Venerdì 23 Agosto 2024
DEBORAH BONETTI
Magazine

I tesori dell’Oman. Tra natura e leggende

Il Sud dell'Oman, poco turistico ma ricco di tesori come l'incenso e la leggendaria città di Ubar, offre paesaggi mozzafiato e una cultura culinaria variegata. Un viaggio da non perdere.

I tesori dell’Oman. Tra natura e leggende

Il Sud dell'Oman, poco turistico ma ricco di tesori come l'incenso e la leggendaria città di Ubar, offre paesaggi mozzafiato e una cultura culinaria variegata. Un viaggio da non perdere.

I pochi che si avventurano fino al Sud dell’Oman, quasi al confine con lo Yemen, lo fanno per le meravigliose spiagge frangiate dalle palme, il mare turchese e qualche giorno di meritato riposo. Il turismo di massa ancora non è arrivato qui e l’esperienza è molto diversa dalle orde presenti in altre zone, come per esempio il Mar Rosso. Ma se già sono pochi quelli che arrivano a Salalah (il governatore del Dhofar, nonché membro della famiglia reale omanita, rivela che i numeri sono sotto il milione di turisti all’anno), ancora meno sono quelli che vanno ad esplorare i tesori che la seconda città del Sultanato (per importanza), nonché capitale dell’Oman fino al 1970, custodisce con caparbietà. Tra questi il più prezioso è senz’altro l’incenso, ’l’oro liquido’ dell’Oriente. Imperdibile quindi una puntata a Wadi Dawkah, sito protetto dall’Unesco, dove vengono coltivati gli esemplari più pregiati di alberi di ’luban’ (incenso in arabo) la cui resina è destinata all’uso dei profumi di lusso, ai farmaceutici e a riti religiosi e sacri. Già nell’antico Egitto veniva infatti usata per la mummificazione dei faraoni. Gli alberi d’incenso, o boswellia sacra, crescono naturalmente in tutto il Dhofar e sono arbusti poco spettacolari ma resistenti e cocciuti, che sopravvivono con pochissima acqua: i cammelli del mondo botanico.

Wadi Dawkah è ora supportato da Amouage, la casa di profumi omanita nota per la purezza delle essenze e la persistenza delle fragranze (azienda peraltro gestita da un’italiana) ed è visitabile gratuitamente. Ed è sempre l’incenso, che si sprigiona da negozi, abitazioni e hotel della città, che ci guida ad un’altra meraviglia di questa regione: la leggendaria città di Ubar, nota come ’l’Atlantide delle Sabbie’, scoperta a meno di 2 ore da Salalah alle porte del grande deserto Rub Al Khali, il ’quarto vuoto’ (o Empty Quarter, in inglese).

Un deserto che costeggia tutto il dorso occidentale dell’Oman e che, famosamente, non contiene nemmeno un’oasi. A saperlo navigare sono solo i beduini, come lo Sceicco Mabruk bin Saleh bin Saarleh, discendente della tribù che regnava sulla leggendaria oasi naturale di Ubar (l’acqua sgorga ancora nella profondità della roccia), dove i mercanti nascondevano il loro tesoro (ovvero l’incenso, ma anche oro e altri oggetti preziosi) per proteggerlo dai briganti.

È lo sceicco Mabruk, 63 anni, che ha aiutato a trovare l’esatto punto dove Ubar era sepolta dalle mutevoli sabbie del deserto e che ha ispirato il libro del noto esploratore britannico Ranulph Fiennes, intitolato proprio Atlantide delle Sabbie. Lo troviamo alle porte del minuscolo wileyat (paesino) di Shisr, il nome moderno di Ubar, dove ci mostra la copia del libro a lui dedicato da Fiennes e ci porta a visitare le rovine, scavate peraltro anche da team di archeologhi italiani. Mabruk ci racconta fieramente: "Lo sapevo che Ubar era qui sotto da qualche parte. C’erano troppi indizi e alla fine, con l’aiuto di un team di americani, l’abbiamo trovata". E nonostante Ubar sia aperta e visitabile, il numero di turisti annuali è vicino allo zero. Una chicca imperdibile, che regala sensazioni da Indiana Jones, soprattutto se si accoppia ad un giro sulle dune meravigliose del Rub Al Khali, dove i cammelli neri (una razza che produce molto latte) portano ancora le carovane di esploratori a spasso per le sabbie cipriate. Mabruk ci dice: "Con questi cammelli noi beduini possiamo stare nel deserto anche un anno, senza mangiare altro che latte di cammello".

E poi Salalah, che durante l’estate si avvolge nel fresco manto del monsone e offre incredibili paesaggi inaspettati. Chi lo sapeva che in Oman crescessero le banane, le noci di cocco, i mango? C’è persino l’Eggfruit (frutto dell’uovo) che sembra una pera ma poi si sbuccia e rivela una polpa gialla, dolce e farinosa, come un uovo sodo zuccherato. E chi si aspettava greggi di centinaia di cammelli che attraversano la strada per andare a farsi una pucciata in mare? Anche la cucina, nel sud dell’Oman è diversa da Mascate: risente di tantissime influenze bengalesi, indiane e pachistane, privilegia il pesce e i curry con cocco e curcuma.

Da finire con la halwa, un dessert fatto con zucchero profumato con cardamomo e misto a pistacchi, noci e zafferano. Salalah ha suq coloratissimi e la tomba del profeta Giobbe nonchè del (semi) profeta Imran (la tomba più lunga del mondo). Ha cascate d’acqua fresca e wadi aridi che si ricoprono di verde durante i tre mesi di ’khareef’, il monsone arabo e, dicono gli esperti, il momento migliore per visitarla è da settembre a gennaio.