Venerdì 2 Agosto 2024
COSIMO CECCUTI
Magazine

Giornalista, storico, politico: le anime di Spadolini

Un precursore: alla direzione del “Resto del Carlino“, all’Università, alla guida del primo governo non democristiano dell’Italia repubblicana

Giovanni Spadolini, scomparso trent’anni fa, affermava di possedere tre anime corrispondenti alle sue passioni: lo storico, il giornalista, l’uomo politico e delle istituzioni.

Giovane precoce, a soli nove anni aveva scritto su un quaderno di quarta elementare il suo primo "libro", a penna, Avvenimenti e personaggi importanti della storia d’Italia; al ginnasio diffondeva fra i compagni di classe un giornalino, Il mio pensiero, alla maniera del suo mentore Piero Gobetti.

Laureato in giurisprudenza, entra subito nel giornalismo che conta: nel 1948 è a Roma con Mario Missiroli, e l’anno successivo collabora fin dal primo numero al Mondo di Mario Pannunzio. Non ancora trentenne assume la direzione de il Resto del Carlino, che terrà per tredici anni, vissuta "come un sacerdozio o una missione". Spadolini rinnovò profondamente il quotidiano bolognese: giornale informato e scrupoloso, con largo spazio per i libri e la cultura in genere, non smarrì le sue radici popolari ed anzi le irrobustì, tanto da raddoppiare la tiratura ed estendere la diffusione oltre i confini tradizionali, da Parma a Mantova, da Rovigo ad Ascoli Piceno.

Dal 1950 insegna Storia Moderna II alla Facoltà di Scienze Politiche “Cesare Alfieri“ di Firenze, divenuta dieci anni dopo la prima cattedra di Storia Contemporanea negli Atenei italiani. I corsi alimentano le sue ricerche storiche ampiamente innovative. Non più studi sull’Italia "ufficiale", ma su quella reale, delle associazioni laiche e cattoliche che dall’Ottocento in avanti hanno accompagnato la crescita della società italiana. Nascono le grandi opere quali L’opposizione cattolica e I repubblicani dopo l’Unità. Altro filone di cui Spadolini sarà precursore è quello dei rapporti fra Stato e Chiesa. Proprio dalle colonne del Resto del Carlino salutò l’avvento di Giovanni XXIII con la formula "Il Tevere più largo", entrata nel linguaggio comune per indicare la distensione fra Italia e Santa Sede.

Nel 1972, dopo quattro anni di direzione del Corriere della Sera, Spadolini accoglie l’invito di Ugo La Malfa ad entrare in Parlamento, eletto a Milano come Senatore nelle file del Partito Repubblicano. Due anni dopo Aldo Moro, capo del governo, lo incarica di dar vita a un nuovo Ministero, quello per i Beni Culturali e Ambientali (oggi della Cultura), nato per decreto legge, per la necessità ed urgenza di salvare e valorizzare il patrimonio nazionale, in stato di totale sfacelo.

Dopo un breve e proficuo periodo alla guida della Pubblica Istruzione in uno dei governi Andreotti, Spadolini assume la segreteria del PRI alla morte di Ugo La Malfa: il "segretario fiorentino", come lo definì l’amico e collega Indro Montanelli, evocando l’immagine di Machiavelli.

Nel 1981, nel pieno della crisi economica e morale, con la Loggia massonica P2 inserita nel cuore delle istituzioni e con il terrorismo dilagante, il Presidente della Repubblica Pertini lo chiama a formare il primo governo a guida non democristiana nell’Italia repubblicana. È il governo delle quattro emergenze (istituzionale, morale, economica, internazionale) il primo con maggioranza di pentapartito (DC-PSI-PSDI-PRI-PLI).

Ministro della Difesa nei governi Craxi, Spadolini procede all’ammodernamento delle Forze Armate curandone il coordinamento; rilancia altresì l’Unione Europea Occidentale, primo concreto tentativo di una difesa comune.

Per il suo alto senso dello Stato è eletto nel 1987 Presidente del Senato ed è confermato nel 1992: nella fase critica del passaggio dalla prima alla seconda Repubblica svolge un ruolo fondamentale di garanzia del sistema democratico. Nel 1991 il Presidente Cossiga lo nomina Senatore a vita. Palazzo Giustiniani, residenza ufficiale del Presidente del Senato, diviene un centro di cultura viva: prende allora corpo la realizzazione della Biblioteca del Senato che porta oggi il suo nome. Pur nell’intensità dell’impegno politico, Spadolini, ha sempre continuato l’attività giornalistica e la ricerca storica. In fondo le tre anime erano in lui una sola.