Giovedì 14 Novembre 2024
PATRIZIA TOSSI
Magazine

Hollywood, la protesta degli attori capeggiata dalla Tata. Fran Drescher: “Minacciati dall’intelligenza artificiale”.

È la più grande protesta dello star system, indetta dal sindacato ‘Screen Actors Guild’ dopo il mancato accordo con le major sui compensi e la limitazione dell’IA. Tutte le produzioni sono bloccate, le star si uniranno ai picchetti degli sceneggiatori davanti a Disney e Netflix

Fran Drescher guida le proteste dei lavoratori di Hollywood, a destra nei panni de la Tata, nell'omonima sit-com anni '90

Fran Drescher guida le proteste dei lavoratori di Hollywood, a destra nei panni de la Tata, nell'omonima sit-com anni '90

Los Angeles, 14 luglio 2023 – Entrerà nella storia come il più grande sciopero di Hollywood, una protesta degli attori che si sta diffondendo a macchia d’olio. A capeggiare il fronte dello ‘Screen Actors Guild’ – il sindacato che rappresenta 160mila attori, da star come Meryl Streep, Jennifer Lawrence e Glenn Close a volti meno noti dello star system – è la presidente del sindacato Fran Drescher, la battagliera Francesca Cacace della serie ‘La Tata’. L’intelligenza artificiale fa paura, tant’è che Keanu Reeves l’ha bandita per contratto dai suoi film, ma gli attori contestano anche i guadagni in ribasso con l’avvento dello streaming. Ecco perché.

Produzioni bloccate in tutti i set

A Hollywood si stanno fermando tutte le produzioni cinematografiche e televisive: era dal 1980 che non succedeva. Sono decine di migliaia di attori che hanno iniziato lo sciopero, fermando di fatto il gigantesco business delle case di produzione. Una presa di posizione durissima che si unisce al fronte degli sceneggiatori, primo sciopero del settore da 63 anni, arrivata dopo la rottura delle trattative della ‘Screen Actors Guild’ (Sag-Aftra) con gli studi cinematografici sulle richieste di una retribuzione più equa e la minaccia rappresentata dall'intelligenza artificiale. Un nulla di fatto che ha sciolto il tavolo delle trattative senza un accordo.

Con la chiusura di quasi tutte le produzioni e i set cinematografici, le serie televisive popolari affronteranno lunghi ritardi. Gli studi cinematografici hanno già iniziato a cambiare i loro calendari e, se gli scioperi continueranno anche le principali uscite cinematografiche, potrebbero essere posticipate. "Sappiamo che è un momento critico del settore e le questioni sul tavolo devono essere affrontate: ci sono trattative difficili", ha detto l'attore britannico Kenneth Branagh sul red carpet poco prima dell'annuncio dello sciopero. "So che tutti stanno cercando di ottenere un accordo equo, questo è ciò che è richiesto, quindi lo sosterremo".

Drescher: “É il momento della verità”

“Questo è un momento della storia, un momento di verità: se non teniamo duro, saremo tutti nei guai”, ha detto la presidente del sindacato Sag-Aftra, Fran Drescher, dopo il voto unanime del consiglio sullo sciopero. "Stiamo tutti rischiando di essere sostituiti da macchine e grandi imprese", ha aggiunto. Gli attori incrociano le braccia a partire da oggi (alle 8 ore italiane) e si uniranno agli scrittori nei picchetti nel primo doppio sciopero di Hollywood dal 1960. Gli sceneggiatori hanno già trascorso 11 settimane a protestare davanti alle sedi di società, come Disney e Netflix, dopo che le loro richieste di un trattamento economico più equo non sono state soddisfatte.

La minaccia dell’intelligenza artificiale

L'ultima volta che il sindacato degli attori ha scioperato era il 1980 e l'interruzione delle riprese è durata più di tre mesi. "Noi siamo le vittime. Siamo vittime di un'entità molto avida – ha detto Fran Drescher – sono scioccata dal modo in cui le persone con cui lavoriamo ci trattano". Il sindacato ha affermato in una nota, dopo il fallimento dei colloqui, che la retribuzione degli attori è stata "gravemente erosa dall'affermarsi dello streaming" e ha avvertito che "l'intelligenza artificiale rappresenta una minaccia esistenziale per le professioni creative". Gli attori sostengono che i loro stipendi siano stati tagliati e che i pagamenti che ricevevano quando film e show venivano trasmessi solo dalla tv sono scomparsi. Le piattaforme di streaming si rifiutano di rivelare le cifre del loro pubblico e questo crea ricadute negative sui diritti d’autore.