Sono pochi i comici che possono vantare 37 anni di carriera. Di solito escogitano uno o due personaggi divertenti, poi lo stoppino della creatività si affievolisce e muore. Tra i pochissimi che grazie al talento veleggiano a lungo c’è Nino Frassica, che l’11 dicembe, questo venerdì, compie 70 anni. Aveva esordito nel 1983 nel film di Arbore FFSS Che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene? ma è del 1985 la rivelazione tv, su Raidue, con l’indimenticabile Quelli della notte, nelle vesti di don Antonino da Scasazza, per passare attraverso i portoni del trionfo con "il bravo presentatore" di Indietro tutta! fino ai giorni nostri, con l’ambo vincente di Che tempo che fa (le gag con Fabio Fazio), e Don Matteo, la fiction con Terence Hill, già 12 stagioni.
Settant’anni, davvero?
"Gira questa voce. Fisicamente li sento tutti, mentalmente sono un quindicenne. Anche se sono già un pensionato penso di avere ancora molto da imparare dagli altri, di non sapere niente, mi sembra che questo compleanno a cifra tonda riguardi qualcun altro". Mentre Renzo Arbore motteggia: "È un bluff, la verità prima o poi verrà fuori: Nino di anni in realtà ne ha 50, si è inventato questa storia solo per farsi pubblicità".
Frassica è un esemplare anomalo della comicità italiana: nato a Messina, esplicitamente dichiara che i suoi modelli di riferimento sono Cochi e Renato, campioni dell’umorismo surreale e grottesco, così tipicamente settentrionale...
"A me piaceva la comicità del Nord, Cochi e Renato, Villaggio, Andreasi. La comicità nuova arrivava da Milano. Così ancora oggi. La mia è una comicità surreale, ma deve essere come il pesce fresco, la mangi subito, non una minestra riscaldata. Ho sempre pensato che fare del qualunquismo non mi andava e ho preferito il surrealismo, il nonsense. E poi se devi fare satira devi sempre essere informato, devi leggere e studiare...".
Dove e come nacque la sua comicità?
"Al bar di provincia, a Galati Marina. La provincia crea goliardia, ci conosciamo tutti e ci annoiamo, quindi per vincere la noia scatta lo scherzo, la presa per i fondelli. A quel tempo ero disoccupato, non facevo i concorsi per paura di vincerli, non studiavo – ero stato bocciato due volte – passavo le ore al bar. L’unico svago era il film della domenica, in paese c’era un solo cinema. Non andavamo a vedere un film preciso, ma qualunque cosa venisse proiettata, e talvolta prendevo delle fregature, come i film di guerra e quelli d’amore, che mi annoiavano".
Ricordi di "Quelli della notte"...
"Non ero una spalla, e nemmeno gli altri. Eravamo tanti protagonisti, anche se magari per pochi minuti".
Ha attraversato molte stagioni tv, ma col suo umorismo senza tempo è riuscito a sopravvivere a infinite rivoluzioni, un successo dopo l’altro, fino a quello cosmico di “Don Matteo”. Dovrebbe essere un giallo, però riesce a sterzarlo verso un’elegante commedia.
"Dell’intrigo non capisco niente, anche dopo che la puntata è andata in onda per me resta un mistero. Per fortuna c’è un segretario di edizione al quale, quando arrivo sul set, chiedo: ma questo è cattivo? Che rapporti ho con lui? Lo tengo a distanza? Invece adoro la parte di commedia, mentre la quota rosa proprio non mi piace, neanche da spettatore la vedrei. I dialoghi li cambio quasi sempre. Vengono scritti in un linguaggio burocratico freddo, io li adatto a quello parlato. Il mio maresciallo è così vero che a volte, quando sto tornando in albergo per riposarmi, con ancora addosso la divisa, gli stranieri mi fermano per strada per chiedermi qualche indicazione".
Nell’immediato futuro un libro di prossima uscita, un film in lavorazione, "una fiction Mediaset, I fratelli Caputo, in cui sono il fratellastro di Cesare Bocci e facciamo venire in mente “I fratelli Caponi” di Totò e Peppino". Ad aprile di nuovo sul set di Don Matteo e ancora, il progetto "di una sitcom tutta mia che mescoli cabaret, varietà e abbia la forma di una fiction". Forse, la partecipazione allo show di Capodanno di Raiuno, con Amadeus.
Nino Frassica, avanti tutta così.