Se di notte potete ancora ammirare il cielo stellato, dovete ritenervi davvero fortunati. Secondo una ricerca pubblicata su Science Advances, più dell'80% della popolazione mondiale non riesce a distinguere gli astri in modo nitido a causa dell'inquinamento luminoso. E nella classifica dedicata ai paesi più industrializzati (G20) l'Italia è il fanalino di coda: qui le luci artificiali non si spengono praticamente mai, trasformando la visione delle costellazioni in un privilegio riservato a poche persone.
COME HANNO FATTO
Il nuovo Atlante mondiale dell’inquinamento luminoso è stato realizzato da un team internazionale che vede in prima linea gli italiani dell'ISTIL (Istituto di scienza e tecnologia dell’inquinamento luminoso). I risultati della ricerca sono stati ottenuti grazie a software realizzato proprio dall'ISTIL, che ha incrociato le misurazioni del satellite Suomi National Polar-orbiting Partnership (Suomi NPP, sviluppato dalla Nasa) con migliaia di dati forniti da astronomi dilettanti sparsi per il mondo.
ADDIO STELLE
Lo studio evidenzia che il fenomeno dell'inquinamento luminoso coinvolge l'83% della popolazione globale e più del 99% delle persone che vivono in Europa e negli Stati Uniti. In particolare, la Via Lattea è inaccessibile agli occhi di oltre un terzo dell'umanità, con picchi di black out in Nord America (80%) e nel continente europeo (60%).
E LUCE FU
Tra le nazioni economicamente più sviluppate, l'Italia è quella messa peggio, seguita a ruota dalla Corea del Sud. Nel nostro paese il 77% degli individui deve fare i conti con lo "smog luminoso": in poche parole, 8 italiani su 10 vedono poco o nulla dello spettacolo offerto dalla volta celeste. In Europa, per trovare un cielo (abbastanza) buio bisogna spingersi a nord, in alcune zone di Svezia e Norvegia. La bassa densità demografica fa invece del Canada e dell'Australia i posti migliori del G20 in cui ammirare le stelle.
EFFETTI COLLATERALI
L'inquinamento luminoso non rappresenta un problema solo per gli astronomi, ma ha un potenziale impatto negativo sulla vita terrestre. Secondo la scienza può infatti sconvolgere il comportamento di svariate specie animali, inclusi gli insetti impollinatori. E anche la salute umana potrebbe risentirne, sebbene gli studi si siano per ora limitati soprattutto agli effetti deleteri di smartphone e tablet nel corso della notte.
Le luci provenienti dai device riducono infatti la produzione di melatonina, alterando così gli equilibri del sonno. Inoltre, stando a una recente indagine della Northwestern University dell'Illinois, le radiazioni blu emesse dagli schermi interferirebbe sul metabolismo, portando a un possibile aumento della massa grassa.