
Uno dei dipinti di Carlo Levi realizzati ad Alassio e in mostra a Roma: Pesci rossi (Giorgio Jona alla vasca dei pesci)
Rammenti Carlo Levi e pensi ad Aliano, a quell’intellettuale torinese, militante antifascista, costretto a lunghi mesi di confino – fra 1935 e 1936 – in un remoto paesino di montagna nella remotissima Lucania. Un luogo che per l’esiliato divenne una straordinaria fonte di creatività espressiva: nei quadri, nel romanzo più celebre – Cristo si è fermato a Eboli, uscito nel 1945 – e in una lunga coda di memorie, articoli, pensieri, poesie. Aliano come luogo del cuore e dell’immaginazione. Ebbene, Carlo Levi ebbe in realtà un altro luogo d’elezione, altrettanto importante e significativo. Era Alassio, la cittadina ligure frequentata fin da ragazzo: il padre Ercole vi aveva comprato negli anni Venti una villa, affacciata sul mare e circondata da un giardino che potremmo definire magico. Levi non smise mai di frequentare Alassio, e si impegnò sempre a difenderla, specie negli anni Sessanta e Settanta (anche dal seggio parlamentare), quando il turismo di massa e la cementificazione prima la minacciarono e poi la travolsero.
Basta il brano di una lettera di Carlo a Linuccia Saba del 26 settembre 1961 per comprendere perché la Fondazione Carlo Levi abbia voluto organizzare una mostra intitolata “Il giardino perduto di Carlo Levi” con quattordici opere dipinte nella cittadina rivierasca (fino al 30 maggio nella sede romana della Fondazione). "Che incanto!", scriveva dunque Carlo alla sua Linuccia. "La notte è una meraviglia di silenziosi rumori, di uccelli notturni, di brezza nelle fronde, e lontano uggiolare di cani; e la luna rende misterioso e immenso quel mio spazio di pochi metri nella pineta, dove dipingo, e dove ogni ramo e ogni tronco mi sono amici e conosciuti".
E ancora, in una lettera dell’anno dopo, riportata come la precedente da Luca Beltrami nel saggio che apre il catalogo della mostra (Effigi edizioni): "Le giornate passano in un baleno, perché, preso da una sorta di frenesia pittorica, dipingo mattina e sera. Con oggi ho già fatto 25 quadri; se siano belli non so, perché qui non si vendono: ma la riscoperta di ogni anno (come tu dici) di questi alberi e luci e colori di foglie rocce e mare è ogni volta diversa".
Ci sono fotografie che ritraggono Levi che dipinge a torso nudo, seduto su una seggiolina, in mezzo agli alberi, agli arbusti, alle piante che circondano la villa; il pittore è quasi inghiottito dal suo giardino incantato, sembra in estasi, e infatti scrive in un’altra lettera, del 1964: "Troppo intensa e vicina è la natura, con i colori e le sensazioni, e la drammatica grazia vegetale, e le rocce e il cielo, perché la si possa esprimere altrimenti che in pittura".
La mostra romana offre una stretta selezione della vastissima produzione “alassina” di Carlo Levi, ma le quattordici opere sono sufficienti a cogliere sia l’evoluzione stilistica del pittore sia l’ispirazione che la sostiene, a partire dall’iniziale fase “casoratiana”, evidente nel dipinto I pesci rossi del 1929, che ritrae Giorgio Jona, cugino di Carlo, assorto nella lettura nei pressi di una grande vasca. "L’osservatore – scrive Anna Pariani nelle schede incluse nel catalogo – non empatizza tanto con il personaggio ritratto, quanto con l’elemento paesistico, facendo esperienza di quell’aura di mistero e di contemplazione" propria di un’opera che "incarna perfettamente la combinazione di elementi realistici e simbolici tipici della pittura" di Felice Casorati.
Lo spirito incantato di Levi, la sua "frenesia pittorica", sono espressi con grande intensità nei quadri a soggetto interamente naturalistico, e specialmente nei “ritratti” dei carrubi, piante potenti, contorte, rigogliose.
"Questi alberi di Liguria – ancora parole di Carlo – non hanno il folto oscuro e fronzuto, il gonfio regolare e carnoso dei carrubi di Sicilia: sono delle grida trattenute, degli atti fissati, in un attimo unico, per sempre". E poi ci sono i colori: esplosivi, cangianti, ricchi di sfumature, a rappresentare una natura osservata, studiata, fatta propria per immersione e incantamento. Nel 1934 – il 13 marzo – Levi fu arrestato per la prima volta proprio nella villa ligure di famiglia; rilasciato due mesi dopo, a pericolo scampato (ma sarà nuovamente arrestato e poi inviato al confino l’anno dopo) dipingerà in settembre il Paesaggio di Alassio presente in mostra, un omaggio, parole sue, alla "libertà" e alla "ricchezza del colore di Alassio", un luogo in cui "le palme si alzano tra i fiori come allegri pennacchi".