Sabato 29 Giugno 2024
PINO DI BLASIO
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Il capolavoro del ’400 torna al suo splendore

Il restauro del Fonte battesimale nel Duomo di Siena, opera di Donatello, Jacopo della Quercia, Lorenzo Ghiberti e Giovanni di Turino

Il capolavoro del ’400 torna al suo splendore

Il capolavoro del ’400 torna al suo splendore

Non basta saper far bene le cose, bisogna anche farle sapere bene. Una regola che diventa dogma per un’operazione culturale che ha richiamato a Siena restauratori, esperti d’arte, giornalisti e troupe televisive da tutta Europa. Nel Battistero del Duomo di Siena, circondato dagli affreschi del Vecchietta, ieri è tornato a ’vita nuova’, il Fonte Battesimale restaurato. Un capolavoro della scultura del Quattrocento, un’opera straordinaria in marmo, bronzo dorato e rame smaltato, frutto del genio di Donatello, Jacopo della Quercia, Lorenzo Ghiberti e Giovanni di Turino, che rischia di passare per un artista marginale in mezzo a cotanti maestri. Ma è sua la formella in bronzo Nascita del Battista, nella quale tornano a rivedersi, dopo il restauro, le pieghe del lenzuolo che copre la madre Elisabetta. Che rimandano, in piccolo, a quelle del Cristo velato, l’opera in marmo di Sanmartino, di tre secoli dopo.

Ci sono voluti tre anni di restauri, più di mille giorni in cui le mani sapienti dei restauratori dell’Opera Metropolitana di Siena, gli storici dell’arte, i tecnici e gli esperti dell’Opificio delle Pietre Dure, hanno tolto con pennellini, schiume, laser e pellicole, quel nero della polvere del tempo e quegli ossalati che avevano spento la luce delle formelle del Fonte Battesimale. E avevano danneggiato i marmi e cancellato le policromie di Jacopo della Quercia, mettendo a rischio la stabilità di quel capolavoro del Rinascimento toscano.

"Il Fonte Battesimale è citato per la prima volta nella lettera del 1356 – ricorda il rettore dell’Opera Metropolitana di Siena, Giovanni Minnucci – nella quale i maestri dell’Opera avvertivano i consiglieri dell’epoca che ci sarebbero voluti cento anni e 150mila fiorini d’oro per fare il Duomo Nuovo. Mentre sarebbero bastati cinque anni, se l’Opera avesse optato per ampliare la chiesa vecchia, ’in onore di Dio e della sua beata madre vergine maria e del beato sancto giovanni battista... nel mezzo della quale si faccia una fonte del sancto batesimo’. Sessanta anni dopo, tra il 1417 e il 1431, venne realizzato il più bel Fonte battesimale esistente".

È stata l’Opera Metropolitana a finanziare l’intera operazione di restauro, un investimento di oltre un milione di euro. Ma frutto della collaborazione e della condivisione con tanti altri enti, a partire dall’Arcidiocesi di Siena, dalla Soprintendenza e dall’Opificio delle Pietre dure.

"Parliamo di un’opera straordinaria, realizzata da protagonisti assoluti del Quattrocento – ha ribadito il soprintendente di Siena, Arezzo e Grosseto, Gabriele Nannetti – che torna a risplendere dopo restauri che saranno oggetto di convegni scientifici in autunno. Un processo iniziato nel 2020, con una diagnosi accurata sullo stato di salute del Fonte battesimale". "Tre anni e mezzo sono tanti, forse – fa notare Emanuela Daffra, soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure – ma erano necessari per conoscere i materiali che componevano questo ’edificio’, capire le cause del degrado, quali strumenti usare per sanarlo e per intervenire anche su problemi strutturali. Su alcune cause non si è potuti intervenire, abbiamo adottato correttivi. Si fa in fretta a dimenticare quale era lo stato del Fonte Battesimale prima dell’intervento. Vi assicuro che ora resterete abbagliati dal suo fulgore".

E allora, meglio interrompere il flusso di ringraziamenti, di protagonisti di un intervento di restauro destinato a fare scuola e ad essere celebrato in convegni e simposi. Accantonare le preoccupazioni per il microclima del Battistero, per i rischi di un Fonte ritrovato, che sarà usato ancora per battezzare i neonati senesi. "Il battesimo per un cristiano è una nuova vita – ha sottolineato il cardinale Augusto Paolo Lojudice – e il Fonte battesimale ha visto nascere a nuova vita tante generazioni di senesi, legati tutti in maniera indissolubile a questa città unica. Alla connotazione spirituale oggi si aggiunge la suggestione per la restituzione al mondo di un capolavoro del Rinascimento".

La nuova vita del Fonte è nella luce ritrovata del Banchetto di Erode, la formella realizzata da Donatello, assieme alle statue Fede e Speranza, che è stata la stella indiscussa della mostra Donatello Il Rinascimento, curata dalla Fondazione Palazzo Strozzi. In soli 15 chili di bronzo (le altre formelle ne pesano 30), Donatello racconta il martirio di San Giovanni Battista, la sua testa offerta a Salomè, rivela i dettagli persino lascivi della festa di Erode. Così come nel Battesimo di Gesù di Ghiberti, la figura del Cristo e del Battista emergono da un cielo-mare su cui si stagliano angeli. E poi i marmi di Jacopo della Quercia, quelle venature dorate e verdi dei decori. Più delle parole, sono gli occhi che capiscono che stanno ammirando un capolavoro ritrovato.