Domenica 1 Settembre 2024

Inverno e malanni. C’è la vitamina D

di Marina Santin La chiamano la ’vitamina del sole’ e questo fa già capire perché l’inverno, per la vitamina D, sia...

Inverno e malanni. C’è la vitamina D

Inverno e malanni. C’è la vitamina D

di Marina Santin

La chiamano la ’vitamina del sole’ e questo fa già capire perché l’inverno, per la vitamina D, sia un periodo ’buio’. Sintetizzata dalla pelle per effetto dell’esposizione al sole (o meglio di raggi Uvb), è indispensabile per la salute e il benessere. Non solo infatti, regola il metabolismo del calcio preservando ossa e denti, ma interviene positivamente sul sistema immunitario e cardiovascolare, riduce l’incidenza di tumori, diabete e malattie cardiache ed è collegata a diverse patologie tra cui l’Alzheimer e la sclerosi multipla.

Inoltre, agisce come neuroprotettore e interviene nella sintesi della serotonina, l’ormone della felicità, contrastando ansia e depressione. Considerato che in autunno si può approfittare delle riserve accumulate durante l’estate è d’inverno che la carenza di vitamina D incombe. Che fare? La strategia migliore e anche più pratica, è non farsi intimorire dal freddo e uscire all’aria aperta, magari per una passeggiata, al primo raggio di sole.

Basta esporsi 10-20 minuti (di più nelle giornate nuvolose), nelle ore più calde, attorno a mezzogiorno, lasciando scoperti viso, braccia e mani (almeno il 25% del corpo sarebbe l’ideale). Da ricordare però che quando si è avanti con l’età la cute sintetizza meno vitamina D (fino a 7 volte) e che la pelle scura o olivastra contiene più melanina che agisce filtrando i raggi Uv. Attenzione anche alla località, in città l’inquinamento assorbe gli Uvb, mentre in montagna l’aria è tersa e il sole più intenso, di conseguenza la quantità sintetizzata sarà maggiore.

Quindi più si sale d’altitudine più si produce vitamina D. Restare in casa e approfittare di una finestra non vale, il vetro lascia passare solo il 15% dei raggi solari.

Anche l’alimentazione può essere di aiuto, tuttavia non è sufficiente per colmare la carenza di vitamina D. Premesso che è fondamentale far sì che fegato, reni e intestino svolgano al meglio la loro funzione perchè mediano l’attivazione della vitamina D, ci sono pochi alimenti che la contengono, principalmente di origine animale: i pesci grassi come salmone, sgombro e aringa, tonno, sardine, carne rossa, tuorlo d’uovo, olio di fegato di merluzzo, burro, formaggi grassi, fegato di bovino e i funghi, in particolare i porcini e lo shiitake. Per supplire a un’eventuale carenza, consigliati anche gli integratori.

Solitamente si utilizza il colecalciferolo (D3) che è lo stesso sintetizzato dall’organismo con l’esposizione solare in somministrazioni giornaliere settimanali o mensili, sotto forma di perle, gocce, compresse e, solo in casi particolari, in fiale iniettabili intramuscolo.