Roma, 2 gennaio 2024 – Almeno un adolescente su cento in Italia non riesce a fare meno del suo smartphone e vive perennemente collegato. Anche di questo abbiamo ragionato con i giovani musicisti de Il Volo, protagonisti di 15 anni di carriera strepitosa. Gli artisti vedono nel mondo digitale qualche rischio ma anche straordinarie opportunità. Anche il processo di produzione musicale, dicono, è diventato più accessibile e democratico.
Eppure. “Eppure una strada diversa è possibile”, dicono con fermezza tre giovani uomini su una terrazza che punta il mare di Sanremo. Sul tavolo un computer: pagine che scorrono. Parole parole parole e foto. I social come diario contemporaneo, finestra sul mondo, opportunità, ma anche trappola. Tre giovani uomini e una voce, quella de Il Volo, il gruppo dei record. Per dire ai ragazzini di oggi, ma anche a quelli di ieri, che “la strada della gentilezza, della sensibilità contro l’insensibilità, la scelta delle parole giuste e un uso buono della tecnologia sono possibili. Anzi, sono il primo proposito per il 2024 pieno di sorrisi”.
Cosa si aspetta Il Volo dal 2024? Prima sarete a Sanremo, poi un nuovo disco, i concerti all’Arena di Verona e un tour mondiale.
Ignazio Boschetto: “Ci aspettiamo un anno pieno di musica e speriamo di realizzare tutti i nostri obiettivi, ma anche molte sorprese”.
Piero Barone: “Sarà un anno di festa: nel 25 aprile 2024 arriviamo a 15 anni di carriera”.
Gianluca Ginoble: “Un buon proposito? L’unione fa la forza: raggiungere 15 anni di carriera oggi è davvero difficile. Sono anni in cui l’essere individualisti e l’egocentrismo prevalgono. Da noi non accade: insieme siamo più forti, questo è il messaggio che vogliamo trasmettere a tutti”.
Siete giovani e parlate ai giovani: cosa direste ai ragazzi della vostra età spesso accusati di avere poca voglia di lavorare o sacrificarsi? Balle o verità?
Piero: “Crediamo tanto nella forza individuale delle nuove generazioni. Più che dare consigli posso dire come abbiamo sempre cercato di affrontare questa professione: con tanta determinazione e responsabilità. Il lavoro va affrontato con grande disciplina. Oggi i giovani, a differenza ad esempio dei nostri genitori, hanno tanti mezzi a disposizione per sperimentare il successo”.
Gianluca: “Il successo è fare quello che ti rende felice, raggiungere la piena consapevolezza di sé. I grandi risultati si ottengono attraverso grandi sacrifici, niente arriva col minimo sforzo".
Piero ha parlato del digitale come di un’opportunità. O, invece, le nuove tecnologie sono un pericolo?
Ignazio: “Nella musica il fatto di avere un così forte avanzamento tecnologico aiuta tutti e ha democratizzato ad esempio i processi di produzione. Poi, il sapore dell’analogico è diverso dal digitale: ci sono pro e contro, mai perdere il tocco umano".
Piero: “Come per tutte le cose che non si conoscono, bisogna avere paura, una paura sana, ma non spaventarsi. Bisogna approfittare del lato positivo delle tecnologie. Ma non perdere il controllo”.
Gianluca: “Una cosa sono le tecnologie. Un’altra sono le intenzioni delle persone. Quelle rendono l’oggetto pericoloso”.
Inevitabile venire ai social. Voi come li usate? E vi piace come li vedete usare?
Gianluca: “Per alcuni artisti l’apparenza e l’estetica a volte sembrano più importanti della musica. Ben venga l’estetica, ma educhiamo i giovani ad alimentare e coltivare cultura e sensibilità intellettuale”.
Ignazio: “Io li uso in modo istituzionale, non mi piacciono molto, ma non posso far finta che non siano utili”.
Piero: “Per il ruolo che ricopriamo, abbiamo la forza di dire ciò che pensiamo e il dovere di amplificare alcuni messaggi. I social li puoi usare bene se hai qualcosa da dire. Lo devi fare".
La cronaca amplifica questa urgenza: il 2023 è stato segnato da guerre, violenze, femminicidi. Comunicare diventa fondamentale.
Piero: “Ogni anno pensiamo ai buoni propositi, parliamo e riparliamo. Nel 2024 invece mettiamoli in atto: ognuno di noi ha il potere di cambiare il mondo. Per ciò che mi riguarda, la promessa che mi faccio è coltivare la gentilezza, aiutando il prossimo e non dando spazio alla rabbia. La gentilezza, vista come un lavoro costante, può migliorare il mondo".
Ignazio: "Ci sono persone cattive, altre non cattive ma influenzate da un’abitudine. Il mio buon proposito, già avviato, è sradicare le abitudini, anche nel parlare di certi temi. Spesso in modo futile non pensiamo a quello che stiamo dicendo realmente. Quello che per me può essere uno scherzo, per altri può essere una ferita o una pugnalata”.
Gianluca: “La parola è un’arma a doppio taglio. Dobbiamo trasmettere una nuova sensibilità, dare messaggi positivi, sensibilizzare gli insensibili. È una missione dura e difficile, ma bisogna colpire come lo scalpello sulla pietra”.
E come si può fare?
Piero: “Darei un consiglio: andate a vedere il film di Paola Cortellesi, il finale ti spiazza. Ti obbliga a riflettere. Poi è una regista donna”.
Ignazio: “Io spero si perda lo stupore per questo. Donna, uomo, conta il talento. Spero che passi lo stereotipo dello “stupirsi“ e tutti condannino la piaga delle violenze”.
Social e commenti: siete mai stati feriti? E cosa direste a chi subisce certe violenze anche solo verbali?
Ignazio: “Io ho subito molto sui social e del cyberbullismo si parla ancora troppo poco. Oggi già a 11-12 anni si ha il telefonino e si sta sui social: sono vere e proprie armi se non usate con giudizio. Io e persone vicine a me abbiamo ricevuto minacce pesanti. Il problema è che ho scoperto che erano dei ragazzini. I social sono bellissimi, io li uso per scoprire il mondo. Non buttiamo via questa opportunità”.
Gianluca: “Quando decidi di fare questa professione devi prenderti tutto, accettare solo i complimenti è immaturità emotiva. Diverso sono gli insulti e le minacce. Non puoi controllare ciò che è all’esterno di te, dunque rinforza te stesso e sensibilizza gli altri".
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