Mercoledì 16 Aprile 2025
MARCO BUTICCHI
Libri

Impresa letteraria a conduzione familiare

Nuovo appuntamento con la rubrica di Marco Buticchi “Il profumo delle pagine”

Erano i miei miti e li leggevo con gli occhi pieni di sogni. Poi me li sono ritrovati colleghi e...

Erano i miei miti e li leggevo con gli occhi pieni di sogni. Poi me li sono ritrovati colleghi e...

Erano i miei miti e li leggevo con gli occhi pieni di sogni. Poi me li sono ritrovati colleghi e amici in un’avventura alla quale ancora ancora stento a credere. Sto parlando di mostri sacri della letteratura come Wilbur Smith, Clive Cussler, Donald Westlake, Luis Sepúlveda e molti altri che ho avuto la fortuna d’incontrare e frequentare. Cussler, ad esempio, era un collezionista di auto d’epoca e spesso si faceva ritrarre a bordo di un suo cimelio nella foto di quarta di copertina. "Ho un fotografo portentoso, Marco", mi disse un giorno. "Quando vieni a trovarmi a Telluride, te lo faccio conoscere. Chi ti fa le foto della quarta?" E io: "Mia figlia Beatrice che è brava a fare i ritratti". Un altro collega un giorno mi disse: "Ho trovato un disegnatore superbo in Inghilterra. Chi ti fa le illustrazioni nei tuoi romanzi?" E io: "Mia moglie Maria Consuelo".

La stessa domanda me la fecero per le ricerche, che ancora oggi amo fare personalmente perché ritengo sia la parte più divertente della stesura. Un giorno ricevetti una telefonata dall’ufficio diritti esteri della mia casa editrice: "Marco, Hollywood ha fatto un’offerta per opzionare i tuoi romanzi", mi disse la responsabile. E io: "Manda subito una bozza di contratto prima che ci ripensino!" Confesso che quella notte dormii poco o nulla. Qualche giorno più tardi, il produttore americano mi rispedì il contratto sostanzialmente modificato e, di fronte alle mie rimostranze, rispose: "Non ne ho colpa, Marco. Sono stati i miei avvocati di Los Angeles".

Prima di rispedirgli il contratto firmato, lo mandai a mia figlia Andrea – avvocato e ai tempi a Londra per specializzarsi in diritto d’autore e dell’arte – e le chiesi di cambiare tutto ciò che non le andava. Quando rimandai il contratto a Los Angeles, il produttore mi apostrofò: "Ma lo hai cambiato tutto!" E io: "Non ne ho colpa, sono stati i miei avvocati di Londra!"

Poi venne il Covid, il mondo cambiò, l’opzione giunse a scadenza e la svolta ‘americana’ rinviata a data da destinarsi. Ho tratto, però, un grande insegnamento da questa esperienza: vado fiero di questa piccola impresa familiare italiana che, all’arrivo di ogni creatura letteraria, si mobilita e si prende cura del nuovo nato. Ognuno conferisce quello che meglio sa fare, riuscendo a realizzare un ‘prodotto’ (termine che stona quando si parla di creazioni dell’ingegno) che non sfigura davanti alla ‘concorrenza’.

Per inciso l’italico neonato andrà a combattere in libreria con ‘ragazzi’ che si chiamano (o si chiamavano) Smith, Cussler, Follet, O’Brian. E riesce a cavarsela senza timori reverenziali, nonostante le foto di Bea, i disegni di Consuelo, i consigli legali di Andrea e la scrittura di un italiano che sognava a ’libri aperti’.