Martedì 16 Luglio 2024
ROBERTO DAVIDE
Magazine

Il re Frank Miller: "Io sono i miei 300 eroi"

Il maestro del fumetto americano si racconta a Lucca Comics & Games: "Tutto cominciò al cinema, da piccolo, guardando un film"

Il re Frank Miller: "Io sono i miei 300 eroi"

Il re Frank Miller: "Io sono i miei 300 eroi"

Papini

"Quando nel 1964 ho visto al cinema L’eroe di Sparta (The 300 Spartans), sono rimasto folgorato perché era la prima volta in cui vedevo morire gli eroi. Questo ha cambiato l’approccio alle storie e a come volevo raccontarle". Il drammatico racconto cinematografico dell’eroica resistenza fino alla morte (in senso letterale) degli spartani contro i persiani alle Termopili ha segnato la creatività del piccolo Frank Miller (classe 1957) destinato a diventare uno dei più grandi talenti artistici della storia del fumetto. In un Teatro del Giglio stracolmo, l’incontro con il pubblico durante Lucca Comics & Games (che vede le testate del gruppo QN - La Nazione - Il Giorno - il Resto del Carlino - Luce! come media partner) nasce proprio per celebrare i 25 anni dall’uscita di 300, il fumetto di Miller dedicato alla battaglia delle Termopili e poi diventato un film che sarà riproposto stasera alle 18.30 al cinema Astra di Lucca alla presenza dello stesso fumettista.

Insieme a lui sul palco un talento di casa, il lucchese Simone Bianchi, conosciuto in tutto il mondo per i suoi lavori nell’ambito del fumetto americano e che ha appena realizzato le copertine celebrative dei 60 anni di X-Men e Avengers. Un incontro che, tra l’altro, arriva all’indomani della proclamazione di Miller come “Maestro del fumetto“ da parte del festival lucchese.

Miller, quel film fu una rivelazione...

"Sì, andai a vederlo tante volte, poi un giorno ci andai con mio padre e mio fratello che non aveva ancora visto il film. Alla fine mio fratello si girò verso mio padre e gli chiese: “Babbo, ma sono tutti morti?“. E lui rispose: “Temo di sì“".

Cosa capì da quel film in poi?

"Ho capito che l’eroe non è come un calciatore che fa la cosa giusta a tutti i costi".

Com’è stato impostato il lavoro per realizzare 300?

"Per prima cosa dovevo decidere come presentare questa storia. La vicenda dura tre giorni. Ma il clou avveniva prima e dopo quei tre giorni. Poi ho dovuto cambiare il punto di vista della narrazione".

In che senso?

"Mi sono reso conto di non avere di fronte un eroe, ma 300 eroi che andavano visti da un punto di vista collettivo. Non c’era un “io“, ma un “noi“".

Anche per questo ha scelto un formato inusuale come quello orizzontale?

"La scelta è stata inizialmente per le battaglie sulla terraferma, per dare l’idea di quanti numeri fossero in scena, quanto grandi fossero i due eserciti, soprattutto quello persiano, con dettagli, armi, costumi. Poi c’era questo bellissimo panorama greco sullo sfondo. Ho voluto sin da subito il formato orizzontale. Ho un approccio molto strutturale all’arte, immagino le storie anche come oggetti, sapendo da principio come si presenteranno alla fine. D’altronde, se costruisci un’auto non la costruisci in verticale".

Chi sono gli autori che l’hanno ispirata?

"Per me è stata molto importante l’apertura a New York del negozio di fumetti “Forbidden Planet“. Così ho conosciuto artisti come Moebius, Milo Manara, Alberto Breccia, Hugo Pratt, Muñoz, Battaglia. Ho capito che c’è un impatto emotivo nei fumetti, che posso mettere a nudo molte più emozioni con le mie storie. In particolare pensando a Muñoz, al suo tratto coraggioso".

Cosa pensa dell’intelligenza artificiale, in generale e soprattutto nel suo lavoro?

"Non è che ci pensi molto. Può essere interessante se facilita certe operazioni, ma non può disegnare, non può creare una storia e non può parlare come un uomo, le mancano i difetti, i particolari e le stranezze che ci rendono umani. Comunque non sono particolarmente interessato a cose che possano sostituire qualcuno come me".

E dell’uso del digitale nel fumetto?

"Credo che ognuno debba scegliere il metodo con cui si esprime meglio. Contano le storie, ma certo c’è una dignità nel libro che va conservata, una comodità “fisica” nel fruirlo, nel portarselo appresso, puoi leggerlo accovacciato sul divano. Si annulla quella distanza che, ad esempio, i film impongono. Il cinema, d’altronde, è più potente, ma non ci sono media migliori degli altri: cinema e fumetti non sono genitori e figli, ma fratelli".