Domenica 9 Febbraio 2025
RICCARDO JANNELLO
Magazine

In Amazzonia, alla ricerca dell’ultimo indio

Erano un centinaio meno di un secolo fa, ora i Piripkura sono rimasti in tre. E il più giovane, l’unica garanzia di futuro, si nasconde nella foresta

In Amazzonia, alla ricerca dell’ultimo indio

Roma, 21 agosto 2023 – C’è una sola possibilità che gli indios Piripkura possano sopravvivere: ritrovare l’ultimo di loro che vive nella foresta. E convincerlo a procreare. In caso contrario l’Amazzonia perderà un’ennesima etnia, un pezzo della storia, controversa e politicamente delicata, del polmone verde della Terra.

Ma Tamandua, che pare abbia all’incirca 50 anni, sembra vivo ma svanito dal 2018. Oltre a lui ci sono i suoi zii: Pakyi, anziano e malandato che vive vicino a una delle caserme che l’esercito brasiliano ha dislocato per difendere gli indios, e Rita, la più civilizzata perché ha imparato il portoghese. Due figli lei li aveva fatti con un Karipuna, ma il fratello Pakyi li aveva sacrificati. Nonostante questo i due mantengono rapporti e Pakyi dorme sull’amaca abbracciando un gufo di pezza che la sorella gli ha regalato.

E poi c’è Tamandua, figura cruciale in una vicenda storica e sociale ben più grande di lui abituato com’è a vivere di caccia nella foresta. Un tempo i Piripkura popolavano il nord del Mato Grosso, poi gli eccidi: prima da chi negli anni Quaranta raccoglieva il caucciù per sostenere l’esercito brasiliano schierato con gli Alleati in Europa (soprattutto sulla nostra Linea Gotica), quindi il disboscamento selvaggio voluto dalla dittatura militare e infine gli ultimi attacchi (800 vittime in quattro anni) nonostante il governo Lula abbia adottato le tutele che Jair Bolsonaro aveva rimosso.

Le ricerche del Fondo per gli indigeni avevano segnalato fin dagli anni Ottanta la presenza dei tre sopravvissuti. Seguiti ma mai integrati, Tamandua e zio Pakyi, a differenza di zia Rita, hanno continuato a vivere nei loro habitat. La prima volta che il ricercatore Jair Candor ha visto Tamandua e Pakyi erano su un albero e stavano cercando del miele. Avevano trovato due amache e due machete. Candor si era appostato e li aveva fotografati. Nel tempo talvolta venivano di nuovo a contatto con la civiltà, ma mentre Pakyi ha accettato di vivere in un accampamento controllato, il nipote ha più volte fatto sparire le sue tracce.

Il primo incontro con i due avvenuto nel 1989 emoziona ancora Candor. "Tamandua – racconta – ha cominciato a tremare e ci ha fatto capire di non ucciderlo. Abbiamo vissuto con loro due settimane, ma non ci hanno spiegato bene dove fossero gli altri della tribù. Ci hanno detto che erano morti e poi che erano da qualche parte là fuori".

Candor aveva ufficialmente scoperto un nuovo popolo della cui storia un altro particolare glielo ha poi rivelato Rita. La donna ha saputo dai suoi antenati che un massacro aveva decimato anni prima il loro villaggio. "Uomini bianchi – raccontò la donna – hanno smembrato corpi, mutilato i genitali e lasciato vittime impalate su tronchi d’albero".

Nonostante questo i Piripkura non sono stati protetti: avrebbero diritto al loro territorio, ma Celso Penço, che fu un potente latifondista, si è sempre opposto: era lui che aveva fatto lavorare Rita fra il 1983 e il 1985, quando era fuggita dalla tribù dopo il massacro dei figli. Nell’azienda sarebbe stata bastonata e avrebbe subito soprusi sessuali. "Se vogliono la terra per questi due indiani – dice sprezzante Francisco, il figlio di Celso – ce la devono pagare almeno 40 milioni di dollari". Una lotta interminabile fra indios e conquistatori che va avanti da secoli. Tamandua, ad esempio, vedendo passare in cielo aerei che non sapeva cosa fossero li aveva identificati con gli spiriti maligni venuti a ucciderli. Ma con la modernità l’indigeno in fuga aveva dovuto rapportarsi quando gravemente malato, nel 2017, era stato portato con lo zio a San Paolo per un delicato intervento al cervello. Mentre Pakyi dormiva su un’amaca stesa fra due pareti dell’ospedale, Tamandua soffriva il trauma della città. "Voleva andarsene – ricorda un ufficiale federale che li accompagnava – , non capiva che stavano salvandogli la vita".

Dal ritorno in Mato Grosso Tamandua è sparito, mentre Pakyi si è in parte arreso accettando l’ospitalità del Funai. A giugno Candor è tornato sulle piste dell’indio e ha trovato impronte a trenta minuti di cammino dal primo avvistamento. Ma Tamandua non si è visto e questo per i Piripkura è una brutta notizia: se lui non procrea c’è l’estinzione. Solo un anno fa, il 23 agosto 2022, è stata messa la parola fine sui Tanaru dopo il ritrovamento in Rondonia del cadavere dell’“Indio della buca“ che da 26 anni non aveva contatti con esseri umani. Le tribù incontattate nel mondo sono un centinaio, l’80 per cento in Amazzonia. La loro sopravvivenza è sempre più difficile, ecco perché Tamandua potrebbe ancora dare un senso alla propria vita e a quella di tanti altri popoli. E segnare un Rinascimento per il Brasile.