Bisogna tornare all’Esodo (capitolo 2, versetto 10) per capire il senso profondo del nome Mosè. "Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli divenne un figlio per lei ed ella lo chiamò Mosè, dicendo: Io l’ho tratto dalle acque".
Mosè, il salvato dalle acque, è anche colui che stende il suo bastone e il Mar Rosso viene separato in due, da Dio, permettendo così il passaggio e la fuga. L’acqua e le sacre scritture. Erri De Luca che da autodidatta ha studiato l’ebraico antico e che, da solo, ha tradotto almeno un paio di libri della Bibbia, ci guida con Cercatori d’acqua in un viaggio che affonda le sue radici nella Bibbia per trasmettere un messaggio universale: i popoli si spostano per ricercare fonti d’acqua, per soddisfare la propria sete o semplicemente per sopravvivere.
In questo viaggio composto da otto racconti c’è Mosè e il suo bastone di frassino che vibra "quando si passa sopra una sorgente". Ma ci sono pure i pozzi opera di intuito, braccia e manovalanza, d’ingegneria (anche meccanica) in estrema sintesi, per fare bere il popolo. Quella voce, non un’eco, udita al fianco del pozzo. "Nel silenzio perfetto della prima sera e dell’ultima luce – scrive De Luca nel racconto –, sentii dentro le orecchie, pure dall’interno, chiamare il nome mio nitidamente, due volte, ripetuto. Il nome mio:
come sapevo che quello era il mio? Eppure lo riconobbi, come da sempre avuto. Due sillabe: Mosè. “Eccomi“, dissi".
Eccomi, hinnèni in ebraico, idou in greco, che pronuncia anche Abramo. E Abramo ci riporta, anche attraverso uno degli otto racconti, a Be’er Sheva, la città dei pozzi, nel deserto del Negev. Il pozzo del giuramento, i sette pozzi che scaverà (e difenderà) suo figlio Isacco.
L’acqua come bene comune. Fonte di sostentamento di un popolo. Ci si muove per l’acqua, si combatte per l’acqua. Ha un valore materiale, reale, tangibile: anche se nasce da due atomi di idrogeno e uno di ossigeno che non hanno odore, sapore e colore. Ma la cui importanza è vitale. Tornando al libro di De Luca che attraverso i suoi otto racconti scava nella Bibbia, l’acqua compare sin da subito, sin dalla Creazione. Citata nel libro della Genesi: "Lo spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque". Acque alle quali darà presto ordini e confini. Il viaggio nel passato – e non solo nel sacro – rimane sempre l’elemento più utile per provare a capire il contemporaneo.
Matteo Massi