Roma, 3 novembre 2024 - Non è vero che l’inseminazione delle nuvole può essere legata alla devastante alluvione in Spagna, ha spiegato a Quotidiano.net Sandro Fuzzi, ricercatore del CNR.
Perché quella domanda torna ogni volta, da Valencia a Dubai, alla fine respinta dalla scienza. Con questa premessa lineare, la discussione però resta aperta sugli effetti in generale dell’ingegneria climatica. Anche l’Organizzazione mondiale della Meteorologia (OMM) ha creato un gruppo gruppo di lavoro per studiare queste tecniche e arrivare a darsi regole certe. Abbiamo chiesto chiarimenti a Bernardo Gozzini, direttore del laboratorio Lamma del Cnr.
La questione in 4 punti
L’ingegneria climatica è pericolosa?
“Più che altro - chiarisce lo scienziato - ad oggi non abbiamo la certezza che tecniche come quella del cloud seeding, funzionino. Quando la pioggia è arrivata davvero, non c’è mai stata la prova che senza l’inseminazione delle nuvole non ci sarebbe stata. Chiaro che l’uomo ha sempre voluto poter dominare il tempo. Che ha influenzato anche la storia e le grandi battaglie, da Napoleone allo sbarco in Normandia. Ma i risultati ottenuti finora sono deboli”.
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L’ingegneria climatica è anche questione politica?
“Prima di tutto è bene chiarire che non si fanno esperimenti tutti i giorni a tutte le ore anche perché sono costosi e complessi - è la premessa dello scienziato Cnr -. Gli interventi sono a spot. Chiaro, quello che faccio può avere degli effetti anche sul mio vicino. L’idea di poter gestire il tempo è un’ambizione di ogni nazione. E c’è sicuramente un problema economico. Russia e Cina fanno le Olimpiadi e vogliono che non piova mai, in quei giorni. A Pechino è successo ma il clima normale è quello quindi non sappiamo se l’effetto è stato provocato dal cloud seeding”. In linea teorica, conclude il ragionamento Gozzini, “il problema politico c’è se riesco a ottenere un cambiamento del meteo sulla mia testa e quindi posso provocare conseguenze anche sugli stati limitrofi”.
L’ambizione di cambiare rotta agli uragani
Ricorda il direttore del centro Lamma: “Gli Stati Uniti, che sono una potenza, hanno cercato addirittura di cambiare la rotta degli uragani. Ma, visto quello che sta succedendo, è chiaro che i risultati ottenuti non sono stati adeguati”. E come pensavano di arrivare a questo risultato incredibile? Per capirlo, dobbiamo fare un passo indietro. “Gli uragani - spiega il ricercatore - cominciano a formarsi al largo dell’Africa, attraversano l’oceano Atlantico dove trovano una temperatura superiore ai 27°. Ogni evento può arrivare a 400 chilometri di diametro. Per intervenire, dovrei raffreddare l’oceano, cosa impossibile. In alternativa, posso ridurre l’evaporazione. Gli americano hanno studiato la possibilità di mettere uno strato di olio sopra il mare per cercare di deviare la traiettoria degli uragani. Ma i fenomeni sono talmente estesi...“. Ufficialmente, gli Stati Uniti avrebbero rinunciato all’idea. Anche se, naturalmente, continuano a studiare questi eventi devastanti.
Ingegneria climatica e problemi etici
Il gruppo di studio dell’Omm, sottolinea lo scienziato, “non ha tanto l’obiettivo di mettere in guardia ma di capire a che punto siamo e se realmente ci può essere da parte di uno Stato la possibilità di ottenere i risultati tali da poter gestire il tempo. E soprattutto per dire: benissimo, se ci sono risultati positivi cominciamo a mettere delle regole. Che mancano perché finora mancano anche i risultati veri. In sintesi, il gruppo di lavoro si fa per studiare. Perché se c’è un paese che ottiene risultati può predominare sugli altri”.