Giuseppe Primoli (1851-1927), napoleonico per parte di madre (era figlio di Carlotta Bonaparte), diviso tra Roma e Parigi, ebbe un ruolo speciale nello scambio culturale tra i due paesi. Re della mondanità delle due capitali, favoriva gli scambi e gli incontri, come quello tra Eleonora Duse e Alexandre Dumas figlio, che fu alla base del clamoroso sviluppo internazionale della carriera della divina.
Ora il magnifico Museo Napoleonico di Roma, fino al prossimo 26 gennaio, dedica a questo personaggio chiave della vita culturale romana dell’800 una mostra, curata con grazia e precisione da Elena Cammilli Giammei, Laura Panarese e Marco Pupillo (catalogo edito da Gangemi Editori, a cura delle stesse), sotto il titolo Giuseppe Primoli e il fascino dell’Oriente.
Il nobiluomo aveva un talento notevole per la fotografia, di cui aveva studiato le tecniche, realizzando memorie notevoli di viaggi e costumi, nonché di feste, in cui erano frequenti le mascherate a tema orientale, di cui Primoli era appassionato frequentatore e organizzatore. Uno scatto di inizio Novecento lo ritrae nella sua villa di Via Sallustiana in abito indiano. Notevolissima la fotografia scattata sul Lungotevere nel 1893 a una bambina, che ha con sé una bambola giapponese quasi delle sue stesse dimensioni.
Il “giapponismo“, fenomeno principale della cultura europea, in Italia viene declinato da Primoli nella lettura e nella diffusione delle importantissime opere sul tema firmate da Edmond De Goncourt e nel collezionismo. Il giovane Gabriele D’Annunzio, assai vicino a colui che chiamava "il conte degli autografi" (per la passione di lui per raccogliere firme dalle persone illustri che frequentavano il suo palazzo), è preso dalla mania per il Sol Levante, a cui dedica una ironica novella, dal titolo Mandarina, una delle sue più belle “favole mondane”, uscita sul Capitan Fracassa nel 1884.
In mostra spiccano i magnifici kakemono, ossia dipinti da appendere, nipponici, che Primoli trasformava in libro degli amici, chiedendo appunto agli ospiti di lasciare un pensiero e una dedica.
Guy de Maupassant, molto legato al padrone di casa, si domanda: "Se un giorno chiuderanno le chiese, dove andranno le donne a piangere?" Émile Zola riflette che "un’opera d’arte è un angolo della natura visto attraverso uno specifico temperamento". Giosuè Carducci dichiara: "Tu solo o ideal, sei vero"; Arrigo Boito annota una poesia di soggetto giapponese, e scrive qualche nota; Eleonora Duse, cui è dedicato un intero kakemono, firma con la sua grafia nervosa.
Magnifico è il ventaglio dipinto da Giuseppe De Nittis per Primoli, intitolato La discesa delle oche selvatiche a Katata (1880), esempio perfetto della stagione giapponista, come le coeve decorazioni di Luigi Conconi per lo squisito Amori di Carlo Dossi (1887).
Il Museo Napoleonico, dove si trovano capolavori di David e Fabre, e magnifici oggetti, spesso di sfrenato lusso, dell’epoca dell’Empereur, ospita un’eccellente ricostruzione di un’epoca e di un gusto attraverso uno dei suoi protagonisti.