Rimini, 17 giugno 2023 – “Rudy, sei proprio tu...". Franca lo squadra e quasi piange, mentre Rudy l’abbraccia teneramente. Un abbraccio che pare non finire mai. Un abbraccio che hanno atteso per 55 anni. Lui, il tedesco dallo sguardo furbo e sornione che Giorgio Rosa aveva nominato ambasciatore dell’isola. Lei, la riminese che serviva caffè, birre e sorrisi nella repubblica in mezzo al mare. Sono i ragazzi dell’Isola delle Rose, i sopravvissuti di quel sogno "bellissimo, ma durato troppo poco" a cui diede vita il visionario ingegnere bolognese.
Le storie di Wolfang Neumann, Rudy per tutti, e di Franca Serra, sono legate a doppio filo a quella che è stata l’incredibile storia dell’Isola delle Rose. Della micronazione costruita su una piattaforma galleggiante al largo di Rimini, a 11 chilometri dalla costa, rimangono i loro ricordi e alcuni resti sul fondale, diventati meta di pellegrinaggio dei sub. E ieri Rudy, per la prima volta dopo 55 anni, è tornato con una barca a vedere lo specchio di mare dove si ergeva l’Isola delle Rose e ha rivisto Franca. "Siamo cambiati, ma in fondo siamo sempre noi...", sorridono i due. A riunirli le riprese in corso del docufilm Die Adria della regista tedesca Caroline Haertel. Neumann vive di nuovo in Germania dal 1985, "ma in Romagna ci torno spesso, ho tanti amici...". Ma mai era stato di nuovo lì, dove tutto cominciò. E mai aveva rivisto Franca, fino a ieri. "Ti ricordi quando dovevamo accogliere tutti quei giornalisti e curiosi che arrivavano sull’Isola?", dice Rudy. "Anche tu eri arrivato lì la prima volta a curiosare, mentre ti allenavi...", gli ricorda Franca.
I ’ragazzi’ dell’Isola conservano nella mente ogni istante, di quel sogno. Rosa cominciò a progettare la piattaforma nel 1958. La inaugurò il primo maggio di dieci anni dopo. Franca faceva già la barista sull’Isola, quando Rudy arri vò lì la prima volta. "Era la fine del marzo 1968 – racconta in un perfetto italiano – e mi allenavo per battere il record di traversata in sci nautico da Cervia a Pola. Vidi la piattaforma, fermai il motoscafo. Appena salito, Franca disse: cosa vuoi? E io: mi fai un cappuccino? ".
Nei giorni seguenti Neumann, che gestiva alcuni hotel a Cervia, tornò spesso sull’isola, mentre proseguivano i lavori. "Un giorno Franca mi rivelò: Giorgio (Rosa) ha saputo di te, vuole nominarti ambasciatore dell’Isola". Rudy accettò e "così è iniziato il periodo più bello della mia vita".
Il primo maggio 1968 Rosa proclamò l’Isola delle Rose Stato indipendente. Aveva la sua moneta e l’esperanto come lingua ufficiale. Attirò da subito una marea di curiosi e giornalisti, e i timori del governo italiano. "La polizia e la guardia costiera venivano ogni giorno a controllarci, temevano facessimo il contrabbando di sigarette e liquori e altre cose proibite". In realtà, Rosa progettava di fare dell’Isola un’attrazione turistica. Un albergo galleggiante. Un affare da replicare in altri mari. "C’era chi diceva perfino che volevamo aprire un casinò. Tutto falso – dice Rudy – Giorgio voleva solo liberarsi dai ’lacci’ dello Stato italiano. L’Isola delle Rose era un progetto di libertà e diventò il simbolo del 1968". Durato troppo poco: a fine giugno arrivò la resa di Rosa. L’Isola delle Rose restò in piedi fino al gennaio del 1969, quando venne abbattuta.
Fine del sogno. Ma Rudy e Franca non hanno dimenticato. "Ci siamo divertiti, ma non ci sono state tutte quelle feste raccontate nel film". Ne L’incredibile storia dell’Isola delle rose, con Elio Germano protagonista, se ne vedono di ogni colore... "Magari – sorride Rudy –. Sì, certo, qualche cena, qualche serata". A Rudy il film Netflix è piaciuto tanto ("l’ho visto in italiano e tedesco, e ho poi conosciuto Tom Wlaschiha, l’attore che mi interpreta"), a Franca un po’ meno. Ma a loro basta il film dei ricordi. E Rudy promette: "Scriverò un libro sull’Isola delle Rose".