Roma, 1 novembre 2024 – È stato annunciato, poi cancellato, promesso e infine pubblicato. Dopo 16 lunghi anni di silenzio discografico, i Cure tornano sulle scene con l’attesissimo album Songs of a lost world. La band guidata dall’iconico cantante e polistrumentista Robert Smith aggiorna il proprio sound ai canoni del rock alternativo contemporaneo, senza snaturarsi. Restano dunque la malinconia, le atmosfere oscure, gli arrangiamenti spettrali e i testi pieni di simboli e immagini che hanno caratterizzato gli oltre quarant’anni di carriera del gruppo inglese. Non un disco da classifica o per le masse, dunque, ma un vero erede spirituale di Disintegration, iconico album del 1989, ancora oggi considerato il capolavoro della band.
L'album è stato prodotto da Robert Smith insieme a Paul Corkett nei Rockfield studios del Montmouthshire – dove i Queen registrarono Bohemian Rhapsody – e contiene otto brani, per un totale di 50 minuti di musica che rappresentano la nuova era dei Cure. Alone, brano che apre l’album e primo singolo pubblicato, è stato la chiave per sbloccare l'intero progetto, ispirato da una poesia di Ernest Dowson. Il pezzo ha impostato il tono dell'album, fungendo da apripista per una raccolta di brani profondamente emozionali e toccanti.
Caratterizzato da atmosfere dilatate e sognanti, Alone ha una durata di oltre sei minuti e mette in mostra la voce di Smith – per cui il tempo non sembra assolutamente passato – solo nella seconda parte. Il testo racconta da subito i temi principali del disco, che pescano a piene mani dalle esperienze autobiografiche del frontman. Il passare del tempo, i rimorsi, il triste oblio a cui tutto è destinato.
Sono quindi le canzoni di un mondo in cui tutto è perduto, dalla giovinezza, all’amore fino a ciò che era familiare. In copertina l’opera Bagatelle di Janez Pirnat, una scultura classica danneggiata e recuperata dal fondo del mare. Un disco difficile, dunque, ma non aspro e disturbante come Pornography del 1984. In Songs of a lost world la complessità dei brani si accompagna a un senso di riflessione e di forte malinconia, come nei due brani I can never say goodbye e Nothing is forever, scritti durante la pandemia e dedicati alle persone care perse durante quel periodo. Non mancano, però, pezzi più spiccatamente post punk come Warsong, All I ever am e Drone:Nodrone, che guardano ai primi anni di carriera del gruppo, contestualizzandoli nella modernità. Chiude l’album Endsong, brano che più di tutti poteva essere parte dell’album Disintegration.
Formatisi nel 1978, i Cure sono una delle band più influenti della musica britannica, con oltre 30 milioni di dischi venduti in tutto il mondo. Nonostante un repertorio non sempre accessibile a un pubblico commerciale, la band ha segnato il panorama musicale con hit come Friday I’m in love e Lovesong ed è stata inserita nella Rock and Roll Hall of Fame nel 2019. Prima di Songs of a lost world, l’ultima fatica in studio dei Cure risaliva al 2008, anno di pubblicazione di 4:13 Dream. I fan della band ora attendono l’annuncio del prossimo tour del gruppo, dato che per ora la band si limiterà a presentare il disco stasera in un live intimo al Troxy di Londra – visionabile sui canali youtube del gruppo – e in una performance speciale per il canale BBC radio 6.