Sabato 27 Luglio 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

"Io, vittima dell’odio social . Ricomincio da qui"

Il ritorno di Alessandra Amoroso. Tra le lacrime

PsychoSanremo. Quando cadi mostra a tutti che ti stai rialzando. Perché se no tutti si ricorderanno che sei caduto e nessuno che ti sei rimesso in piedi. Per Alessandra Amoroso la scelta di affrontare il suo primo Festival in 15 anni di carriera sta tutto in questo concetto che fa un po’ il paio con quello di Nelson Mandela quando diceva di non voler essere giudicato per i successi ma per tutte quelle volte che era riuscito a rialzarsi. Decisione chiarita ieri all’Ariston, tra lacrime trattenute a stento, elencando i commenti che l’avevano ferita di più per raccontare i tormenti interiori che l’hanno lasciata precipitare nel vuoto emotivo di Fino a qui. "Porto a Sanremo un brano che parla di cadute, difficoltà che nella vita, grandi o piccole che siano, ci si trova inevitabilmente ad affrontare. Nell’ultimo anno io sono caduta" ammette. "Mi sono sentita sopraffare da situazioni che non mi ero mai trovata a dover affrontare. Una valanga d’odio mi ha investita da un giorno all’altro. Non parlo dei meme, su cui ho sempre scherzato. Ma insulti gravi e minacce di morte che mi arrivavano quotidianamente". La premessa prima di addentrarsi, con voce rotta, tra i come e i perché di Fino a qui. "Sono scappata in Colombia e per tutto il periodo in cui sono rimasta li non c’è mai stato uno momento in cui mi sia detta di voler tornare, perché sentivo la necessità di stare lontano, era quello di cui avevo bisogno. Solo la mattina del 28 febbraio dopo una chiamata con il mio migliore amico, mi sono resa conto di dover tornare in Italia e affrontare tutto quello che avevo lasciato, lo dovevo a me e a tutte quelle persone che non hanno mai smesso di dimostrarmi il loro amore. Quando sono rientrata in Italia ho ripreso il mio percorso di psicoterapia, non è stato facile, ma piano piano mi ha aiutato a trovare una prospettiva nuova per vedere non solo me stessa ma anche il mio lavoro con quello che comporta ed è solo quando l’ho accettato, che mi sono riavvicinata alla musica".

È stato quello in cui l’hanno contattata Takagi e Ketra dicendole che avevano una bozza di brano da sottoporle. "Siamo entrati in studio insieme a Federica Abbate e Jacopo Ettorre e piano piano che il brano prendeva forma mi rendevo conto che rappresentava esattamente quel mio momento: conteneva riferimenti a L’odio, film che tra le scene più significative ha quella in cui i protagonisti raccontano di un uomo che gettandosi dal 50° piano di un palazzo a ogni piano mentre precipita si ripete “Fino a qui tutto bene, fino a qui tutto bene“; quell’immagine mi ha fatto venire un nodo allo stomaco. Ho preso quell’immagine, l’ho interpretata a modo mio e ho capito che avrei potuto darle un finale diverso da quello del film. Ho deciso che per quanto mi riguarda non conta la caduta, non conta nemmeno l’atterraggio, perché purtroppo non sempre si atterra morbidamente, la cosa che conta è come ci si rialza dopo una caduta e soprattutto cosa si decide di imparare da quella “caduta“… ed è così che è nata la mia Fino a qui. Credo che questo brano sia un po’ un abito che io mi sono cucita addosso e che esprime esattamente ciò che ho bisogno di dire in questo momento della mia vita. Un messaggio positivo per chiunque stia vivendo un momento di difficoltà".