Giovedì 26 Dicembre 2024
GIOVANNI BOGANI
Magazine

I Daniels e Farrell: sfida all’ultimo Oscar

Domenica la notte di Hollywood. Favoriti il film dei due registi americani e 'Gli spiriti dell’isola' con l’attore irlandese protagonista

Michelle Yeoh in una scena di 'Everything Everywhere All at Once'

Tornano gli Oscar, tornano – per noi italiani – nella notte di domenica. Per i nottambuli, c’è la diretta su Tv8, e molti cinema – a Roma, a Firenze e in altre città – che saranno aperti, ad ingresso gratuito, per accogliere gli spettatori, come fosse una finale dei Mondiali. Tutto fa, tutto serve per ritrovare l’emozione del cinema.

Il film più atteso, il film più carico di nominations, è proprio quello strano film con il titolo lungo un chilometro: Everything Everywhere All at Once di Daniel Kwean e Daniel Scheinert, i cosiddetti “Daniels“. Undici nominations, e una storia folle al massimo grado, con il metaverso che irrompe nella narrazione. È un film che fa storia, perché per la prima volta c’è una donna asiatica candidata all’Oscar come miglior attrice. È Michelle Yeoh, una delle più grandi star del cinema asiatico, già protagonista de La tigre e il dragone di Ang Lee. Qui è straordinaria. Così come è straordinaria, e praticamente irriconoscibile, la coprotagonista Jamie Lee Curtis.

Everything Everywhere All at Once: tutto, in ogni dove, tutto insieme. Un film entusiasmante, delirante, con una signora cinese dalla faccia qualunque che gestisce una lavanderia a gettone. Ma da lì parte un film vertiginoso che è fantascienza, black comedy, storia d’amore, lucida follia. Chi scrive, però, ha amato di più la performance di Cate Blanchett, direttrice d’orchestra perfezionista, maniacale, dispotica, manipolatrice di Tár. Condurrà la cerimonia, dal Dolby Theater di Los Angeles, Jimmy Kimmel. Intanto impazzano le previsioni. EEAAO, così suona l’acronimo del film favorito, garantisce il futuro del box office: piace ai ragazzi, e ha già vinto tutto o quasi: i SAG Awards, ovvero i premi del sindacato attori, i Film Independent Spirit Awards, i Dga Awards – sindacato dei registi – e i WGA, i premi degli sceneggiatori. I bookmaker lo danno a 1,57 per la vittoria come miglior film.

Segue Gli spiriti dell’isola, il bellissimo film ambientato nelle isole Aran, anch’esso una storia folle, con Colin Farrell, che interpreta l’amico candido, ottuso, incapace di afferrare la crisi profonda dell’amico, nel duetto per violino e dita mozzate del film di McDonagh, l’autore di Tre manifesti a Ebbing, Missouri.

Se volete rischiare, potete fare una puntata anche su The Fabelmans di Steven Spielberg, che celebra il suo canto d’amore per il cinema, ma che viene dato a 11. Fra gli altri candidati al miglior film, anche Elvis di Baz Luhrmann: viene dato a 100.

Per l’Oscar al miglior attore protagonista, è lotta a tre fra Brendan Fraser, interprete oversize di The Whale, stratosferica interpretazione in un corpo più protesi di duecentotrenta chili, Colin Farrell per Gli spiriti dell’isola e Austin Butler per Elvis. Butler non se la cava affatto male, si muove e canta con una dolcezza, una fragilità che danno spessore al suo Elvis, oscurato nel film da un gigioneggiante Tom Hanks. Un gradino sopra gli altri Brendan Fraser, premiato ai SAG, e sicuramente protagonista dell’interpretazione della vita.

Fra le attrici, mostruosa interpretazione quella di Cate Blanchett in Tàr: per lei, dovesse vincere, sarebbe il terzo Oscar. Oppure potrebbe essere il primo, storico, per Michelle Yeoh. Non sembrano esserci speranze per Ana de Almas, che cerca di salvare con la sua presenza il superficiale Blonde su Marilyn Monroe. Come miglior attrice non protagonista, potrebbe vincere Jamie Lee Curtis di EEAAO, ma anche Kerry Condon, vincitrice ai BAFTA, gli Oscar britannici, per Gli spiriti dell’isola, o la Bassett di Black Panther, che ha vinto il Globe. Gli spiriti dell’isola potrebbe vincere anche per la migliore sceneggiatura originale. Come miglior attore non protagonista Ke Huy Quan si è imposto fin dall’inizio della stagione dei premi, conquistando Golden Globe e poi, a cascata, tutti gli altri premi “minori“. Peccato, perché Brendan Gleeson per Gli spiriti dell’isola è grandioso, immenso. Ma perderà.

Vincerà l’Oscar per il miglior film di animazione Pinocchio di Guillermo del Toro, c’è da scommetterci. Non è chiaro chi vincerà l’Oscar al miglior film internazionale: il più bello è Argentina, 1985 di Santiago Mitre, analisi del dopo dittatura argentina, già disponibile su Prime. C’è infine un corto italiano in concorso: è quello di Alice Rohrmìwacher, prodotto da Alfonso Cuarón, Le pupille, liberamente tratto da una storia di Elsa Morante. Il cinema scabro e rigoroso di Alice Rohrwacher potrebbe conquistare la Academy.