Venerdì 4 Ottobre 2024
MANUELA SANTACATTERINA
Magazine

Inganno, Teresa Ciabatti: “Bisogna avere consapevolezza della bellezza sfiorita”

La scrittrice è la firma, insieme a Eleonora Cimpanelli, Flaminia Gressi e Michela Straniero, della serie che debutterà il 9 ottobre su Netflix. Protagonisti Monica Guerritore e Giacomo Gianniotti

Set di "Inganno" con Monica Guerritore e Giacomo Gianniotti

Set di "Inganno" con Monica Guerritore e Giacomo Gianniotti

Roma, 4 ottobre 2024 – Si stupisce che le domande siano rivolte a lei e scoppia in una risata fragorosa, sincera. Una delle tante con le quali Teresa Ciabatti accompagna le sue risposte nel corso della presentazione di “Inganno”, serie Netflix diretta da Pappi Corsicato. La scrittrice de “La più amata” e “Sembrava bellezza” (Mondadori) è la firma dietro l’adattamento italiano dell’inglese “Gold Digger” di Marnie Dickens che debutterà il 9 ottobre sulla piattaforma. “Il mio merito è piccolissimo, ho partecipato soprattutto all’ideazione iniziale. Il grosso del lavoro lo hanno fatto le tre sceneggiatrici, Eleonora Cimpanelli, Flaminia Gressi e Michela Straniero. È importante sottolinearlo”, ci tiene a specificare Ciabatti.

“Inganno”, prodotta da Cattleya - parte di ITV Studios, vede protagonista Monica Guerritore nei panni di Gabriella, facoltosa proprietaria di un prestigioso hotel in Costiera Amalfitana. Neo sessantenne con un matrimonio fallito alle spalle e tre figli ormai grandi, la donna non crede che il futuro le riservi grandi sorprese. Almeno fino a quando non incontra Elia, un giovane uomo affascinante con il volto di Giacomo Gianniotti che esercita su di lei un fascino irresistibile, quanto ambiguo e spaventoso. Tra i due inizia una relazione che porterà Gabriella a riscoprirsi donna e a mettere in gioco tutto. Anche il rapporto con i figli e la loro eredità. “Mi interessava moltissimo raccontare una donna a quest’età”, confida la scrittrice quando le chiediamo cosa l’avesse attratta di una storia che contiene tematiche già toccate nei suoi romanzi. “Robert Musil ne L’uomo senza qualità; scrive: “Se esiste il senso della realtà, deve esistere il senso del possibile”. E un po’ Gabriella affronta questo senso del possibile.

Ricordo una pubblicità che, ogni volta che vedevo, mi faceva venire voglia di spaccare il televisore. Diceva che i 50 sono i nuovi 30. Ma non è vero. Bisogna avere consapevolezza della bellezza sfiorita, farcela amica. Passati i cinquant'anni uno si ritrova a fare una scoperta, come nell'adolescenza. Perché devi riscoprire chi sei, riprenderti una tua identità. Che non è quella che ti dicono gli altri. Sei una persona nuova e piano piano lo scopri. Non ci poteva esserci attrice migliore di Monica Guerritore a rappresentare tutto questo”. 

Una delle colonne narrative su cui poggia “Inganno” è quella del giudizio. Non solo quello che Gabriella teme una volta iniziata la sua relazione con un uomo molto più giovane di lei. Ma anche quello che attraversa tutti i personaggi. Dal figlio maggiore della protagonista con un segreto che fatica ad ammettere anche a se stesso o quello della figlia influencer (Dharma Mangia Woods) che deve sottostare alla dura legge dei like. Una realtà con la quale il pubblico potrà empatizzare. “Gabriella si libera di questo peso. È una conquista che fa durante la serie. Mentre i figli stanno molto più indietro di lei e cercano chi sono, la madre ci riesce prima. Sono ingabbiati nell'idea del giudizio del prossimo, che tante volte nemmeno c'è. È più una loro proiezione. Più disinibito in questo senso è Elia, un personaggio veramente ambiguo che in qualche modo usa lo sguardo degli altri e ci gioca tantissimo”.

“Ma non credo che sia una questione di famiglia borghese, quanto generazionale”, continua la scrittrice. “Anche con i social non è quanto ti condizionano, ma il fatto sorprendente che a te, guardandoli continuamente, viene posta di continuo attraverso le immagini una domanda: 'Chi sei?'. Ti mettono fretta su dove collocarti. Questo crea una confusione mostruosa e porta a un disagio, perché uno non ha più il tempo. Invece Gabriella, in questa fase di vita diversa, ha anche un'età in cui quel tempo se lo prende e conquista tutto così come l'indipendenza dallo sguardo degli altri. È una donna molto consapevole. Per fare quel ruolo serviva un grande talento ma anche una grandissima intelligenza. Perché è un personaggio che gioca molto sulle sfumature e su una conquista graduale”.

Pronta a debuttare su Netflix che conta più di 200 milioni di abbonati nel mondo, la serie thriller sentimentale raggiungerà un pubblico ampissimo. Ma quali sono gli spettatori che Teresa Ciabatti vorrebbe vedessero la serie? “Dico una cosa paradossale: le ragazzine”, dichiara la scrittrice. “Perché è un grande insegnamento. Le scoperte che fa Gabriella alla sua età corrispondono alla scoperta dell'adolescenza. Sono le stesse sensazioni, la stessa novità. Mi piacerebbe che mia figlia vedesse una donna così. Una donna che si prende quello che vuole. È un inganno o non è un inganno quello che vive? Ma chi se ne importa? È la coscienza di quello che vivi è ciò che conta di più. È una grande lezione di libertà che potrebbe essere loro utile”. “È l'idea di occupare spazio. Le donne se lo devono prendere”, chiosa la scrittrice parlando dell'autodeterminazione che guida la protagonista. “Penso sempre a Michela Murgia che arriva da un paesino, Cabras, e diventa Michela Murgia. Lei se l'è proprio preso il mondo”.