Ci sono cose che diamo per scontate. Un tetto sulla testa, i vestiti che indossiamo, il cibo che consumiamo e…i nostri cinque sensi. C’è però chi non ha avuto la nostra stessa fortuna e che si è ritrovato, fin dalla nascita, a dover avere a che fare quotidianamente con gravi deficit uditivi. Per queste persone è stato creato un particolare codice, la lingua dei segni, codificato per la prima volta in assoluto nella seconda metà del 1700 da parte di Charles-Michel de l'Épée, il fondatore della Scuola di Parigi per Sordi. Si trattò, ad ogni modo, soltanto del primo tentativo di dare forma a qualcosa che già esisteva da secoli: forme di comunicazione prettamente gestuale esistono infatti dall’alba dei tempi e hanno permesso agli individui di interagire anche senza necessariamente aver bisogno di emettere suoni. Ancora oggi la lingua dei segni è uno strumento preziosissimo per migliaia di persone in tutto il mondo che soffrono di ipoacusia grave e che proprio grazie a questa tecnica sono in grado di comunicare tra di loro. Per celebrare questo sistema, ogni anno a partire dal 2018 le Nazioni Unite hanno deciso di instaurare una Giornata Internazionale della Lingua dei Segni, il 23 settembre: la data corrisponde al giorno in cui è stata fondata la Federazione Mondiale dei Sordi, nel 1951. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Che cos’è la lingua dei segni e come funziona
Contrariamente a quello che in molti potrebbero pensare, la lingua dei segni non è una banale traduzione visiva della lingua parlata; si tratta piuttosto di una lingua completa e autonoma con le sue regole grammaticali, una sintassi e un suo lessico. Non è un caso che nel corso degli anni la lingua dei segni si sia diffusa in tutto il mondo e abbia sviluppato diverse varianti nazionali, al pari di un qualunque altro idioma. Oggi, esistono centinaia di lingue dei segni in tutto il mondo, ciascuna con le sue caratteristiche uniche. Ad esempio, la lingua dei segni americana (ASL) è diversa dalla lingua dei segni britannica (BSL) o dalla lingua dei segni giapponese (JSL). Anche l’Italia, evidentemente, vanta la sua versione, quella che spesso viene chiamata con l’acronimo LIS. La lingua dei segni è nel concreto un linguaggio visuale basato su segni, espressioni facciali e movimenti del corpo. Ecco alcune delle sue caratteristiche principali:
- Segni: I segni nella lingua dei segni sono costituiti da una combinazione di movimenti delle mani, delle posizioni delle dita e dei gesti del corpo. Ogni segno rappresenta una parola o una parte di una frase.
- Espressioni facciali: Le espressioni facciali sono fondamentali nella lingua dei segni. Possono modificare il significato di un segno o indicare l'emozione o l'intonazione della frase.
- Spazialità: La lingua dei segni utilizza lo spazio intorno al corpo del segnatario per rappresentare le relazioni spaziali tra gli oggetti o le persone menzionate nella frase.
- I movimenti del corpo: Il movimento del corpo può essere utilizzato per indicare il tempo, la direzione o altre informazioni importanti nella comunicazione.
- Sintassi: La lingua dei segni ha una sintassi propria, che può differire notevolmente dalla sintassi delle lingue parlate. Ad esempio, anche nella lingua dei segni italiana, la struttura delle frasi è soggetto-oggetto-verbo, mentre in italiano la struttura sintattica segue l’ordine soggetto-verbo-oggetto.
Risulta inoltre molto importante ricordare come sia necessario utilizzare sempre il termine “segno” e non “gesto” per parlare delle manifestazioni concrete di questa lingua (e non “linguaggio”, come spesso viene definito erroneamente). I segni che fanno parte della LIS corrispondono alle parole delle cosiddette lingue vocali: sono infatti delle unità dotate di significato proprio, che vantano precise caratteristiche linguistiche e che seguono, come visto in precedenza, specifiche regole grammaticali di composizione.
Qualunque segno, inoltre, è costituito da quelli che in linguaggio tecnico si definiscono “cheremi”. Si tratta, in sostanza, degli elementi costitutivi che costituiscono il segno stesso, composto da:
- La configurazione: è la forma che la mano assume quando il segno viene eseguito. Ogni lingua presenta le sue forme e nella LIS ne sono incluse 56.
- Il luogo: è il luogo dove il segno viene articolato. Nella LIS è possibile articolare 16 diversi luoghi che possono coinvolgere sia il corpo della persona che effettua il segno sia lo spazio neutro, ovvero lo spazio che si trova di fronte alla persona che si esprime in LIS.
- La posizione delle mani: è l’elemento che serve per identificare in maniera combinata la direzione delle mani rispetto al corpo di chi esegue il segno (o segnante) e l’orientamento del palmo delle mani. Il movimento: è il modo in cui la mano si muove nel momento in cui il segno viene realizzato.
Come imparare la LIS in Italia
Al momento in Italia non esistono corsi di laurea specifici per diventare interpreti di Lingua dei Segni, ma soltanto corsi di formazione privati attivati da alcuni istituti privati. Lo stesso Ente Nazionale Sordi Onlus offre la possibilità di seguire alcuni di questi corsi in diverse regioni italiane.
Ad ogni modo, nulla vieta di imparare anche in completa autonomia alcuni dei segni più semplici per poter interagire con persone sorde e per farle sentire più a loro agio: Youtube da questo punto di vista fornisce interessanti tutorial per apprendere le basi della LIS in modo rapido e intuitivo.