Roma, 29 gennaio 2024 – Siamo arrivati agli ultimi giorni di gennaio e le festività natalizie e Capodanno sono ormai (ahimè) un lontano ricordo. Però – e questo è il lato positivo – ci stiamo sempre più avvicinando alla primavera e alle temperature più miti, col passare delle settimane. Ma attenzione perché, secondo una vecchia tradizione, prima dovremo passare attraverso “i tre giorni più freddi dell’anno”. Il 29, 30 e 31 gennaio, infatti, vengono definiti “i giorni della merla” e dovrebbero essere quelli dove il termometro si abbassa decisamente. Anche se ormai è sempre più raro come fenomeno…
Ma da dove deriva questa credenza? Ecco qualche spiegazione.
I giorni della merla, le leggende
Sono varie e numerose le origini legate al nome che caratterizza “i giorni della merla”. Quella più nota, raccontata soprattutto ai bambini e a chi è più giovane d’età, pone al centro della storia antica di un dissidio tra una merla bianca e il mese di gennaio. Secondo la leggenda (simile anche da una fiaba), ogni volta che l’uccellino usciva a cercare cibo, le temperature di abbassavano bruscamente, facendo provare sempre più freddo all’animale. Gennaio, ai tempi, durava solo 28 giorni. La merla lo supplicò di essere più breve, senza risultato, però. L’anno successivo, l’animale si ingegnò. Fece una grande scorta di cibo, restando nel nido fino al 28esimo giorno e, solo al quel punto, uscì fuori, prendendo in giro il mese di gennaio. Lui si infuriò, chiese tre giorni al mese di febbraio e diede vita ad una vera e propria bufera. La merla, ai tempi bianca come la neve, trovò rifugio dentro un comignolo e ci rimase per tre giorni (appunto il 29, 30 e 31). Quando uscì era nera, completamente ricoperta di cenere. E ancora oggi ecco “spiegato” il suo colore. Una storia, appunto, dal sapore fiabesco, tramandata di generazione e generazione.
Esiste anche una versione “cremonese” di questa storia. In questo caso non ci furono prestiti di giorni bensì tutto nacque dalle burla dei merli bianchi nei confronti di un gennaio particolarmente mite. A quel punto, le temperatura si abbassarono bruscamente, portando il gelo anche ai primi giorni di febbraio, costringendo – anche in questa versione cremonese – i merli (bianchi) a cercare riparo tra i comignoli pieni di fuliggine.
In Sardegna, questi tre giorni fanno riferimenti al termine “Sas dies imprestadas”, ovvero i giorni prestati. In questo caso, un pastore si vantò di aver avuto un pascolo semplice per le lievi temperature di fine gennaio. Questo fu la causa dei tre giorni “prestati” (anche in questo caso da febbraio) che portò vento, gelo e neve, causando la morte di tutte le pecore, tranne una.
Ci sono ancora altre leggende legate al 29, 30, 31 gennaio e, in particolare, all’origine del nome dei “Giorni della merla”. A parlarne fu Sebastiano Pauli nel 1740 con due ipotesi differenti. Nella prima, al centro della storia c’era un cannone nominato la Merla, in grado di oltrepassare il Po esclusivamente in quei tre giorni, quando il freddo era così intenso da aver ghiacciato l’acqua del fiume. La seconda, invece, fa riferimento ad una nobile Signora di Caravaggio, soprannominata De Merli. Secondo questa storia, anche lei doveva attraversare il fiume Po per andare da suo marito e ci riuscì solamente nei giorni in cui il fiume era completamente ghiacciato per il gelo.
I giorni della merla, proverbi
Oltre alle caratteristiche e tradizionali storie e leggende legate ai Giorni della Merla delle quali vi abbiamo parlato, esistono anche diversi proverbi e luoghi comuni legati proprio al 29, 30 e 31 gennaio, presi ad esempio come futuro e immediato specchio di tempi (meteorologici, in questo caso).
“Se i giorni della Merla saranno freddi, allora la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo” tuona un famoso e antico proverbio. Se quei giorni saranno con temperature miti, allora l’inverno sarà ancora rigido a lungo e la primavera tarderà ad arrivare. Se, invece, quelle giornate saranno particolarmente fredde, allora siamo arrivati già alla coda dell’inverno e possiamo sperare in una buona primavera ad aspettarci.
E ancora: “Se nei giorni della merla fa brutto, in primavera è tutto asciutto. Se invece c'è bello, porta sempre l'ombrello”. Se siete legati a questi proverbi e anche tradizioni, allora date un’occhiata al meteo di quei tre giorni. Se il tempo è brutto, la primavera non vedrà molta pioggia. In caso contrario, se ci troveremo davanti al 29, 30 e 31 gennaio soleggiati, allora ci aspettano marzo e aprile particolarmente piovosi. Sempre che decidiate di fare affidamento a questi proverbi…
Non sono solo questi giorni ad essere visti come presagio di quello che dovremo aspettarci nelle settimane successive. Sempre legato al tema delle previsioni anche il 2 febbraio, con la Candelora. Anche in quel caso, come nei giorni della Merla, tutto sarebbe collegato al tempo imminente in arrivo: “Quando vien la Candelora, de l’inverno semo fora; ma se piove o tira il vento, de l’inverno semo dentro”. Insomma, per augurarci una buona primavera dovremmo sperare in tre giorni di freddo e in un 2 febbraio senza pioggia e senza vento. In caso contrario, allora, ci attenderebbe almeno un mese di temperature rigide.
Le tradizioni nei Giorni della Merla
I "giorni della merla" vengono anche festeggiati con sfide vere e proprie, ignorando i pochi gradi all’esterno. Ad esempio, sul lago di Ledro, non troppo distante dal Lago di Garda, ogni anno si danno appuntamento e ritrovo decine di partecipanti (si è sfiorato il centinaio nel 2019, prima dello stop legato al Covid) pronti a sfidarsi con una traversata a nuoto del lago, in costume da bagno o in muta. Coraggiosi o incoscienti, decidetelo voi. In barba al gelo, lo scopo è quello di celebrare e omaggiare un vero e proprio rito, ormai battezzato “il tuffo della merla”.
Invece, vicino a Lodi queste giornate vengono festeggiate con i cori. Ci si posiziona sulle rive opposte dell'Adda e i presenti si "chiamano" e si "rispondono". I primi devono dire: (lmb) “tra la ruca in mez a l'era, se ghe nigul se insirena” mentre i secondi rispondono (a gran voce, per sentirsi a vicenda) “butta la rocca in mezzo all'aia, se è nuvolo verrà il sereno”.