Venerdì 24 Gennaio 2025
BARBARA BERTI
Magazine

Il cacciatore di emozioni

"Sono permaloso ma anche generoso, alle volte ombroso e spesso malinconico. In fondo sono una persona per bene, un bravo...

Maurizio Battista ha esordito sul piccolo schermo nel 1989 in “Fantastico“

Maurizio Battista ha esordito sul piccolo schermo nel 1989 in “Fantastico“

"Sono permaloso ma anche generoso, alle volte ombroso e spesso malinconico. In fondo sono una persona per bene, un bravo padre e un artista a cui piacciono le sfide". Così Maurizio Battista, il comico romano che romanza sulla vita di ogni giorno, usa il buon senso anziché il doppio senso, è brillante, arguto e mai banale. Uno show man poliedrico e versatile: fino al 16 febbraio sarà di scena al Teatro Olimpico di Roma con MB Show - Il Gran Varietà, un viaggio coinvolgente nel mondo della comicità più raffinata e contemporanea, poi riprenderà il tour Only Maurizio, girando i teatri italiani fino a maggio (14, 15 e 16 marzo Milano, 25 e 26 marzo Torino, 11 aprile Firenze, 17 aprile Ancona, 6 maggio Latina, 9 e 10 maggio Bologna). Nel frattempo tornerà anche sul grande schermo con Tu Quoque per uno straordinario viaggio nell’Antica Roma, "meglio del Gladiatore!", scherza l’attore romano 67enne.

Riporta a teatro il varietà?

"È una cosa un po’ antica perché con l’antico si va avanti e con il moderno si va troppo indietro. È una rassegna di varie arti: c’è il mimo, la grande musica, la comicità ecc ecc. È un misto mare, sono tre ore che volano con artisti di grande valore, personaggi da Champions League. E la particolarità è che ogni settimana metà del cast cambia".

Come le è venuto in mente di mettere in piedi questo spettacolo?

"Io sono un cane sciolto, non frequento ‘salottini’, vivo la vita artistica a modo mio. È più faticoso, più costoso ma ho più bisogno di emozioni che di soldi... Questo spettacolo nasce da una mia esigenza. Un giorno mi sono ritrovato a domandarmi: perché tutta una serie di artisti, bravi, di vario genere, sono finiti nel dimenticatoio? E perché un certo tipo di spettacolo viene buttato via? Così è nato questo show, un viaggio nei momenti belli del varietà, con una scenografia anni Sessanta e il foyer che è un museo di meraviglie".

A chi si è ispirato per questo show?

"A Gino Bramieri, è ovvio. Al grande ‘G.B. Show’ che per anni ha proposto al Sistina. Propongo quel tipo di varietà, l’unica differenza è l’uso della tecnologia che rende tutto ancora più imponente. Il mio ruolo? Quello del presentatore vecchio stile, quello che a sipario chiuso introduce la serata. Poi certo, qualche battuta ci sta...".

In ‘Only Maurizio’, invece, è solo sul palco…

"Non si è mai soli quando siamo davanti all’amico pubblico. Sarò romantico, ma il pubblico ti deve vedere come un amico, un fratello. Alla fine di ogni serata mi piace scendere in platea e fare quell’oretta di foto e abbracci. È il motivo per cui si fa teatro: il contatto con il pubblico".

Nella sfida teatro-tv chi vince?

"Vince il teatro 10 a zero. Il cinema è carino, io lo faccio: a breve uscirà ‘Tu Quoque’, il film che ho scritto con Gianni Quinto, prodotto da noi e Ballandi e distribuito da Warner Bros. È la storia di un’amicizia al maschile tra due sessantenni: un signore sconfitto dei giorni nostri che dopo un incidente in motorino si ritrova nell’antica Roma e per caso salva la vita a Giulio Cesare nelle Idi di marzo. Scenografie pazzesche. Però il teatro è un’altra cosa. Chi è lì ha fatto una scelta: ha speso tanto, si è organizzato per uscire dopo una giornata di lavoro, ha perfino trovato parcheggio!".

Sul palco racconta la sua vita, ma sono vere tutte quelle cose?

"Sì, racconto la vita, son realista, non fingo di essere un intellettuale. Nel bene e nel male resto me stesso. Sul palcoscenico ho raccontato da una fistola ai miei matrimoni, la gente sa tutto di me. Non dovrei parlare di fatti privati? Ma sono una persona pubblica. Dalle cinque di pomeriggio all’una di notte, in teatro, sono anche una persona felice".

Di politica, però, non parla…

"Non è un tema che mi appassiona, la lascio fare ad altri. Per esempio Crozza la satira politica la fa bene, con grande tecnica. Non parlo neppure di calcio: una battuta ogni tanto va bene, ma nei miei spettacoli dividere non m’interessa".

Quando ha scoperto che voleva fare il comico?

"Sono nato comico e spero di morirci (ride, ndr). Sono autodidatta, il bar di famiglia è stato il mio ‘Actors Studio’. Non ho frequentato la scuola di Proietti o altre accademie. E, visti tanti risultati, è meglio il bar: vale più la pratica che la grammatica".