Gwyneth Paltrow è stata dichiarata non colpevole e verrà risarcita con la cifra simbolica di 1 euro dal suo accusatore, l'optometrista Terry Sanderson che le aveva dichiarato guerra in tribunale dopo un incidente sugli sci avvenuto nel 2016 a in un resort di lusso a Park City, nello Utah. Ma Sanderson ha aspettato tre anni per citare in giudizio la famosa attrice – che è anche considerata una guru del benessere, con il suo brand Goop – sostenendo che la star di Hollywood stesse sciando “fuori controllo” quando lo ha colpito, "facendolo cadere, mettendolo fuori combattimento e provocando una lesione cerebrale, quattro costole rotte e altre lesioni gravi". E poi, secondo l'accusa, l'attrice sarebbe "volata via sugli sci". È stato un processo tutto giocato sotto i riflettori, tra stilettate a colpi di stile e celebrità, vestiti di alta moda e sguardi languidi nel dichiarare: “Sono innocente”. E sui rotocalchi glamour, c’è già chi ha ribattezzato la vicenda con l’appellativo di ‘court-core’ o ‘courture’, con un gioco di parole tra corte e couture, alta moda appunto.
La stilettata finale: “Ti auguro il meglio”
Dopo la lettura della sentenza, l'attrice si è avvicinata a Sanderson sussurrandogli: "Ti auguro il meglio". E con il suo stile iconico è uscita dall’aula per ritornare nell’Olimpo. Fuori dal tribunale, l'avvocato capo della Paltrow, Steven Owen, ha dichiarato: "Gwyneth ha una storia nella difesa di ciò in cui crede, questa situazione non era diversa e continuerà a difendere quel che è giusto”.
Le accuse contro Gwyneth Paltrow
Il 76enne Terry Sanderson aveva inizialmente presentato una richiesta di risarcimento danni per 3 milioni di dollari contro la 50enne Gwyneth Paltrow. Una somma poi drasticamente tagliata dalla conciliazione tra gli avvocati, portandola a 300mila dollari prima dell’inizio del processo. E, per tutta risposta, l’attrice Premio Oscar ha denunciato l’ex optometrista sostenendo di essere stata invece lei ad essere stata colpita dall’uomo, che avrebbe cercato di sfruttare la situazione per la sua ricchezza e celebrità.
La causa legale
È stata una causa giocata a suon di meme, sfilate di moda con abiti di lusso e dichiarazioni che fanno sorridere i ‘comuni mortali’ – tra i danni lamentati dalla vittima, l'impossibilità a svolgere attività come le degustazioni di vino – quella dibattuta nell’aula del tribunale di Park City che, dopo due settimane di dibattimento e dozzine di testimoni che hanno tentato di affermare la presunta verità su un incidente che solo un teste ha in realtà affermato di aver visto. La decisione della corte è arrivata dopo due settimane di processo lampo e otto giorni di testimonianze in aula trasmesse in diretta streaming che hanno attirato pubblico di tutto il mondo. Dopo essersi riunita, ieri – giovedì 30 marzo – la giuria è tornata in aula dopo appena due ore e 20 minuti, leggendo il verdetto finale: Terry Sanderson non solo è risultato colpevole per l'incidente, ma è stato anche ritenuto responsabile per l'infortunio accusato dalla Paltrow.
“Pensavo a un’aggressione sessuale”
Tra le testimonianze, anche il racconto choc di Gwyneth. L’attrice ha affermato davanti alla corte che, quando Sanderson l'ha colpita da dietro con gli sci, inizialmente aveva pensato che potesse essere stata aggredita sessualmente. “Cosa le ha fatto pensare che fosse un'aggressione sessuale?", ha chiesto l'avvocato di Sanderson, Kristin VanOrman. E Paltrow ha risposto: "È stato un pensiero veloce che mi è passato per la testa".
Il testimone chiave
Tra le dozzine di testimoni ammessi a raccontare la loro versione dei fatti, solo una persona ha detto di avere assistito all’incidente. Craig Ramone, un membro del gruppo di chat online sugli sci di Sanderson, ha infatti affermato di essere l'unico testimone oculare dell'incidente. Il giorno dopo l'incidente, aveva scritto in chat che la Paltrow si era schiantata contro il suo amico. “Terry è stato messo fuori combattimento. Brutto colpo alla testa!”, Ramon ha anche scritto. “Ho visto il colpo. Terry non ricordava più il suo nome”.
Questione di immagine?
Abiti stilosissimi, mai un capello fuori posto, perfetta nello stile e nelle movenze. Da vera star hollywoodiana, Gwyneth ha sfoderato 'l’arma segreta': uno stile unico che ha ammaliato la corte. Nella giustizia americana, infatti, a decidere l’esito di processi di questo tipo non è il giudice, ma una corte formata da giurati attentamente selezionai e studiati dagli avvocati delle parti in causa. "Non amo il culto delle celebrità", ha detto Sanderson ai giurati. Ma non è servito a nulla. Gwyneth è uscita dal processo “con la sua immagine più che intatta”, anzi “in realtà è stata migliorata per l’equilibrio con cui è stata gestita”, ha commentato l’avvocato delle celebrità di Los Angeles, Tre Lovell. "La giuria ha ritenuto più credibile la versione degli eventi di Gwyneth Paltrow, molto probabilmente perché Paltrow e gli esperti che hanno testimoniato a suo favore hanno fornito una versione più dettagliata e convincente", ha affermato il legale. "Nemmeno il fascino e il magnetismo personale di Paltrow hanno fatto male”. Il verdetto, ha detto Lovell, conferma “la tendenza di lunga data delle celebrità a ottenere un po' di deferenza dai giurati nei processi civili, anche in un posto come lo Utah dove il conservatorismo e la fede religiosa sono forti".