Venerdì 8 Novembre 2024

I musei si sfidano su Twitter a colpi di oggetti inquietanti

Giocattoli posseduti, talismani contro i malefici, mostruosi animali impagliati… I musei gareggiano sul social con i pezzi più strani delle loro collezioni

Una maschera da medico della peste - Foto: twitter/Deutsches Historisches Museum

Una maschera da medico della peste - Foto: twitter/Deutsches Historisches Museum

Chiusi al pubblico per il Coronavirus, in queste settimane i musei si stanno divertendo a intrattenere i visitatori virtuali sui social. Si sono scambiati omaggi floreali d'autore, hanno invitato gli utenti a ricreare in casa quadri famosi, e adesso si sfidano su Twitter a colpi di oggetti inquietanti. La competizione da pelle d'oca è stata lanciata dallo Yorkshire Museum, che ha subito puntato alto con la foto di una crocchia di capelli femminili – con tanto di forcine ancora al loro posto – ritrovata in una sepoltura romana del III-IV secolo. Seguendo l'onda degli hasthtag #curatorbattle e #CreepiestObject, molti musei hanno risposto contribuendo con i pezzi più strani e morbosi delle loro collezioni. L'esposizione di scienze naturali del National Museums Scotland ha rilanciato con una terrificante sirena realizzata con varie parti di animali impagliati cucite insieme. Dal Pitt Rivers Museum, ecco un cuore di pecora infilzato di chiodi: risale al 1911 e veniva utilizzato per contrastare i malefici. Rimanendo sul tema ovini, il PEI Museum propone questo giocattolo per bambini rinvenuto dentro un muro di un antico palazzo. A quanto pare, la pecora su rotelle è posseduta e si muove da sola. A proposito di giocattoli inquietanti, il Chelmsford Museum ha la sua versione della famigerata bambola maledetta Annabelle. Si chiama Isobel e fa parte di una linea di bambole difettose di metà Ottocento: dopo un po' di tempo il loro volto di cera si riempiva di crepe trasformandosi in materiale per incubi. Il Deutsches Historisches Museum è sul pezzo e favorisce una maschera da medico della peste, in uso fra la metà del XVII secolo e la metà del XVIII secolo. In pratica, la versione di trecento anni fa delle mascherine contro il Coronavirus. Al museo MONA i visitatori possono deliziarsi con questa tavolata di gattini impagliati che prendono il tè, un tipo di allestimento grottesco in voga nell'epoca vittoriana. Il National Museums Scotland conserva poi la maschera di pelle che nel Seicento il predicatore Alexander Peden indossava per non farsi riconoscere dalle autorità. Barba e capelli sono umani. Il Museum of Fear and Wonder partecipa alla sfida con il manichino di cera di un bambino risalente all'Ottocento. È stato ritrovato in un solaio, dove era rimasto a faccia in giù a lungo deformandosi i lineamenti.