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Un esemplare di diavolo della Tasmania (Foto: Ian Watt/Alamy)
Sconfiggere i superbatteri resistenti agli antibiotici con il latte prodotto dal diavolo della Tasmania. È questo, in estrema sintesi, quello che suggerisce uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports: un team di ricercatori dell'Università di Sidney ha infatti scoperto che il latte del marsupiale è ricco di composti antibatterici, che in futuro potrebbero servire per dare vita a una nuova classe di farmaci per l'uomo.
IL SEGRETO È NEL LATTE
La vita del diavolo della Tasmania è tutta in salita fin dai primi istanti in cui viene al mondo. Dei 20-30 piccoli messi alla luce, solo i più forti e svelti riescono ad attaccarsi a uno dei quattro capezzoli situati all'interno del marsupio materno. Qui, ancora vulnerabili e con un sistema immunitario poco sviluppato, attraversano una sorta di seconda gestazione, durante la quale devono difendersi dall'attacco di batteri e funghi. Il principale supporto protettivo è così fornito dalle catelicidine contenute nel latte materno: si tratta di proteine tossiche per certi microrganismi, che fanno parte del sistema immunitario innato di molte specie animali.
COSA DICONO I TEST
A differenza dell'uomo, che possiede un solo tipo di catelicidina, il diavolo della Tasmania può contare su sei varianti della molecola. I ricercatori dell'Università di Sidney le hanno messe alla prova con 25 ceppi di batteri e sei diverse specie di funghi. I test di laboratorio hanno evidenziato che due catelicidine sono in grado di debellare i batteri, incluso lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA), uno degli agenti patogeni che desta più preoccupazione in ambiente ospedaliero. Una terza forma di catelicidina si è invece dimostrata particolarmente letale nei confronti dei funghi.
UN POSSIBILE RIMEDIO PER SCONFIGGERE MRSA
La genetista e coautrice dello studio Kathy Belov ha sottolineato che un'attenta analisi dei dati raccolti suggerisce che la catelicidina svolge meglio il suo lavoro con i batteri comuni, mentre risulta meno incisiva contro MRSA. Tuttavia i risultati preliminari sono abbastanza promettenti da rendere plausibile la progettazione di un composto artificiale capace di fronteggiare il fenomeno dell'antibiotico-resistenzabiotico-resistenza.
A margine, Belov e colleghi sperano che il loro studio fornisca uno spunto per curare il contagioso cancro facciale che ormai da diversi anni sta portando il diavolo della Tasmania sull'orlo dell'estinzione.