Mercoledì 18 Dicembre 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Magazine

Jovanotti: “Sì viaggiare. In bici fino a Macondo”

Su RaiPlay dal 24 aprile i 22 episodi di “Aracataca“: pedalando per oltre tremila chilometri in un mese alla scoperta del Sud America. L’impresa di Lorenzo Cherubini nel nome di Marquez: “Scoprire mondi e incontrare gli altri è il senso della vita”

Jovanotti

Roma, 21 aprile 2023 – Pedalata dopo pedalata, macinare in un mese 3.500 chilometri con 50mila metri di dislivello, su per le vette andine e poi attraverso la foresta amazzonica, tra villaggi e città, su sentieri e autostrade, alla scoperta del Sud America, dall’Ecuador alla Colombia, dalle Ande all’Amazzonia e dall’Oceano ad Aracataca, la mitica Macondo di Gabriel Garcìa Márquez. Con la bici che pesa cinquanta chili, tra i bagagli, seppure ridotti all’essenziale, e le fondamentali scorte d’acqua. “Perché viaggiare in bicicletta, la mia passione da sempre, è bellissimo, un’esperienza psichedelica”, afferma Lorenzo Jovanotti. Un racconto di viaggio, ‘Aracataca – Non voglio cambiare pianeta 2’, in ventidue episodi da 15 minuti, disponibili dal 24 aprile su RaiPlay e prossimamente anche su Raidue.

Jovanotti, come nasce ‘Arcataca’?

“Tre anni fa siamo stati travolti dal successo di ‘Non voglio cambiare pianeta’, racconto di un altro mio viaggio in bicicletta. Così, quando c’è stata di nuovo la possibilità di viaggiare, il mio primo desiderio è stato di ripartire, e a fine gennaio mi sono rimesso in viaggio. È un racconto on the road, come poteva essere l’Odissea, con nessuno che vince o che viene eliminato, realizzato soltanto con una action camera montata sul manubrio e il cellulare. Ne sono venute fuori settanta ore di materiale, che, non da me, è stato selezionato e montato”.

Le piace viaggiare da solo?

“Per me la bici è uno sport solitario, una forma di meditazione. Viaggiare in bici è anche un’esperienza profonda da un punto di vista psichico, e molto rigenerante. La testa si svuota e il cuore fa il pieno. Certo, è stata anche un’avventura non priva di rischi”.

In bici si può morire anche a Milano, come è successo due giorni fa a una donna su una pista ciclabile.

“Perché non sono piste ciclabili, sono suggerimenti di piste, semplici strisce sull’asfalto che mettono ancora più in pericolo il ciclista. E quindi tanto vale non andare sulla pista ma sulla strada, come faccio io quando giro in bici per Milano”.

Un viaggio nella natura ma anche nel mondo di Marquez.

“Aracataca è una città di per sé insignificante, mi ricordava un po’ Camucia, lo scalo ferroviario di Cortona. Non c’è il mare, non ci sono piscine né resort e fa un caldo da morire. Si va soltanto per avere letto ‘Cent’anni di solitudine’, trovare quelle suggestioni e vedere il luogo dell’anima di Marquez. Che è diventato un po’anche il mio”.

Dal viaggio è nata della musica?

“Quando sono tornato, mi sono chiuso in studio e ho realizzato la colonna sonora. Ha lo stesso spirito del viaggio, quindi è un po’ sbagliata, sgangherata, e sudata. Ma non pubblicherò nulla, per sentirla bisogna vedere la serie”.

Lo scopo di questo viaggio?

“Comunicare il senso dell’avventura, la voglia di prendere e partire. In un’epoca di passioni tristi, per me è una forma di militanza cercare di stimolare le passioni gioiose, la vitalità, l’incontro con gli altri, per stare dove hai la sensazione di fiorire e non di appassire. Viaggiare rimane ancora oggi una delle grandi esperienze che l’essere umano può fare. Per me questo è il senso del viaggio, e anche della vita”.