Sabato 27 Luglio 2024
ANDREA MARTINI
Magazine

"I migranti? Non sono numeri, ma cuori e sogni"

Matteo Garrone in gara alla Mostra con “Io Capitano“: l’avventura di due ragazzi senegalesi che non fuggono e basta, cercano solo il futuro

"I migranti? Non sono numeri, ma cuori e sogni"

"I migranti? Non sono numeri, ma cuori e sogni"

Ennesimo viaggio della disperazione dal cuore dell’Africa al Mediterraneo? Non proprio Seydou e suo cugino Moustapha, i due sedicenni senegalesi protagonisti di “Io Capitano“ vivono in famiglia, vanno a scuola, seguono i social. Sognano l’Europa per sete d’avventura: un giorno saranno idoli rap a cui i bianchi chiederanno l’autografo. L’eccitazione della fuga dura poco. Da Dakar a Tripoli, attraverso Mali e Niger, il viaggio è infernale, pieno di fatiche estreme, di idiomi sconosciuti. Indietro non si torna. Alla fine per avvicinarsi alle propaggini dell’Italia Seydou dovrà guidare, da solo, un barchino carico di umanità afflitta. La silenziosa bellezza del deserto fa da sfondo alla brutalità della sopraffazione e alle urla della violenza. L’occhio di Garrone scivola sui cadaveri, penetra gli anfratti della tortura, illustra le macerie libiche: un’illustrazione calda che racconta il dramma come portavoce dei protagonisti senza che essi divengano mai soggetti di un’indagine o di una condanna. Non c’è in “Io Capitano“ né sociologia né ideologia, piuttosto cinema allo stato naturale.

In “Origin“ Ava DuVernay ripercorre per frammenti la vita e l’opera di Isabel Wilkerson, prima afroamericana a vincere il Pulitzer ricostruendone il pensiero. I razzismi diffusi nel mondo hanno tutti la stessa matrice? La discriminazione dei neri in Usa, l’odio dei nazisti per gli ebrei, l’isolamento degli intoccabili in India rispondono alla medesima logica ma sono diversi. Difficile trarre un film da un saggio. DuVernay ci riesce, grazie soprattutto al coinvolgente calore dell’interprete, Aunjanue Ellis-Taylor.