Sabato 6 Luglio 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

Il dilemma di Gassmann: medico ebreo davanti al neonazista

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Un applauso sentito, prolungato, accompagna i titoli di coda di Non odiare, film d’esordio di Mauro Mancini, con Alessandro Gassmann e Sara Serraiocco, che ha aperto la Settimana della critica, sezione parallela della Mostra. Non odiare affronta i temi del razzismo, dell’intolleranza, dell’antisemitismo. Racconta di giovani neonazisti perduti in periferie e povertà materiali e umane. Il film sarà da giovedì nelle sale italiane.

"Appena ho letto la sceneggiatura, mi sono emozionato", dice Gassmann, che nel film interpreta un chirurgo ebreo di fronte a un dilemma terribile: salvare o no la vita a un neonazista che ha tatuato sul corpo una svastica e il simbolo delle SS? Alessandro Gassmann, che ha da poco riscoperto le origini ebraiche della propria famiglia – "mia nonna era ebrea, dovette italianizzare il suo cognome da Ambron in Ambrosi, viveva a Pisa nel ghetto" – parla del suo personaggio: "La sceneggiatura che ho letto era perfetta: secca, non ridondante di parole o di romanticismi, come tanto cinema che non amo. Una storia asciutta, essenziale, come poi è venuto fuori il film, credo".

"L’odio razziale – prosegue Gassmann – esiste ancora, non è stato seppellito. Basta guardare che cosa succede ora negli Stati Uniti. Ci eravamo illusi che l’odio fosse sparito: non è così. E la memoria corre sempre il rischio di cancellarsi. Va tenuta in esercizio. In questo mondo odio e violenza verbale sono sempre più presenti. Gli haters non vanno sottovalutati, perché chi insulta o minaccia dietro uno smartphone scatena reazioni che possono essere pericolose. Chi può, chi ha la cultura per capire, deve metterci la faccia, deve favorire il dialogo. Il clima è pericoloso", prosegue Gassmann: "Il virus ha acuito problemi e difetti della nostra società".

"Il film parla del peso degli errori dei padri che ricadono sui figli", dice ancora Alessandro. "Questo paese ha vissuto una dittatura perché ha sottovalutato il problema dell’odio. Dato che abbiamo il vantaggio di averlo vissuto, abbiamo un’arma in più per tenercene lontani. Abbiamo il dovere di non essere indifferenti".

Giovanni Bogani