Sabato 27 Luglio 2024
MARINA SANTIN
Magazine

"Io e Gianna?. Due donne ribelli a caccia di sogni"

’Sei nell’anima’. É il titolo del film trasmesso sulla piattaforma Netflix che racconta un frammento della vita di una delle...

’Sei nell’anima’. É il titolo del film trasmesso sulla piattaforma Netflix che racconta un frammento della vita di una delle voci più incisive della nostra musica: Gianna Nannini. Tratto dall’autobiografia Sei Nell’Anima, è diretto da Cinzia Th Torrini, cineasta che ha molto in comune con Gianna. Non solo l’essere entrambe toscane, ma anche l’essersi ribellate alle aspettative della famiglia per inseguire il loro sogno. "Io e Gianna ci conosciamo dagli anni ’70 – racconta Cinzia Th Torrini – le nostre mamme erano amiche, entrambe disperate di avere due figlie che volevano fare la cantante e la regista. Ci hanno fatto conoscere e da allora siamo rimaste in contatto".

E dall’amicizia è nato il film...

"Un giorno ci siamo incontrate a Milano e avevamo avuto la stessa idea: fare un film su Gianna. Non un’autocelebrazione ma un racconto della sua storia, con le lotte, i conflitti, le cadute e le risalite. Un film che la facesse conoscere attraverso suoi primi anni di carriera e le sue prime canzoni, molto tematiche e forti, perché lei porta nei testi i suoi dolori e le sue emozioni. E io volevo fare un film che la rappresentasse con le emozioni giuste".

Quali?

"Nel film c’è rabbia, gioia, dolore, felicità e c’è un episodio di black out molto attuale. É una storia universale di crescita e di rinascita che ai giovani può dare tanto".

Il legame con Gianna: un vantaggio o una responsabilità?

"Gianna è Gianna! Io mi butto nelle cose, ho seguito il mio intuito. Poi però, ho capito che mi ero presa una grande responsabilità: Gianna è una perfezionista e si stava fidando di me e del mio modo di lavorare. L’ansia è svanita dopo la première, quando mi ha detto che si è ritrovata nel film e che le è piaciuto".

Quali sono state le sfide nel realizzarlo?

"È stata una sfida continua fin dall’inizio, a gennaio 2020, in pieno Covid. In primis, trovare lo sceneggiatore giusto, che doveva essere toscano. Ho scelto Cosimo Calamini e dopo poco ci ha raggiunti Donatella Diamanti. Abbiamo cercato di conoscere il più possibile di Gianna e ci siamo imbattuti in un’altra sfida: riuscire a racchiudere tutto in un film di 100 minuti. Ci siamo riusciti con un fil rouge molto importante, partendo dalle canzoni, da come le arriva l’ispirazione e da come la porta in musica. Ulteriore sfida, trovare l’attrice che potesse interpretarla. Dopo quasi un anno di casting è arrivato il provino di Letizia Toni. Quando Gianna ha visto quello finale, si è emozionata. Era lei l’interprete perfetta".

Oltre a quello artistico quali altri aspetti affronta il film?

"Ne tratta molti, la salute mentale, il rapporto con il padre, la droga, la fluidità, un aspetto che abbiano approcciato con delicatezza e discrezione. Sono tutti temi attuali, come le sue canzoni. Con questo film volevo che il pubblico si identificasse e vivesse le emozioni in diretta con i personaggi e vedendo le reazioni della platea alla prima, ho capito di esserci riuscita".

Cosa sogna per il film?

"Esce in contemporanea in 190 Paesi e il mio sogno, anche per Gianna, è che la sua musica venga scoperta dove mai sarebbe arrivata. Ne sarei felice, anche per orgoglio personale. In questo film ho dato molto di me stessa mettendo da parte il mio ego, ma è una storia che, anche se non avessi conosciuto Gianna, doveva essere raccontata".