Sabato 29 Giugno 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

Il sogno di Rubin. Rock e danze al chiaro di luna

Il Festival of the Sun del produttore e mecenate. Viavai di stelle internazionali a Casole d’Elsa. .

Il sogno di Rubin. Rock e danze al chiaro di luna

Il sogno di Rubin. Rock e danze al chiaro di luna

CASOLE D’ELSA (Siena)

Respira questa libertà. Se nella vita delle persone la felicità sgattaiola spesso attraverso porte che non ricordavano d’aver lasciato aperte, quella del Festival of the Sun insediato lo scorso fine settimana dal demiurgo del rock americano Rick Rubin sotto la luna (piena) di Casole d’Elsa si portava dietro l’eco di happening lontani, di parole che crepitavano tra le labbra delle celebrità materializzate come d’incanto nel viavai del pigro borgo antico per rispondere al richiamo del Grande Incantatore.

Il mitologico produttore di Californication e della Walk this way formato Run Dmc sempre pronto a scuotere testa e venerato barbone al ritmo delle canzoni dei tanti amici calati a rendergli omaggio tra le dolci colline della campagna senese riarse dal sole. Gente come James Blake o i Gossip di Beth Ditto, come Jovanotti, nuovamente sulle gambe e una smania grossa così di tornare a far ballare la sua tribù, e il re dell’ecstatic dance Cosmo Gonik.

Aperta dal kirtan di Krishna Das, stella del mantra devozionale induista nata a Long Island, questo primo omaggio di Rubin alla comunità che l’ha accolto nella frazione di Cotorniano, dove dal 2019 possiede un rustico di cinquemila metri quadrati dell’XI secolo acquistato nel 2019 con annessa tenuta di trecento ettari, è volato in molteplici direzioni, passando dalla musica alla spiritualità, dalle danze estatiche alle criptovalute di cui ha parlato il fondatore di Twitter, Jack Dorsey, nel talk Tech and Freedom.

Anticipazioni cinematografiche fino a notte fonda come il film su Nick Cave This much I know to be true presentato dal regista Andrew Dominik, ma anche Faya Dayi di Jessica Beshir, Aftersun dell’esordiente Charlotte Wells, Pino o il road movie dei fratelli Ross Gasoline Raimbow. Anche se il tarocco del Sole di questa prima edizione il sessantunenne Frederick “Rick” Jay Rubin l’ha pescato dal mazzo con l’esibizione degli Arcade Fire, o meglio, di due colonne della band canadese quali Win Butler e Régine Chassagne, visto che la formazione al completo si esibirà solo a Milano il 2 luglio.

In un’afa africana Régine è entrata in scena davanti all’altare della Chiesa della Collegiata di Santa Maria Assunta tra le suggestioni di Pie Jesu Domine, mentre il Win ha poi preso tutti alle spalle raggiungendola dal fondo della navata intonando senza microfono di My body is a cage. Momento che per molti è valso da solo il Festival, anche se poi la performance è cresciuta d’intenzioni e di volume fino a diventare una rutilante celebrazione pop forse eccessiva per una chiesa consacrata.

Più consona la cornice scelta per il finale dell’esibizione, passata tra balli e tribalismi dall’interno della chiesa al piccolo palco allestito in Piazza della Libertà presidiato fin dal pomeriggio da un migliaio di fans placati nell’attesa da un set breve ed estemporaneo di Jovanotti. Avrebbe potuto esserci pure Gianna Nannini, invitata da Rubin, ma trattenuta da un impegno in Svizzera. Appuntamento magari rimandato solo alla prossima estate e al prossimo solstizio.