Giovedì 25 Luglio 2024
LUCA SCARLINI
Magazine

Iconoclasts. E il Novecento danzava il futuro

Da Isadora Duncan a Pina Bausch e Carolyn Carlson. In mostra a Venezia le rivoluzionarie dell’avanguardia.

Iconoclasts. E il Novecento danzava il futuro

1952: L’idiota, musica di. H. W. Henze, coreografia di. Tatiana Gsovsky

Wayne McGregor, da poco riconfermato alla direzione di Biennale Danza, ha da sempre espresso un interesse per un tesoro spesso poco valorizzato dell’istituzione veneziana: l’Asac, l’archivio delle arti, collocato al Vega a Marghera e nei prossimi anni riunito finalmente alla preziosa biblioteca dell’ente negli spazi dell’Arsenale. Dal suo interesse per la vicenda storica della manifestazione nasce la mostra Iconoclasts, curata insieme alla storica e critica Elisa Guzzo Vaccarino, con la collaborazione dell’Asac, in scena fino al 3 agosto prossimo a Venezia nel Portego di Ca’ Giustinian.

L’itinerario parte da prima degli spettacoli alla Biennale, con le presenze al Lido, nel momento di massimo splendore mondano di quelle spiagge, di Isadora Duncan e Josephine Baker. Le prime presenze sono nel Festival di Musica, a partire dal 1934 quando arriva Jia Ruskaja, portatrice di alcune istanze dei Ballets Russes in Italia, che in quell’anno realizzò i movimenti per l’operina di Antonio Veretti Una favola di Andersen tratta dalla Piccola fiammiferaia. Dal dopoguerra le presenze si intensificano: nel 1947 arriva Janine Charrat, splendente in Jeu des cartes di Igor Stravinskij. In questo periodo la direzione ospita molti artisti che mancavano da molto tempo dall’Italia o che giungevano per la prima volta: Agnes De Mille, tra musical e western nel 1950, Bronislawa Nijinska con la ripresa del suo classico Les biches del 1924, musiche di Francis Poulenc, scene e costumi di Marie Laurencin. Nel 1952 è il turno di Tatiana Gsovsky, maestra della danza espressionista, con L’idiota, un balletto-pantomima da Dostoevskij, che aveva come protagonista un giovane Klaus Kinsky. Nel 1960 la compagnia di Merce Cunningham, per la prima volta in Italia, rivela iltalento della strepitosa Carolyn Brown.

Gli anni seguenti vedono tutte le maestre del Novecento con una notevole: Anna Halprin, Anna Sokolov, Meredith Monk e Martha Graham, celebrate tutte e due con ampie retrospettive nel 1975. Non meno importante la presenza di Pina Bausch al Festival del Teatro 1985: tutti questi eventi portano alla Biennale Danza che inaugura nel 1999, con la direzione di Carolyn Carlson, che apre la via negli anni seguenti alla direzione di Karole Armitage e Marie Chounard.

I Leoni d’oro alla carriera, assegnati dal 2006 hanno segnalato figure rilevanti della coreografia contemporanea: Sylvie Guillem (2012), Anna Teresa De Keersmaeker (2015), Maguy Marin (2016), Lucinda Childs (2017), Meg Stuart (2018), La Ribot (2020), Germaine Acogny (2021), Simone Forti (2023) e quest’anno Cristina Caprioli (2024). Iconoclasts è quindi una occasione per rivedere lo straordinario, determinante contributo delle artiste ai diversi percorsi della danza, storicizzando un luogo e una manifestazione da cui sono passati molti dei destini artistici più rilevanti del Novecento, che hanno superato la figura della danzatrice classica per proporre visioni determinanti del moderno.