Giovedì 26 Dicembre 2024
REDAZIONE MAGAZINE

I Golden Globes sono morti?

La cerimonia di premiazione 2021 ha subito un crollo degli ascolti (-60%), mentre il reportage del Los Angeles Times ne ha minato l'autorevolezza: forse è la fine di un'era

Uno scatto dell'ultima cerimonia dei Golden Globes

Nuovi problemi all'orizzonte per la Hollywood Foreign Press Association, cioè l'associazione che assegna annualmente i Golden Globes: secondo i primi dati diffusi dall'azienda di rating Nielsen, la cerimonia del 2021 ha perso milioni di spettatori rispetto all'edizione dell'anno scorso e rischia di diventare quella meno seguita da quando lo show è ritornato in NBC, nel 1996. A gettare benzina sul fuoco c'è il fatto che HFPA ha firmato un accordo nel 2018 in base al quale NBC si impegna a pagarle circa 60 milioni l'anno, per otto anni, in cambio dell'esclusiva sulla cerimonia di premiazione. Che però deve attirare spettatori per giustificare i prezzi degli spazi pubblicitari e di conseguenza consentire a NBC di rientrare nell'investimento. Alcuni analisti ipotizzano che, per quanto in parte scusabile a causa della pandemia di Coronavirus, il calo di ascolti e quello di soddisfazione da parte del pubblico potrebbe rappresentare un colpo mortale per la HFPA. Anche perché arriva dopo il reportage del Los Angeles Times che ha svelato discutibili retroscena dell'associazione.

Il flop dell'edizione 2021 dei Golden Globes 2021

Nielsen promette numeri più precisi nella giornata di giovedì, ma le cifre preliminari parlano di 5,4 milioni di telespettatori nella fascia tra i 18 e i 49 anni: nel 2020 erano stati 14,8 milioni. Sicuramente NBC non è stata aiutata dalla pandemia di Coronavirus, che ha portato a due conseguenze nocive, in termini di appeal dello show: intanto lo slittamento della cerimonia, rispetto al tradizionale slot di gennaio, ha tolto ai Golden Globes l'opportunità di essere il primo momento dell'anno nel quale si stabilisce il meglio dei precedenti dodici mesi nel campo dell'industria cinematografica e televisiva. L'edizione del 2021 è arrivata dopo che altre realtà importanti si erano già pronunciate: per esempio la Screen Actors Guild aveva già annunciato da un pezzo le proprie nomination. Secondo problema portato dal Coronavirus, l'impossibilità di registrare una cerimonia dal vivo, con tutte le star più importanti raggruppate all'interno del medesimo salone, a chiacchierare e bere (l'open bar è uno dei pregi della cerimonia, secondo molti vip). I collegamenti telematici, con annessi problemi di Rete, non hanno avuto il medesimo fascino. Anche al netto della pandemia, però, il 60% degli ascolti in meno rappresenta comunque un flop fragoroso.

La fine di un'era per la HFPA?

Problema aggiuntivo, la cerimonia è andata in onda pochi giorni dopo un reportage del Los Angeles Times nel quale è stato rivelato al mondo ciò che gli addetti ai lavori già sapevano, ma che non criticavano apertamente perché faceva comodo ricevere una candidatura o un premio ai Golden Globes: basta pensare a quanto tutti noi spettatori siamo influenzabili da questo riconoscimento e a quanto siamo maggiormente disposti a considerare valido un prodotto premiato. Cosa che porta alla possibilità dei vincitori di chiedere un cachet più alto. Il reportage ha sostanzialmente detto che l'associazione della stampa internazionale a Hollywood (la Hollywood Foreign Press Association, appunto) è composta da un numero ristrettissimo di persone, 87 in tutto, che sono tutte bianche e in là con gli anni e che talvolta non sono affatto rappresentative di un paese: la persona che rappresenta l'India è tedesca, per dire. È anche stata messa in dubbio la loro reale competenza ed è stato evidenziato come, rispetto alle migliaia di persone che votano gli Oscar, è molto più semplice influenzarne 87. Ad esempio, fatto realmente avvenuto, invitandone molte a Parigi, per una visita sul set della serie TV 'Emily in Paris', e offrire loro il meglio del meglio in termini di pranzi, cene, pernottamenti, disponibilità delle star eccetera. Non corruzione, tecnicamente parlando, ma un bel lisciamento di pelo. Ed ecco che 'Emilly in Paris' ha conquistato due nomination, una come migliore serie TV di genere musical o commedia: fatto che ha spinto una delle autrici di 'Emilly in Paris' a scrivere un articolo nel quale diceva che non meritavano la candidatura e che anzi era assurda l'assenza di un prodotto come 'I May Destroy You', completamente snobbato. Il fatto che l'elefante nella stanza sia diventato di dominio pubblico, cioè che l'autorevolezza della HFPA è discutibile, sommato al 60% di ascolti in meno, potrebbe avviare un effetto domino che magari porterà alla fine dei Golden Globe così come li conosciamo. È l'ipotesi formulata da alcuni analisti statunitensi: staremo a vedere se sarà così.