Franca Valeri (LaPresse)
Roma, 8 marzo 2018 - Signora Valeri, cosa fa di bello oggi, l’8 marzo?
«Niente di particolare, per me è una giornata come tutte le altre. Credo vengano a trovarmi amici... Mi piacerebbe andare a teatro, ma mi sa che non ci sia molto da vedere qui a Roma».
Qualcuno le regalerà mimose?
«Ah, quei fiori gialli... Che devo dire? I fiori sono belli tutti i giorni e, se qualcuno me li porta, li accetto sempre con piacere».
Franca Valeri, la signora più longeva dello spettacolo italiano (98 anni a luglio), ha legato la sua carriera a popolarissimi personaggi femminili come la sora Cecioni e la Signorina Snob, usando un’ironia spietata e un piglio pungente. E ha rivendicato una centralità artistica della donna in più occasioni (a partire dagli anni Cinquanta nel gruppo cabarettistico dei Gobbi con Caprioli e Bonucci, il laboratorio da cui sarebbe nata la comicità made in Italy degli anni a venire). Eppure... Eppure sul femminismo ha sempre avuto uno sguardo particolare. Ha detto di sé una volta: «Ho scritto, ho lavorato, ho fatto carriera da donna sola e non sono mai stata schiava d’amore. Non ho mai seguito le marce femministe, perché credo che con gli uomini si debba andare d’accordo e io ci sono andata».
Signora Valeri, cosa pensa dunque dell’8 marzo?
«A me pare un po’ ridicolo celebrare l’indipendenza e il progresso delle donne in una giornata predefinita. Lo dico perché in molti casi il mondo degli uomini e quello delle donne si muovono su un piano di totale parità. Poi, per carità, ogni situazione è buona per festeggiare visto che di questi tempi non ci sono troppe occasioni per farlo».
Come giudica il ruolo delle donne nella società?
«Bisogna fare un distinguo perché, come in ogni caso, sotto la convenzionalità si nascondono cose positive e altre negative. Non si può generalizzare. Ci sono donne, anche celebri, che sanno essere importanti e sono in grado di muoversi con intelligenza. E poi, scusate la franchezza, ci sono le cretine. È come nel matrimonio: esistono quelle che si comportano in modo onesto e quelle che non ce lo fanno. E questo va oltre ogni discriminazione. L’indipendenza parte dal cervello»
Ma lei ha molte amiche?
«Ho amiche e amici. Poi, sa, alla mia età si vedono le cose un po’ da lassù...».
Come sono oggi le donne?
«Più potenti che ai miei tempi. Vede, adesso è emersa tutta questa tragedia delle molestie sulla quale credo non sia bene generalizzare. Quel tipo di cose c’è sempre stato, gli equilibri sono sempre risultati difficili. C’è gente che crede che il cinema passi attraverso le lenzuola. Secondo me basta decidere di non soccombere e, se necessario, prendere un bastone e cominciare a menare colpi».
Nella sua carriera ha scritto una galleria di graffianti ritratti nel libro ‘Le donne’. E ha costruito straordinari personaggi femminili come la Signorina Snob e la sora Cecioni. Sono ancora attuali?
«Eccome no, queste due figure hanno prodotto veri e propri filoni, sono stati capostipiti. Racconto spesso che ho creato la Cecioni osservando una signora che di giorno faceva le pulizie a casa mia e di sera era guardarobiera al teatro Valle. Ma, intendiamoci, la comicità non ha sesso, non è una questione di genere».
Come vivrebbero questi due personaggi l’8 marzo?
«La Signorina Snob si sarebbe da tempo trasferita all’estero, troverebbe insopportabile vivere in Italia. La Cecioni, no, lei sta sempre bene ovunque, ha sempre molto da dire e possiede idee precise su quello che succede. Penso interverrebbe a lungo sull’8 marzo».
Cosa la consola di più a 97 anni e 6 mesi?
«Il fatto che i giovani mi vogliano bene. I ragazzi e le ragazze».
