Sabato 23 Novembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

Il diavolo della Tasmania può aiutarci a sconfiggere il superbatterio Mrsa

Secondo una ricerca australiana il latte del diavolo della Tasmania contiene composti utili per fronteggiare il problema della resistenza agli antibiotici

Un esemplare di diavolo della Tasmania (Foto: Ian Watt/Alamy)

Un esemplare di diavolo della Tasmania (Foto: Ian Watt/Alamy)

Sconfiggere i superbatteri resistenti agli antibiotici con il latte prodotto dal diavolo della Tasmania. È questo, in estrema sintesi, quello che suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports: un team di ricercatori dell'Università di Sidney ha infatti scoperto che il latte del marsupiale è ricco di composti antibatterici, che in futuro potrebbero servire per dare vita a una nuova classe di farmaci per l'uomo. IL SEGRETO È NEL LATTE La vita del diavolo della Tasmania è tutta in salita fin dai primi istanti in cui viene al mondo. Dei 20-30 piccoli messi alla luce, solo i più forti e svelti riescono ad attaccarsi a uno dei quattro capezzoli situati all'interno del marsupio materno. Qui, ancora vulnerabili e con un sistema immunitario poco sviluppato, attraversano una sorta di seconda gestazione, durante la quale devono difendersi dall'attacco di batteri e funghi. Il principale supporto protettivo è così fornito dalle catelicidine contenute nel latte materno: si tratta di proteine tossiche per certi microrganismi, che fanno parte del sistema immunitario innato di molte specie animali. COSA DICONO I TEST A differenza dell'uomo, che possiede un solo tipo di catelicidina, il diavolo della Tasmania può contare su sei varianti della molecola. I ricercatori dell'Università di Sidney le hanno messe alla prova con 25 ceppi di batteri e sei diverse specie di funghi. I test di laboratorio hanno evidenziato che due catelicidine sono in grado di debellare i batteri, incluso lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA), uno degli agenti patogeni che desta più preoccupazione in ambiente ospedaliero. Una terza forma di catelicidina si è invece dimostrata particolarmente letale nei confronti dei funghi. UN POSSIBILE RIMEDIO PER SCONFIGGERE MRSA La genetista e coautrice dello studio Kathy Belov ha sottolineato che un'attenta analisi dei dati raccolti suggerisce che la catelicidina svolge meglio il suo lavoro con i batteri comuni, mentre risulta meno incisiva contro MRSA. Tuttavia i risultati preliminari sono abbastanza promettenti da rendere plausibile la progettazione di un composto artificiale capace di fronteggiare il fenomeno dell'antibiotico-resistenzabiotico-resistenza. A margine, Belov e colleghi sperano che il loro studio fornisca uno spunto per curare il contagioso cancro facciale che ormai da diversi anni sta portando il diavolo della Tasmania sull'orlo dell'estinzione.