Giovedì 26 Settembre 2024
SIMONE ARMINIO
Magazine

Il fantasma di McCartney? Un fumetto mondiale

Dall’Italia agli Usa: è diventata un fenomeno internazionale la graphic novel di Baron e Carbonetti che racconta la (falsa) morte di Paul

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di Simone Arminio

Abbey Road Studios, Londra, esterno notte. John è appollaiato sul tetto con la testa tra le mani. Con lui c’è Brian Epstein, manager dei Beatles. George e Ringo, buttati giù dal letto, arriveranno a breve. La realtà dei fatti è livida come la prima luce dell’alba: "Paul is dead", Paul è morto. A restituirci per immagini la leggenda sulla presunta dipartita di McCartney, la più celebre e controversa tra la le bufale del rock, è un fumetto intitolato Chiedi a John. Quando i Beatles persero Paul e pubblicato dalla 80144 Edizioni.

Originale l’idea di fondo, scritta dal napoletano Paolo Baron e disegnata dal lancianese Ernesto Carbonetti: raccontare una propria versione di quei fatti che fosse meno cospirativa e più onesta possibile, "basandoci – spiega Baron – su tutto ciò che di vero si sa di quei giorni di vita della band". Da qui i mille riferimenti di cui è costellata l’opera, e che sono miele per i beatlesiani: John legato a testa in giù per registrare la voce di Tomorrow never knows (alla fine non lo fece, ma l’idea tenne banco per giorni), il labbro gonfio e il dente rotto di Paul, ben visibili nel video di Paperback writer e frutto di un vero incidente in moto del 1966, la ricostruzione maniacale degli studios e delle strumentazioni in uso dai Fab four e molto altro ancora.

Chiedi a John esce a fine 2018, vende mille copie in Italia e sembra finita lì. La svolta, racconta Baron, è una mail inviata quasi per scherzo alla Image Comics, colosso Usa dei fumetti, i produttori di The Walking Dead. Tre righe con su scritto, più o meno: è uscito in Italia un fumetto sulla presunta morte di Paul McCartney. Neanche due ore dopo la risposta di Eric Stephenson, l’editore in persona: è possibile leggerlo? "Ho cercato di capire dove fosse il trucco – ride Baron –: un messaggio di spam, lo scherzo di un amico. Poi mi sono arreso, e ho inviato il pdf del fumetto". Neanche mezza giornata dopo, ecco una nuova email: “I love it, lo compro”. Così è partita la seconda vita di Paul is dead negli Usa, in Inghilterra, in Thailandia, in Australia, in Giappone e in decine di altri posti. Recensioni entusiastiche su Forbes America, su Rolling Stone, sui blog degli appassionati di fumetto di mezzo mondo. Poi una versione in francese, una in spagnolo e una in portoghese, Paul està morto, che, uscita un mese fa in Brasile, ha generato una vera Paul-mania con tanto di video virali dei lettori sui social.

L’ultima novità è un sequel, che però non riguarda i Beatles. "L’idea stavolta – spiega Baron – viene proprio dai lettori americani. “Che bello sarebbe”, hanno scritto in molti, “se ci fossero degli altri what if”, altre versioni alternative sui misteri del rock". Così è nato il secondo capitolo di quella diventerà una trilogia, e che uscirà a luglio per Image Comics negli Usa (e non in Italia, per ora). Il soggetto: Jim Morrison e il mistero del “Club dei 27” i miti del rock morti tutti a 27 anni. Già, che fine hanno fatto?

Baron e Carbonetti li hanno immaginati in Cilento, "dove mi trovo io adesso a scrivere il terzo capitolo – spiega Baron – e dove proprio in quegli anni si ritirò il biologo americano Ancel Keys per teorizzare la “dieta mediterranea”. Un elisir di lunga vita, e infatti visse cento anni". Dunque sì, se la ride l’autore: "quel placido ottantenne a cui vedo tirare le reti ogni mattina, che parla poco e sembra quasi non capire la nostra lingua, non è che somigli solo vagamente a Jim Morrison: a un certo punto mi sono convinto che sia proprio lui...".