sogni di molti europei ma schiacciando purtroppo popolazioni che vivevano lì da quindicimila anni come i nativi americani. E mostro tutta la durezza di quello che è successo in America in quell’epoca".
Una grande epopea e una grande impresa in quattro capitoli, dei quali è uscito il primo. L’uscita del secondo, inizialmente prevista in Italia per il 15 agosto, è stata rinviata.
"In America il primo capitolo non è stato accolto nelle sale come avrei voluto, ma la stessa cosa era successa per Fandango . Io ho assoluta fiducia nel film. Il fatto è che un film viene giudicato dai risultati del botteghino del primo weekend mentre io credo che ciò che conta sia la sua durata nel tempo: penso che debba essere qualcosa che tu puoi continuare a vedere e condividere con i tuoi figli, e loro con i loro figli. Io non ho fatto un film per un weekend. Ho fatto un film che possa continuare a vivere nel cuore delle persone, che possa commuovere. Un film che è un western capace anche di far versare lacrime".
Da Balla coi lupi , suo folgorante esordio alla regia, ricoperto di Oscar, a Horizon , per la quarta volta dietro alla macchina da presa: ogni volta un progetto grandioso. Ogni volta una sfida?
"Vivo nel cinema da tanto tempo e sarebbe molto facile per me farmi pagare tantissimi soldi per ripetere successi del passato. Non ci sarebbe niente di male ma non mi interessa. Cerco di fare film grazie ai quali la mia vita si espanda. La cosa strana, per un attore al cento per cento americano come me, è trovare sostegno prima all’estero, in Europa, che negli Stati Uniti. Era accaduto per Balla coi lupi , ed è successo di nuovo per Horizon , per il quale sapevo che comunque avrei dovuto mettere dei soldi di tasca mia. E quindi anche il secondo capitolo di Horizon l’ho realizzato per le sale e nelle sale arriverà: quel luogo speciale dove impariamo a baciare e dove scopriamo chi vorremmo essere. Io rimasi malissimo quando capii che avrei voluto essere Sean Connery ma non avrei potuto, visto che c’era già lui, vivo e magnifico".
Quelle radici violente in cui affonda la storia degli Stati Uniti e che lei ricorda e condanna nel suo film, le riconosce nella campagna di Trump e cosa si augura per il futuro del suo paese?
"Prima di tutto intendo andare a votare, esercitare quel diritto per il quale tante persone hanno combattuto e dato la propria vita. E ho detto ai miei figli di fare lo stesso. C’è tanta gente che vuole la pace e che ha a cuore l’ambiente ma ci sono forze che mettono pace e ambiente in pericolo. L’America non può essere una di queste forze. Spero che i nostri leader contribuiscano a migliorare questo mondo in cui tutti viviamo. I politici si dovrebbero preoccupare di far progredire le nostre vite, non la loro carriera, ma la mia sensazione è che non sia così".