Martedì 3 Settembre 2024
BEPPE BONI
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I 90 anni di Cino Ricci: "La vela è la decima arte, un inno alla libertà. E convinsi anche Agnelli"

Lo skipper romagnolo delle notti magiche di Azzurra 1983 si racconta "L’Avvocato col poco vento si annoiava, ci finanziò e ci aiutò con gli sponsor. Gardini? Eravamo molto legati, quando stavamo soli si confidava". .

I 90 anni di Cino Ricci: "La vela è la decima arte, un inno alla libertà. E convinsi anche Agnelli"

Lo skipper romagnolo delle notti magiche di Azzurra 1983 si racconta "L’Avvocato col poco vento si annoiava, ci finanziò e ci aiutò con gli sponsor. Gardini? Eravamo molto legati, quando stavamo soli si confidava". .

La leggenda di famiglia narra che il bambino venne dal mare perché il suo destino sarebbe stato sulle onde e nel vento. È andata così infatti per Cino Ricci, lo skipper delle notti magiche di Azzurra 1983, la prima barca italiana a partecipare alla Coppa America a Newport che vinse diversi round, ma si fermò al girone finale della Louis Vuitton Club. Però aprì la via degli italiani verso la Coppa. E oggi tocca a Luna Rossa. Cino Ricci, che domani gira la boa dei “primi” 90 anni, seduto in poltrona nella sua casa immersa nel verde accenna un sorriso sul volto scolpito dalle pieghe del lupo di mare. Uno nato leader.

Come nasce la leggenda di famiglia?

"Mia madre era incinta quando sulla spiaggia si arenò un pesce luna che pesava tonnellate. C’era tutto il paese, anche lei corse a vedere quello spettacolo incredibile. Di lì a poco nacqui io e in famiglia si è sempre detto che il pesce luna fu il segnale del mio destino".

Segue Luna rossa in televisione?

"Sta lottando bene, vince e ha possibilità di fare passi avanti. Ha un equipaggio valido, fatto di uomini concentrati che vogliono il risultato. Però...". (Sorride burbero)

Però cosa?

"Quelle sono le Formula uno del mare con grandi professionisti e mi entusiasmano, ma non è la mia vela. Non accetterei la sfida di una regata con il casco in testa come un pilota, il microfono attaccato alla bocca, le manovre guidate in digitale. La vela è libertà, è l’uomo che dall’alto scruta il vento, è una squadra che si basa sulle scelte e sull’intuito umano. Altri tempi, ma capisco...".

Le viene voglia ogni tanto di tornare in mare?

"Ho già dato e sono contento così, adesso mi riposo. Nel ricordo di una sensazione che fa parte dei mio orgoglio, quasi superbo. Azzurra 1983 la sento mia, ci misi l’idea, fui lo skipper di una squadra stupenda scelta da me. Avevo appena quattro professionisti, fra cui il timoniere Pelaschier, gli altri erano marinai, attrezzisti delle barche, un giocatore di basket, dilettanti appassionati. Non mi sbagliai".

Come festeggia i 90 anni?

"Al massimo un brindisi in famiglia e con i vicini, con qualche dolce fatto in casa, come faceva mia nonna quando ero bambino".

Quanto premi ha ricevuto in tanti anni di mare?

"Boh, in realtà pochi. Quello a cui tengo, è un riconoscimento alla mia carriera. Me lo consegneranno il 14 ottobre. È la Richard Francis Sutton medail, che premia gli armatori e i velisti che hanno promosso la competizione in modo leale. L’ho meritata".

Cos’è la vela per lei?

"Non è uno sport, ma un modo di vivere, la decima arte. È libertà, ha colonizzato il mondo".

Le caratteristiche del leader?

"Sbagliare poco e se sbagli devi riconoscerlo senza tante storie. Poi saper selezionare gli uomini".

Gianni Agnelli.

"Un signore del mare, capiva la barca, la voleva sempre audacemente sbandata. Se c’era poco vento si annoiava e saliva sul motoscafo che ci seguiva durante le uscite. Una volta si tuffò all’improvviso e mollò un ospite americano. Che prese le sue scarpe in mano e mi guardò chiedendo cosa doveva fare. Gli risposi: veda lei. Si tuffò anche lui con le scarpe in mano".

In barca l’Avvocato era gagliardo?

"Gli piaceva stare al timone. Ogni tanto si divertiva a intimorire altre barche puntandole come se le volesse speronare, poi virava all’ultimo".

Come lo convinse a finanziare Azzurra?

"Lo incontrai e gli proposi il progetto. Risposta: Non pensi ai soldi della Fiat sennò mi bruciano la casa. Usò il denaro di altre sue aziende e poi trovò gli sponsor".

Condizionò la scelta dell’equipaggio?

"Per niente. Misi le cose in chiaro: se comando decido io. E Lui davanti agli sponsor: Ricci è il capo, si fa come dice lui".

Raul Gardini.

"Eravamo molto legati, andavamo in barca e a caccia insieme e quando eravamo soli si confidava con me. Amava la vela sopra ogni cosa".

Che opinione aveva della politica di allora?

"Ne è stato una vittima, non aveva un buona opinione dei politici, ma doveva averci a che fare".

Lo pressavano?

"Un esempio. A me affidava incarichi di fiducia e mi metteva a disposizione il suo aereo privato. Ideò un grande progetto per rifare la baia di Pola, in Istria. E mandò me a trattare. Ma serviva assistenza da parte di certa politica italiana che però per dare l’ok presentò pretese eccessive. E non se ne fece nulla".

Cino Ricci, un burbero senza età.