C’è di tutto. Un po’. Ma mancano le cose che meno ti aspetti, la musica che gira intorno allo streaming, quella delle band e degli artisti alternativi. Testimoni credibili. Un esempio: se nel presepe del festival metti al posto di Fiorella Mannoia e Loredana Bertè Marcella Bella non è la stessa cosa, con buona pace di Giuseppe, interpretato da Massimo Ranieri. Carlo Conti di artisti in gara ne porta trenta, come i famosi trentini che entrarono in tram, la metà interscambiabili con altrettanti colleghi. Al netto delle canzoni che non abbiamo ancora sentito. Poi se nel famoso presepe sostituisci Geolier con Rocco Hunt i conti, anche in quota Napoli, non tornano.
Ecco, mi sembra un cast che rispetta le quote di mercato, musicale, e di marketing, televisivo, ma con l’esperienza e la professionalità di chi può sempre dire: il festival di successo del nuovo millennio l’ho inventato io (poi l’ho passato ad Ama). Che però era più curioso, più talent scout, scuola Radio Deejay (lui Fiorello, Jova, Linus... e Cecchetto).
Di una cosa siamo sicuri, a differenza degli ultimi Festival si rafforza la quota rosa: sesso e talent con Gaia ed Elodie, sesso e fiction con Clara (ma sanno tutte cantare). E bum bum Rose Villain, l’amica americana. Noemi. Una brava fra jazz e musica popolare, Serena Brancale.
Tutto è meno indie, band e rock, diversamente rap e trap, tutto tendenzialmente pop. Lo è anche l’ultimo Brunori, come lo showman Achille Lauro. Anche Coma_Cose. Promettono canzoni d’autore Joan Thiele e Lucio Corsi. Poi c’è il gossip rap di Fedez e Tony Effe, ad alimentare i social. Non manca nulla, l’ex vincitore Gabbani e i più solidi ex talent, Irama e The Kolors, qui si può riprovare fino allo sfinimento del telespettatore. Anche i Modà. Non escludo il ritorno, anche di Cristicchi. E qui mi fermo, perché trenta sono troppi e di troppi non vedo, per ora, un perché. Forse basta il nome che piaceva a Ray Charles, Giorgia oh Giorgia (pensaci tu).