Martedì 21 Gennaio 2025
FRANCESCO
Magazine

I garibaldini di Andò. L’epopea dei Mille e la questione sociale. Un “Abbaglio“ vero

Il film del regista palermitano affronta con intelligenza il cuore dell’impresa. L’aperta ostilità dei “signori“ ma anche una rivoluzione di popolo mancata.

Il film del regista palermitano affronta con intelligenza il cuore dell’impresa. L’aperta ostilità dei “signori“ ma anche una rivoluzione di popolo mancata.

Il film del regista palermitano affronta con intelligenza il cuore dell’impresa. L’aperta ostilità dei “signori“ ma anche una rivoluzione di popolo mancata.

Ghidetti

Studiare per riflettere. Sembra un po’ questa la cifra stilistica de L’abbaglio, film di Roberto Andò in questi giorni nelle sale cinematografiche del Paese. E lo studio per la riflessione riguarda un capitolo luminoso della nostra Storia (forse, assieme alla Resistenza, il più luminoso), vale a dire la Spedizione dei Mille del 1860 quando Garibaldi e le sue camicie rosse liberarono l’Italia meridionale dal giogo borbonico.

Subito, e correttamente, il regista mette a fuoco il problema principale, oggetto di interesse e polemica feroce in migliaia e migliaia di libri, sul fine ultimo dell’epopea garibaldina: fu rivoluzione nazionale e basta o aveva finalità sociali, di redenzione del popolo schiavo di un apparato feudale, mafioso e tirannico? La scena è esemplare: l’Eroe dei Due Mondi promette di abolire la tassa sul sale e di distribuire le terre ai contadini. Loro, la plebe, esulta. I “signori”, con tanto di papillon e bombetta, si guardano perplessi. Una eco chiara e incontrovertibile dei temi cari al Gattopardo di Tomasi di Lampedusa con il famoso (e abusato) tutto cambi affinché nulla cambi.

E poi ci sono i protagonisti in carne e ossa dell’avventura garibaldina, i Mille appunto. Giovani e meno giovani, con le loro camicie rosse (qui Andò ne fa indossare troppe, nella realtà erano molte meno essendo i soldati vestiti con le più differenti e bizzarre fogge), le loro paure, le loro speranze. Garibaldini riscoperti, verrebbe da dire. Come il protagonista del film: quel Vincenzo Giordano Orsini (interpretato da un Toni Servillo in ottima forma) autore della finta deviazione verso l’interno della Sicilia che, di fatto, permise a Garibaldi di entrare a Palermo dando così una botta irreversibile all’esercito del Borbone. Un Orsini che, da vecchio mazziniano (in gioventù aveva aderito alla Giovine Italia), capisce subito che i sogni di redenzione della popolazione saranno uccisi dal cinismo della politica politicante e dal potere dei nuovi padroni, i Savoia.

Ma Andò compie un’ulteriore mossa, intelligente e imprevedibile. La mancata, vera rivoluzione non è solo opera dei poteri forti, ma anche di parte della gente. In tal senso sono esemplificativi i due personaggi (macchiette imbroglione) interpretati con rara maestria da Ficarra e Picone): usano la Spedizione dei Mille per i loro interessi, più o meno leciti, più o meno eticamente giudicabili. Insomma, la rappresentazione perfetta dell’italiano medio, quasi a voler rappresentare che i grandi cambiamenti li pensano e li attuano le élites intellettuali. Una coppia, quella di Ficarra e Picone, capace di gesti nobili che poi, e di più non riveliamo, tali non sono. L’imperdibile finale lo dimostra.

Altro elemento metaforico ma con forti radici storiche riguarda l’uso delle carte da gioco, vere e altre protagoniste del film. Esse sono presenti sin dall’inizio e caratterizzano tutte le vicende. Come a dire (ed è vero): l’impresa garibaldina fu un azzardo (costruito a tavolino, certo, ma su di un tavolino disseminato di ideali) e, come tale, dava enorme fastidio alla politica e quindi doveva essere fermato. Meglio: utilizzato per farne un proprio tornaconto, la conquista di uno Stato sì tirannico e dispotico, ma pur sempre sovrano.

Azzeccati, segno di uno studio intenso e profondo, i luoghi della storia, vale a dire quella Sicilia occidentale situata nel trapanese e impareggiabile nel suo mare, nelle sue coste, nei suoi cieli abbaglianti.

Un lavoro, dunque, storicamente ben architettato, salvo lo sbarco di Marsala, un po’ affrettato e senza la presenza delle navi inglesi che, di fatto, permisero l’inizio di quella fantastica avventura. Patriottica eppur idealmente permeata da una gran voglia di riscatto sociale.