Giovedì 21 Novembre 2024
GIOVANNI SERAFINI
Magazine

Il senso del classico. "Enea è la resistenza, Ulisse l’avventura. E ai giovani piacciono"

La scrittrice Andrea Marcolongo: il fascino degli eroi è immortale. "Il greco è una lingua libera, una palestra di esercizio democratico. Servono radici solide per resistere alle prove del mondo attuale"

Marcolongo al tempio di Poseidone a Capo Sounion, in Grecia

Marcolongo al tempio di Poseidone a Capo Sounion, in Grecia

Parigi, 27 febbraio 2023 - "Perché questa passione improvvisa dei giovani per la cultura antica? Non saprei dirlo. Forse li affascina il mito degli eroi. Forse il mondo di oggi non piace loro. C’è quasi una forma di nostalgia del passato. Lo diceva già Virginia Woolf un secolo fa: si torna al greco e al latino quando si è stanchi della vaghezza della nostra epoca". Oggi la più famosa ambasciatrice di quelle civiltà scomparse è proprio lei, Andrea Marcolongo, autrice di libri che hanno tracciato il solco di una nuova moda.

Nata a Crema il 17 gennaio 1987 da una famiglia toscana di San Casciano, a 36 anni Andrea ha già fatto quasi tutto: ha battuto il record delle vendite con libri tradotti in 28 lingue, ha vissuto in diverse città d’Europa fra cui Sarajevo e adesso Parigi, ha vinto una quantità di premi letterari, è stata perfino eletta vicepresidente degli Scrittori della Marina, associazione francese affiliata al Ministère des Armées.

Una forza della natura, una trascinatrice che incanta le folle studentesche di mezza Europa in occasione di conferenze in dimenticabili. È successo anche alla Cité Universitaire di Parigi, l’altro giorno, dove ha presentato il suo penultimo libro, La lezione di Enea, pubblicato nel 2020 da Laterza. Il primo, La lingua geniale, 9 ragioni per amare il greco, pubblicato nel 2016 in Italia da Laterza e nel 2018 in Francia da Les Belles Lettres, è stato per mesi in testa alle classifiche. Idem per le altre opere: La misura eroica, il mito degli Argonauti e il coraggio che spinge gli uomini ad amare (2018, Mondadori), Alla fonte delle parole: 99 parole che raccontano di noi (2019, Mondadori), De arte gymnastica. Da Maratona ad Atene con le ali ai piedi (Laterza, 2022).

È vero che in una pagina del suo vocabolario Rocci, che tutti gli studenti del liceo classico conoscono, scrisse un giorno che il greco faceva schifo?

"Fu una crisi di adolescenza, un atto di ribellione che in realtà diede inizio alla mia storia d’amore con il greco. Una storia che non si è più fermata".

Che cosa pensa quando vede tanti giovani che fanno la fila per ascoltarla?

"Ogni volta resto sbalordita. Mi chiedo come mai vengono qui a sentir parlare di mitologia invece di esser fuori a prendere l’aperitivo".

Già, come mai? Vanno alla ricerca delle loro radici culturali?

"No, non direi, e comunque non si tratta solo di questo. In una società molto superficiale come quella attuale, in cui tutto deve essere facile e velocissimo, la cultura classica è qualcosa che ha fondamenta solide, rassicuranti. Ecco, direi che sentono la nostalgia di quella postura culturale, che permette di resistere a molte prove".

Lo studio del greco e del latino ci rende migliori?

"Ne sono profondamente convinta. La cultura classica contribuisce a sviluppare un’attitudine a vivere, ad amare, a sentire il gusto dello sforzo, a scegliere e ad assumere la responsabilità dei successi e dei fallimenti".

Da questo punto di vista, che differenza c’è fra il latino e il greco?

"Il greco è grammaticalmente una lingua liberissima, fatta di eccezioni e irregolarità, a differenza dal latino che è una lingua più regolare. Il greco è imprevedibile. Chi capisce la matematica capisce anche il latino, ma non necessariamente il greco, che è una lingua che non si lascia domare facilmente. Chi si avvicina ai classici greci si rende conto che non può pretendere di averne subito il controllo: bisogna essere umili, conquistare una parola dopo l’altra. Per me il greco è una grande palestra di esercizio democratico: poiché sono poche le regole cui possiamo aggrapparci, dobbiamo essere noi ad organizzarci e a essere forti. È una grande lezione per noi che viviamo in un mondo in cui si crede di conoscere e possedere tutto".

Esiste un eroe moderno, un nuovo Achille, un nuovo Ulisse, un nuovo Enea?

"Ho l’impressione che oggi si cerchino soprattutto dei super-eroi. Gli eroi antichi sono dominati dall’ossessione di trasmettere agli altri una verità. Non mi sembra che sia la logica contemporanea, in cui tutto si brucia nel presente".

Fra i tre grandi eroi dell’antichità, chi le è più simpatico?

"Dipende. Quando le cose vanno male preferisco Enea perché mi motiva a resistere. Quando le cose vanno bene oscillo invece fra le grandi passioni di Achille e le grandi avventure di Ulisse".

Può citarmi il nome di una donna eroica?

"Antigone, senza dubbio. È un grande esempio di presa di coscienza politica e di scelta fra le leggi dell’etica e quelle dello Stato. Il fatto che Sofocle abbia deciso che dovesse essere una donna a sfidare questo dilemma è davvero significativo".