Evviva il dissenso, anche quello contro il governo. Parola di Alessandro Giuli, ministro alla Cultura. Tutto in piazza, nella “piazza Italia” ricreata da Stefano Boeri nel Padiglione intitolato al Bel Paese per la Fiera del libro di Francoforte, con annesse le polemiche, i veleni, i gialli, i litigi propri di ogni piazza che si rispetti, come le tensioni che nei mesi scorsi hanno visto alcuni dei nostri scrittori più celebrati – Roberto Saviano in primis, ma anche Antonio Scurati e Paolo Giordano – contrapporsi con durezza all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni.
Un filo spezzato che il neoministro Giuli sembra ora voler ricucire con il discorso tenuto alla cerimonia d’inaugurazione della Buchmesse numero 76. "La cultura è la nostra religione universale civile, affamarla è un atto di empietà. Applichiamo un po’ di illuminismo su come affrontare la cosa pubblica e i beni culturali", ha esclamato il successore di Gennaro Sangiuliano alla Sala Armonia del Congress Center. Ed ecco il passaggio cruciale: "Nella mia missione istituzionale sono intenzionato a rappresentare la sacrosanta libertà di espressione di ogni forma di dissenso, compreso quello che possa ritorcersi sul governo a cui mi onoro di appartenere".
Forse Giuli, nello scegliere le parole da usare alla Buchmesse, aveva in mente anche quanto aveva scritto a inizio estate l’autorevole settimanale tedesco Die Zeit: "La fiera nella lontana Francoforte è sin d’ora disastro d’immagine per la destra al governo". Il riferimento era appunto all’esclusione di Saviano – famoso anche in Germania, poi reinvitato su iniziativa del suo editore – a quella di Paolo Giordano, Antonio Scurati e del poeta Franco Buffoni. Un pasticciaccio che aveva spinto il collega Sandro Veronesi ad annunciare che per solidarietà non sarebbe venuto nemmeno lui.
Nondimeno, essendo il Bel Paese l’ospite d’onore della Buchmesse numero 76, la cerimonia d’apertura presso il padiglione boerico, tra portici, colonne e gradinate, non poteva non colorarsi patriotticamente di verde, bianco e rosso, con Giuli a intervenire in rappresentanza del governo, seguito dall’ omologa tedesca Claudia Roth e da tre autori popolari come Susanna Tamaro, Stefano Zecchi e Carlo Rovelli. Occasione ecumenica nelle intenzioni che permette a
Giuli di cercare ricomporre i tormentosi rapporti tra l’esecutivo e gli intellettuali: "La cultura resta la più importante risorsa per la paideia dei nostri giovani e soprattutto il miglior antidoto contro ogni forma di violenza ed estremismo", dice ispirato, insistendo che "la cultura è comprensione dell’altro, è dialogo fra entità plurali e dinamiche senza l’ombra di pregiudizi".
Il ministro ha poi citato Giambattista Vico, e il bisogno di "partire dalle nostre radici e dalla nostra storia", ha aggiunto: "ci stiamo impegnando per avere le risorse adeguate affinché il mondo della cultura non patisca alcun taglio sanguinario". E ancora, s’infervora Giuli, "siamo qui per riaffermare la centralità del pensiero solare", e gli dà man forte Stefano Zecchi, secondo cui "saper vedere la bellezza nelle differenze è democrazia". Rincorre Susanna Tamaro: "La letterature e la poesia, quando sono davvero tali, salvano la vita, come testimonia Primo Levi".
Ovviamente il ministro non ha mancato di definire un "autentico privilegio" la possibilità di attraversare il palco della più importante fiera di editoria del globo. In effetti è un palcoscenico imponente per raccontare l’Italia, la Buchmesse: oltre mille tra oratori e autori per ben 650 eventi, mentre si contano 4000 espositori in arrivo da 95 paesi. "Il Padiglione Italia sarà un luogo di incontro e confronto, nel quale daremo voce all’eterogeneità di visioni e punti di vista che caratterizza il nostro pluralismo culturale", promette Giuli. A questo punto, non resta che attendere quel che risponderanno Saviano, Giordano e Scurati, nella grande fiera dell’ovest.