Il suo nome, Hui, in cinese significa ’erba’. Delicata e tenace, due caratteri che stanno benissimo addosso a Hui Zhou Zhao, stilista e imprenditrice cinese che da un decennio ha scelto Milano e le sue passerelle per spiccare il volo nel mondo del fashion. Un’intuizione felice e finora vincente. "Mia madre vuole che io sia resistente come l’;erba – confessa Hui – cosa che ho sempre cercato di fare; e lei è anche un ottimo modello per me e le voglio molto bene".
Cosa l’ha attratta di più la prima volta che è venuta in Italia?
"L’atmosfera fashion e umanistica. Mi sono subuto incuriosita per le cose che mi circondavano, dagli edifici alle storie delle persone. Ognuno ha il proprio ritmo di lavoro e di vita, tutto sembra essere armonioso, oltre che pieno di vitalità. In Italia l’intera persona si sente rilassata".
Quando ha deciso di mettere le basi a Milano e di sfilare qui invece che a New York o Parigi?
"Ho portato per la prima volta il marchio HUI alla ’Settimana della Moda’ di Milano nel settembre 2015, ma prima di allora ho avuto anche l’esperienza di studiare a Milano, completando un Master in Fashion Management, e di conoscere la storia dei marchi occidentali attraverso i miei studi, immergendomi nelle sfilate milanesi e interagendo con i buyer locali. Milano ha una lunga storia di laboratori artigianali per continuare la tradizione familiare ma non mancano le moderne tecnologie industriali supportate dal tessuto e dalla tecnologia di ricerca e sviluppo, la tradizione e la modernità, la moda e l’arte si incontrano qui, con conseguenti reazioni chimiche meravigliose".
Recentemente lei ha portato a Palazzo Clerici ma per un solo giorno dei meravigliosi costumi femminili del popolo Miao. Qual è stata la sua emozione? E poi li porterà in Italia di nuovo magari con una retrospettiva?
"Lo spero anche se non è facile organizzare una retrospettiva sulla nostra cultura della moda e la nostra manifattura. Con l’esposizione a Palazzo Clerici ho fatto un primo, importante passo per la cultura del fashion mondiale. Da tempo sono impegnata nel promuovere la cultura della moda cinese, ho una Fondazione e un Museo dove raccolgo testimonianze tessili e di ricamo antico".
Cosa pensa dell’heritage che tanto va di moda?
"Che è meraviglioso ma non deve essere una copia ma qualcosa di innovativo e io anche in questa ultima sfilata per l’estate 2024 ci ho provato a rinfrescare l’heritage. Amo la co-creatività che guarda al passato ma pensa al futuro, il non-heritage puro ne è il segreto".
Come si concilia lavoro successo e famiglia e poi a così tanta distanza?
"Amo il mio lavoro, amo la mia famiglia. Spesso mi viene chiesto come conciliare il rapporto con la famiglia, problema che molte donne sul posto di lavoro si trovano ad affrontare. La cosa positiva è che la mia famiglia mi capisce bene e sostiene il mio lavoro. Per trascorrere più tempo con i miei figli, a volte li porto con me quando vado all’estero per viaggi di lavoro, in modo che possano vedere il mondo esterno e ampliare i loro orizzonti, ma anche approfondire il rapporto tra di noi".
Si sente un esempio di tenacia e di resilienza per le donne cinesi?
"In effetti, le donne cinesi hanno molte qualità, non sono solo resistenti, ma anche morbide, ottimiste, intelligenti e potenti. Ogni donna è unica e bellissima. Per quello che mi riguarda direi che sono una stilista che ama la moda ed è sempre in movimento. Ora sto rileggendo stilisticamente l’abito tradizionale Qui Bao, in velluto nero e placche laterali oro, esempio di forza e fragilità femminile abito adatto alle eroine moderne di oggi, simbolo di empowerment irresistibile".
Lei che rapporto ha con gli abiti? E’ una fashion victim o una utente felice?
"Amo i vestiti e sono fortunata a poter creare abiti bellissimi attraverso il mio design, perché i vestiti permettono a più persone di conoscermi, di amare la cultura cinese che si riflette negli abiti: un mix tra l’espressione dell’Oriente la raffinatezza e la semplicità occidentale".
Lei produce in Italia?
"Una parte delle collezioni viene prodotta in Italia. E ho un negozio a Venezia. Ora sto puntando molto anche al mercato europeo".
Da poco è stata nominata Ambasciatrice di Shenzhen, la terza città della Cina. Quali saranno le sue prime mosse in questo incarico?
"Shenzhen e Milano hanno molte cose in comune: modernità, tolleranza, apertura, innovazione, diversity e dunque spero che possano continuare scambi e cooperazioni tra le due città".