Venerdì 10 Gennaio 2025
REDAZIONE MAGAZINE

I personaggi si ribellano E il thriller prende nuova vita

Nel nuovo romanzo di Francesco Recami, "Colpo grosso ai Frigoriferi Milanesi", i personaggi interrompono la trama per ribellarsi all'autore, mettendo in discussione la loro stessa esistenza. Un'indagine leggera e divertente sull'ontologia dei personaggi.

I personaggi si ribellano E il thriller prende nuova vita

In Riccardino, Montalbano “evadeva“ dalla vicenda in corso per confrontarsi con Camilleri; ora, nell’ultima storia della Casa di ringhiera (Colpo grosso ai Frigoriferi Milanesi), i personaggi interrompono il flusso della trama per ribellarsi all’autore, Francesco Recami. Se esistesse un dio del thriller, dovrebbe benedire Recami: i suoi gialli senza il morto, senza l’investigatore, senza l’ indagine e senza la soluzione ma con la divertita sperimentazione letteraria che di volta in volta li sustanzia, si stagliano sempre più – nel panorama italiano – come una delle poche vie di salvezza per il genere. Per il genere e soprattutto per il lettore, ormai stremato dal proliferare e dal ripetersi, anno dopo anno, delle stesse identiche storie degli stessi identici personaggi dagli stessi identici tic, che siano dei più brillanti e famosi pm o vicequestori come delle loro più timide e pallide copie o filiazioni.

Anche questa del Colpo grosso è una storia già scritta mille volte: da Rififi ai Soliti ignoti, l’organizzazione di una rapina pazzesca destinata a finir male, stereotipo monolitico. Come scalarlo? Per l’autore l’unico divertimento è assegnare i ruoli ai personaggi – il capo della banda, la seduttrice che deve sedurre qualcuno al fine di ottenere importanti informazioni, l’esperto tecnologico – dopodiché pure lui rischia di essere il primo ad annoiarsi. Per evitarlo, Recami prende a sballottare i suoi personaggi in mezzo a situazioni sempre più macchinose, sempre più imbarazzanti finché – giustamente – i personaggi sbottano, e con voce autonoma (si fa per dire) iniziano a esprimere dubbi, polemiche, rabbia. La Mattei-Ferri, Angela, la figlia di Angela: a poco a poco tutti capiscono che la storia che Recami sta raccontando attraverso di loro non vale granché, lo scrittore non ha voglia di impegnarsi. Solo che se l’autore non si impegna – e qui si affaccia alla loro coscienza la paura – i personaggi non hanno più lavoro, sono disoccupati o ancora peggio: finiscono. Finiscono nel Nonmondo. Che fare?

Fossimo a teatro con Pirandello o nella serie tv Fleabag, ecco che viene infranta la “quarta parete“, più o meno; siccome siamo in un romanzo, a venire in mente è Riccardino – come spiega lo stesso Recami nella postfazione – ma anche Nebbia di Unamuno. Fatto sta che questo giallo senza indagine è un’indagine, leggera e scoppiettante, su uno dei temi più avvincenti della letteratura, l’ontologia dei personaggi: i personaggi hanno un’anima? Forse. In che misura esistono? In nessuna, sono le risposte di quel perfido di Recami. E poi ci credo che i suoi non lo sopportano più.

cdc