Come in un’opera di Wagner, il vascello di Mina esce dalle nebbie di un passato che non passa e approda con tutta la sua possenza al Teatro della Triennale, dove ieri il nuovo album Gassa d’amante – in uscita venerdì – ha preso voce, suono e sentimento nella cornice della Milano Music Week. E quel viso con fattezze da polena messo in copertina dal fido Mauro Balletti punta verso l’orizzonte di nove nuove canzoni, più la rivisitazione di quella Non smetto di aspettarti già inserita da Fabio Concato in una sua fortunata antologia.
La gassa d’amante è, nell’attrezzatura navale, un nodo che lega ma non strozza. "È uno dei pochi album di Mina con copertina attinente al titolo" spiega Massimiliano Pani nei panni di ambasciatore materno e produttore del prezioso manufatto, oltre che autore con Samuele Cerri di uno dei nuovi brani, Dispersa. "L’ennesima mutazione grafica di Mina, che in passato è stata di tutto, aliena, paperina, scimmia, culturista, e qui si reinventa prora di nave giocando sulla similitudine tra il nodo marinaro del titolo e la silhouette di due amanti abbracciati".
Fra gli inediti ci sono pure È così che funziona di Alberto Anelli (l’autore de L’importante è finire), Buttalo via di Francesco Gabbani e Senza farmi male di Elisa. "Quel mio demo è rimasto in un suo cassetto per vent’anni" dice miss Toffoli. "Solo ora ha trovato la luce, ma Mina è così immensa da racchiudere nella sua voce ogni età di donna. Ho sentito in queste note quell’aria pura di bambina, quella chiarezza nel timbro e quella trasparenza nel tono che in ogni istante scopre l’anima. Per me è sempre stata il punto di riferimento vocale più importante della nostra musica, insieme a Battisti è l’artista italiana che ho ascoltato di più da bambina e nella mia adolescenza, quindi, mi ha formata e influenzata molto. Sentirla cantare una mia canzone – continua Elisa – è un regalo della vita che realizza un sogno bellissimo; mi dà un vortice di emozioni e mi lascia una profonda gratitudine e un senso di meraviglia e stupore per come sia successo. E la storia un po’ magica e misteriosa di questa canzone rende tutto ancora più unico".
Ma in Gassa d’amante accanto ad autori di esperienza, ce ne sono altri assolutamente nuovi quali Luca “Lumi” Tudisca o Roberto Casu scelti come al solito a insindacabile giudizio della Signora, il direttore artistico più forte d’Italia "visto che sono sessant’anni che sceglie i pezzi giusti" ammette il Figlio. "Prima ci arrivavano per posta 3-4mila provini l’anno, mentre ora sul sito minamazzini.it tutti possono caricarseli da soli. Mina ascolta tutto, ogni giorno, con grande metodo". D’altronde poi li deve cantare lei. "L’interprete è altra cosa rispetto al cantante" sottolinea Massimiliano. "Il cantante può avere un grande strumento, una grande voce, una grande qualità tecnica, poi, però, ci vanno lacrime, sangue, cuore, anima, dolore, sorrisi. E quelli li mette l’interprete".
Non per niente – nonostante non compaia in tv dal ’74 e sulle scene dal ’78, e men che meno sia presente sui social – Mina rimane la terza donna italiana più ascoltata su Spotify con Annalisa ed Elodie. E i suoi 84 anni sono poco più di un dettaglio. D’altronde, se il sogno proibito del novanta per cento dei giovani artisti è un duetto con lei o con Vasco, un motivo ci sarà. "Ci sono artisti che rappresentano un immaginario per gli stessi compositori che la considerano ‘“avanti“ così come Rossi, due simboli di libertà" ammette Pani.
E continua: "Mina s’è stancata da tempo del suo personaggio e quando incrocia un tributo in tv cambia canale, annoiata, esclamando “Ussignur“ (“oh Signore“) in cremonese. Lei non vuole essere celebrata: è una musicista, un’intellettuale, una donna molto ironica e intelligente, ha abbandonato il personaggio Mina perché la persona è più forte del personaggio. Tanti artisti sono legati al loro personaggio ma Mina sta benissimo da sola con se stessa, con quella ragazza di Cremona che non si preoccupa se la dimenticheranno, poi se qualcuno la ama... la ama nonostante questo".