Roma, 26 ottobre 2024 – "Hanno accusato Enzo Tortora e lui, il diavolo e l’acqua santa. Poi sono stati prosciolti, da tutto. Ma mentre all’acqua santa hanno chiesto tutti scusa, del diavolo si sono dimenticati. Ah, sì, c’era anche lui, ma si sa com’è il diavolo… E invece no. Il diavolo ci ha sofferto. Da morire, tremendamente". Il diavolo è Franco Califano, il Califfo, cantautore libero, trasgressivo, cane sciolto dello show business italiano. L’autore di E la chiamano estate, di Minuetto per Mia Martini, di Tutto il resto è noia, di mille altre canzoni. A parlarne è Francesca Romana Massaro, giornalista, sceneggiatrice e regista – insieme a Francesco Antonio Mondini – di Nun ve trattengo, appassionato ritratto di Franco Califano.
Attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto, di chi gli è stato vicino, di chi lo ha amato – da Lele Vannoli a Claudia Gerini, da Barbara Palombelli a Maurizio Mattioli, da Francesco Rutelli a Enrico Salvatori – emerge l’immagine di un artista coraggioso, selvatico, sempre fuori dagli schemi, ruvido all’apparenza, ma sentimentale e malinconico nel profondo. Il film è stato presentato ieri alla Festa del Cinema di Roma, nella sezione Freestyle, omaggio al cantautore scomparso a Roma, nel 2013, a 75 anni.
Francesca, com’è nata la passione per Califano?
"Una folgorazione. Ero andata a un suo concerto, a San Lorenzo. Passò una volante della polizia, e si sentì uno dal pubblico urlare: “‘A Califfo! Sto ai domiciliari, famme entrà ner camerino!“. Lui si ferma, interrompe il concerto e lo fa entrare davvero. Lì mi sono innamorata follemente di lui e della sua generosa pazzia".
Come avete scelto chi intervistare nel docufilm?
"Abbiamo scelto gli amici veri, quelli che lo avevano amato davvero. E abbiamo capito quanto amore c’era davvero intorno a lui. Un amore che forse lui non percepiva fino in fondo, ma che era enorme".
Raccontate anche gli effetti della vicenda giudiziaria che lo coinvolse.
"Non volevamo ignorare l’elefante nella stanza. Abbiamo raccontato l’uomo, il cantante, e anche quella storia lì".
Fu arrestato nel 1984, nella stessa inchiesta in cui fu coinvolto il presentatore Enzo Tortora, accusato di traffico di stupefacenti e di coinvolgimento nella malavita. Assolto, come Tortora, "perché il fatto non sussiste".
"È stato massacrato. È stato assolto, sì, ma quasi non si è saputo della sua assoluzione. Lui non era affiliato a partiti o a correnti, era un cane sciolto. E per questo è stato colpito più duramente di tutti".
Coregista del film è Francesco Antonio Mondini: lei ha trent’anni, non ha vissuto l’epoca d’oro di Califano. Che artista ha conosciuto, lavorando al docufilm?
"Ho conosciuto una figura libera, senza mezze misure. Una persona che ha sofferto moltissimo per come hanno sporcato la sua immagine, con la nota vicenda giudiziaria".
Che impressione ha avuto, attraverso le testimonianze di chi lo ha conosciuto?
"L’idea di una persona molto generosa. Una generosità di cui alcuni si sono approfittati".