Forse non tutti sanno che il 13 luglio è la giornata mondiale dedicata alle patatine fritte, alimento amatissimo dai grandi e (soprattutto) dai piccini di cui esistono innumerevoli preparazioni possibili e che è al centro di tutti i principali menù dei fast food in giro per il globo. Ecco dunque, in questa occasione, una breve panoramica sulla storia del delizioso snack, che è molto più complessa di quello che si potrebbe pensare.
La storia delle patatine fritte
Come spesso accade in questi casi, sono ancora in corso delle polemiche tra francesi e belgi per la paternità del piatto. Secondo alcuni (in base ad un manoscritto del 1781) tutto sarebbe nato a partire dalla scelta dei valloni di friggere delle patate al posto dei pesci che generalmente si pescavano nel fiume Mosa, che però di inverno gelava e ne rendeva impossibile la pesca. Secondo altri invece le patatine fritte sarebbero state inventate in territorio francese nel 1789, in piena Rivoluzione, grazie all’intervento del farmacista Antoine Parmentier, che aveva promosso il consumo di patate in Francia con una speciale iniziativa. La consacrazione definitiva del piatto avvenne però soltanto nel 1900, grazie ad una diffusione capillare a cui contribuirono i soldati statunitensi di ritorno dal fronte francese dopo la Prima Guerra Mondiale. Proprio per la loro provenienza “originaria”, le patatine verranno chiamate dagli statunitensi “french fries”, un nome rimasto ancora oggi molto utilizzato in terra americana (mentre i cugini britannici le chiamano ancora oggi “chips”). Esistono ad oggi, iper semplificando, essenzialmente due modalità di consumo di patatine fritte. Da un lato ci sono le patate tagliate a bastoncino, quelle che di norma si trovano nei ristoranti e nei punti vendita di street food e che vengono solitamente intinte nel ketchup o nella maionese. Dall’altro ci sono le patatine in sacchetto, tonde e secche, inventate dal cuoco americano George Crum e diventate un alimento apprezzatissimo in tutto il mondo a partire dal 1920, quando l’industria alimentare iniziò a venderle all’interno di apposite buste.
Il Belgio, la vera patria delle patatine fritte
Al di là delle storie e delle leggende metropolitane sul piatto, non c’è dubbio che oggi uno dei luoghi dove si possono gustare le patatine fritte più deliziose sia il Belgio (e non, dunque, gli Stati Uniti, come in molti potrebbero pensare). Perché queste patatine sono così celebri e così apprezzate? Il motivo è da ritrovarsi nel tipo di patate utilizzato, tipico della zona, una varietà chiamata Bintje. Il Belgio, inoltre, è un luogo perfetto per la coltivazione del tubero, avendo un clima particolarmente umido e un suolo ricco di nutrienti. A rendere queste patatine così particolari è inoltre la modalità di preparazione: esse vengono infatti tagliate in tre diverse misure in modo tale da risultare croccanti all’esterno e morbide e cremose all’interno. Un elemento molto importante è inoltre rappresentato dal modo in cui vengono fritte: c’è infatti una prima frittura che ne anticipa il congelamento, prima di un secondo passaggio in friggitrice. Molto importante è inoltre un altro ingrediente di questa preparazione, cioè il prodotto utilizzato per friggere: non si utilizza, infatti, il classico olio di semi, ma si tende a usare lo strutto, la margarina o in alternativa il grasso bovino “blanc de boeuf”. Chiunque sia mai stato a Bruxelles, a Bruges o in altre città belghe sa di cosa si sta parlando: il risultato finale è un prodotto certamente calorico e non esattamente sano da consumare quotidianamente, ma è pur sempre un’esperienza per il palato davvero difficile da dimenticare.