Sabato 27 Luglio 2024
BEATRICE BERTUCCIOLI
Magazine

"Il romanzo sociale oggi? In Italia è il giallo"

Gaetano Savatteri e la terza stagione di “Màkari“, su Raiuno: "Chi scrive i polizieschi non vince né il Nobel né lo Strega. Ma basta pregiudizi"

"Il romanzo sociale oggi? In Italia è il giallo"

"Il romanzo sociale oggi? In Italia è il giallo"

Basta gialli. All’inizio della terza stagione di Màkari, il protagonista Saverio Lamanna, scrittore di professione, investigatore per indole, sta elaborando un romanzo sull’apocalisse. Perché, certo, tutti i libri polizieschi l’hanno reso popolare ma, come dice ironicamente, non gli faranno vincere il Nobel. E neanche il premio Strega, come sa bene anche Gaetano Savatteri, autore dei romanzi da cui è tratta la serie di grande successo, con Claudio Gioè protagonista e ambientata in una Sicilia di abbacinante bellezza.

"C’è stato un pregiudizio nei confronti del giallo, tanto che per far accettare un libro come Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia, è stato necessario dire che non era un poliziesco, sebbene lo fosse. Ma oggi – afferma Savatteri che nel primo episodio rivendica, garbato ma deciso, il valore di questo genere – il giallo è stato rivalutato in tutta Europa ed è il romanzo sociale di oggi. Credo che fra molti anni, chi vorrà capire com’era l’Italia del 2024, non dovrà leggere un saggio ma un giallo". Accanto a Gioè, palermitano come il suo personaggio, anche nelle nuove quattro puntate in onda in prima serata su Raiuno da domenica, il fedele amico Peppe Piccionello (Domenico Centamore) e la fidanzata Suleima (Ester Pantano). Oltre a loro, due nuovi personaggi, Giulio e Michela (Eugenio Franceschi e Serena Iansiti), destinati a far vacillare a colpi di gelosia l’intesa tra Saverio e Suleima. Alla regia, Monica Vullo e Riccardo Mosca subentrano a Michele Soavi.

"Il poliziesco è una chiave per parlare della realtà, per raccontare il paese con i suoi tipi e le sue speranze", sostiene il produttore Carlo Degli Esposti che con la Palomar ha dato vita, tra l’altro, a tutta la saga di Montalbano. "Uno degli ingredienti principali di questa serie è sicuramente la leggerezza, per nulla facile da ottenere. Si raggiunge soltanto con molto lavoro – afferma Gioè – e grazie alla scrittura, fondamentale. Savatteri ha trovato una chiave per raccontare con ironia, con umorismo tipico nostro siciliano, una Sicilia che cerca di togliersi di dosso un po’ di stereotipi, anche letterari, che ci sono stati affibbiati negli anni. E lo fa senza rinnegarli, ma usandoli per proporre una Sicilia contemporanea, pronta ad affrontare le sfide del futuro".

Racconta Savatteri: "Negli anni Cinquanta, un grande fotografo siciliano, quando andava a fotografare un morto ammazzato in campagna, volendo vendere queste foto ai giornali del nord, per non sentirsi dire che non si capiva che era in Sicilia, portava sempre con sé, conservata nel bagagliaio dell’auto, una pala di fichi d’india. Quando arrivava sul posto, la metteva accanto al cadavere e scattava la foto. Così, finalmente, e come se tutti in Sicilia andassero a morire accanto ai fichi d’india, era un morto siciliano. Quella raccontata nei miei romanzi e nella serie, è una Sicilia senza pale di fichi d’india. Un pezzo d’Italia, vista e girata in Sicilia".

Una Sicilia di straordinaria bellezza: non solo Màkari, luogo reale e non inventato come la Vigata di Montalbano, e Palermo e Mazzara. Ma ancora Scopello e Favignana, con i suoi blu intensi "come forse soltanto nei quadri di Van Gogh", dice Riccardo Mosca. E Gibellina, divisa tra antico e nuovo, con il vecchio centro distrutto dal terremoto del ‘68, trasformato nel ‘Cretto di Burri’.