Mercoledì 17 Luglio 2024
LEO TURRINI
Magazine

I 25 anni senza Battisti: le canzoni di Lucio suonano ancora. E sono di tutti noi

Il 9 settembre 1998 moriva il grande cantautore a soli 55 anni. I giudici hanno dato ragione agli eredi nella causa della Sony: "No allo sfruttamento". Patrimonio culturale di un intero Paese

Lucio Battisti è morto il 9 settembre 1998 all’età di 55 anni

Lucio Battisti è morto il 9 settembre 1998 all’età di 55 anni

Roma, 7 settembre 2023 – È possibile, se non addirittura probabile, che il nostro Lucio ne fosse consapevole. Sì, insomma, qui piace pensare che Battisti abbia immaginato, nei giorni finali della malattia, un quarto di secolo fa, che la sua musica non sarebbe mai svanita, andata via, inghiottita dal mostro feroce che chiamiamo tempo. Del resto, come può uno scoglio arginare il mare? Perché c’era sempre il mare di Emozioni, ogni volta che l’artista nato a Poggio Bustone, provincia di Rieti, componeva melodie, inventava armonie, creava suggestioni ritmiche. E Lucio lo sapeva, sapeva di essere un artigiano della genialità.

Vengono i brividi a pensare che Mi ritorni in mente è datata 1969, però quando la ascolti ti sembra modernissima, attuale, contemporanea. Qui sta la grandezza, anzi no, l’unicità del Magnifico Rettore della musica leggera italiana: nel superamento dei confini della sua epoca. Lucio Battisti non ha età, i Pensieri e le Parole appartengono a un indistinto universo generazionale. La Canzone del Sole fa innamorare anche i ragazzini del millennio nuovo, quelli che stanno sempre incollati allo smartphone e che talvolta sembrano indifferenti a tutto. Ma non a Lucio.

Una volta chiesi a Luciano Pavarotti, altra icona della italianità, cosa gli evocassero gli spartiti di Battisti. La risposta fu meravigliosa: "Lui è stato il Giacomo Puccini della hit parade, Mi ritorni in mente è come il Nessun dorma". Eh, Lucio! Straordinario nella combinazione con Mogol, che gli fu mentore e amico, trovando sempre frasi che si sposavano benissimo con le intuizioni sonore del musicista. Stavano così bene assieme, quei due, che a lungo David Bowie, loro ammiratore, credeva si trattasse di una persona solo, il signor Battistimogol…

Si divisero nel 1980 e per assurdo forse fecero bene, perché avrebbero rischiato di ripetersi, imitando se stessi. Non a caso Lucio, dopo, viaggiò su strade lontanissime: i 40 brani scritti insieme al poeta Pasquale Panella sono piaciuti solo a me e a pochi intimi, ma vi assicuro che le musiche sono comunque splendide, fidatevi.

Eh, Battisti! Ancora tu, sempre buono a insegnarci che Amarsi un po’ è l’unico antidoto al malessere del vivere. Sulla Collina dei Ciliegi, bevendo Acqua Azzurra e Acqua Chiara, sfoggiando Un Nastro Rosa e chi se ne frega se gli stolti di una pseudo sinistra balorda ti danno del fascista. Poveri babbei accecati dalla ideologia, salvo poi ammettere, fuori tempo massimo, che Il Mio Canto Libero lo conoscevano a memoria.

Eh, Battisti! Ruvido, scomodo, anti conformista. Nemico dell’apparire, ostile alla grancassa mediatica. Nell’ultima intervista rilasciata a un giornale italiano, nel 1978, disse, papale papale: non voglio essere giudicato per la mia faccia, sono un artista, d’ora in poi per me parleranno solo le mie canzoni. E se si pensa allo scempio del web, al delirio dei social, alla pretesa di diventare celebri almeno per un quarto d’ora, a costo di qualunque scemenza, ecco, davvero, si consolida il sospetto che Lucio Battisti fosse, anche, un profeta.

P.s. In questo quarto di secolo, più di una volta, in pellegrinaggio laico, sono andato a Molteno, davanti all’ingresso della residenza che negli anni belli Battisti divise con Mogol. E ogni volta mi sembra di sentire note e versi di Anche per te, la sua canzone gioiello. Scritta anche per noi, tutti.