Sabato 6 Luglio 2024
Roberto Barbolini
Magazine

Il cuore fece crac: così nacque Charlie Brown

Nel nuovo libro di racconti di Barbolini c’è anche Charles Schulz. Al centro la delusione d’amore per la ragazzina dai capelli rossi

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di Roberto

Barbolini

La matita scricchiolava nervosa sul foglio e non voleva saperne di ubbidirgli. Charles era più nervoso di lei. Cercava di concentrarsi ma i disegni restavano rattrappiti nel loro scheletro di grafite. Un pompiere, maledizione: si era fatto fregare la ragazza che amava da un pompiere! Strinse così forte la matita che la mina si spezzò. "Come i miei sogni di gloria" s’amareggiò. Già si vedeva a insegnare disegno a vita in quella mesta scuola d’arte di Minneapolis che gli pareva una prigione, ora che Donna Mae l’aveva respinto. Ma lui le avrebbe fatto rimpiangere amaramente quella scelta sventata.

La signorina Donna Mae Johnson avrebbe imparato a sue spese di che pasta era fatto. Se solo fosse riuscito a sbloccarsi... "Voi artisti siete tutti incendiari, ma io sogno una vita tranquilla, Charles. Preferisco un pompiere": l’aveva liquidato così, con un mezzo sorriso di scusa e un tono scherzoso che l’aveva umiliato ancora di più. Umiliato e offeso. Un giorno sarebbe diventato famoso, e al diavolo Donna Mae col suo pompiere. Poi se la rivide davanti agli occhi come la prima volta, fresca d’assunzione nel ruolo di contabile della scuola: il viso sorridente, gli occhi maliziosi e quella chioma di capelli rossi che l’avevano subito fatto innamorare.

L’aveva corteggiata per due anni, portandola fuori a cena e a ballare. Per l’ultimo san Valentino aveva perfino schizzato il suo ritratto su una cartolina, ma all’ultimo momento gli era mancato il coraggio di spedirla. "Sei uno stupido", s’era ripetuto mille volte, mentre strappava il disegno in mille pezzi. E benché fosse astemio come un quacchero si era sentito addosso una strana ebbrezza, una specie di sbornia che aveva continuato a tormentarlo ogni volta che pensava a Donna Mae fino a quando, vincendo a stento la timidezza, le aveva fatto una dichiarazione con tutti i crismi. Ed era stato respinto. Respinto con perdite, per la precisione, se si fa il conto delle lacrime versate di nascosto per evitare di sentirsi ripetere da sua madre la solita solfa: "Mai fidarsi delle ragazze dai capelli rossi, te l’avevo detto..."

Charles fissò la matita spezzata che giaceva malinconica sul foglio. Un crac impercettibile: così si era spezzato anche il suo cuore all’inopinata irruzione del pompiere, spegnitore per mestiere d’ogni tipo d’incendio, soprattutto se alimentato dal fuoco inconsulto della passione altrui. Quella doccia fredda l’aveva così scioccato che ancora adesso gli paralizzava l’immaginazione a tradimento. Meglio non pensarci, Donna Mae era acqua passata.

Prese un’altra matita e appoggiò la punta sul foglio. Il cilindro di grafite sembrò muoversi da solo, disegnando un bambino dalla testa tonda come la luna piena: "Questo sono io, Charlie: un perdente dalla nascita, innamorato senza speranza di una ragazzina dai capelli rossi" sospirò Charles. Sentì la zampa di Snoopy che gli grattava un ginocchio: "Hai ragione, vecchio mio. Nella striscia ci metterò anche un cane".

Giurò che ci avrebbe infilato pure Donna Mae, ma quando ci provò la matita s’inceppò di nuovo e non volle saperne di andare avanti. Per questo nessuno di noi saprà mai che faccia ha la ragazzina dai capelli rossi amata da Charlie Brown.