Giovedì 26 Settembre 2024
ANDREA SPINELLI
Magazine

Gino Paoli: “I miei novant’anni? Sono anche troppi. Ma canterei Puccini”

Il cantante lunedì festeggia il compleanno: “Una cosa contronatura. Ho solo una corda vocale, ma nessuno mi crede. Dio? Ci parlo tutti i giorni”

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Gino Paoli con Ornella Vanoni. Compiono entrambi 90 anni: lui lunedì, lei domani

Genoa, 21 settembre 2024 – Visto che il metallo ha tempi di decomposizione molto più lunghi dei tessuti mineralizzati di cui sono fatte le ossa, Gino Paoli allunga sotto al baffo un sorrisetto divertito all’idea che fra cent’anni, canzoni a parte, di lui resterà solo una pallottola. L’intrusa calibro 5 che porta calcificata nel pericardio e che da qualche tempo, vai a capire perché, ha smesso di far impazzire i metal detector degli aeroporti. Lunedì l’uomo degli amori dispari compie 90 anni, appena ventiquattr’ore dopo quelli dell’ex musa, fiamma, amica, complice, Ornella Vanoni.

Una volta Ornella ha detto di voler vivere fino a novant’anni, non uno di più “perché poi ci si annoia”. Lei s’è detto d’accordo. Ora come la mettiamo?

“Effettivamente nel fatto di essere ancora qua qualcosa di sbagliato c’è. Arrivare a novant’anni è una cosa clamorosamente contronatura, frutto, nel mio caso, della medicina moderna, di un certo stile di vita, di una moglie che mi tiene come si deve. Ho sempre avuto paura non tanto della morte, ma del coccolone che ti offende nel fisico o nella mente, costringendoti a dipendere dagli altri. In una situazione del genere penso che approfitterei dell’ultimo sprazzo di lucidità per provare a tirarmene fuori”.

Il tempo ha dato una risposta alla domanda del suo amico Giulio Frezza: cosa faremo da grandi?

“Giulio purtroppo se n’è andato, così come Arnaldo (Bagnasco, ndr), gli amici che mi sono tirato dietro per tutta la vita. Fra loro la cosa divertente era che, se uno diceva bianco l’altro rispondeva nero, e su ogni cosa, anche la più scema, litigavano come assassini. Mia moglie Paola pensava si odiassero, in realtà era tutto un gioco”.

Paolo Villaggio diceva che la vostra generazione ha mancato tutti gli appuntamenti importanti. Concorda?

“È una delle poche cose giuste che ha detto. Villaggio era una persona dalla tristezza contagiosa, così quando l’incontravo provavo sempre l’istinto di scappare. Pure Vittorio Gassmann spesso vedeva tutto nero, ma in altro modo. Luigi (Tenco, ndr) invece no, lui amava la vita e quell’allure tenebrosa ce la davamo solo per fare colpo sulle ragazze”.

A proposito, le cito Paoli: “Dalle donne ho avuto molto perché quelle che ho amato erano tutte straordinarie, chissà se avessi incontrato una stronza…”

“Le donne sono tutte stronze. In quanto esseri eccezionali, agli occhi dell’uomo finiscono con l’apparire necessariamente in quel modo. Il mio amore e il mio rispetto immenso per il genere femminile nascono dal fatto che ragiona seguendo schemi mentali superiori ai miei. Ecco perché ho accolto con grande piacere la nomina a premier della Meloni, perché è donna e quindi organizzativa dalla nascita. Certo, se potere e successo la spingono ad abdicare a questo modo di ragionare trasformandola in un uomo con la gonna, allora il discorso cambia”.

Lei sta con sua moglie Paola da 56 anni.

“L’ho incontrata in una discoteca di Sassuolo. Mi bastò un colpo d’occhio per invitarla a ballare un lento. Mentre eravamo guancia a guancia le chiesi quanti anni avesse e lei mi sussurrò: quindici. Pensai subito alla galera e la riportai a sedere dicendole “torna quando ne avrai sedici“. Un anno dopo, nello stesso locale, l’Otto Club, mi si parò davanti dicendo: “Ora ho sedici anni“. La mia fama di sciupafemmine andò a farsi benedire in quel momento”.

Mitologia paoliana: il pinguino nella vasca da bagno.

“Storia vera. A Roma avevo un amico che vendeva animali. Non so cosa mi prese, ma un giorno decisi di comprarmi una foca. Rientrato in hotel la misi nella vasca da bagno. Il personale di servizio iniziò a lamentarsi e la direzione mi chiese di disfarmene. Tornato al negozio la scambiai con due pinguini”.

Altra mitologia paoliana: ha una corda vocale sola.

“Confermo. Ho solo una corda vocale attiva perché l’altra è paralizzata, probabilmente dalla nascita. L’ho scoperto per caso, negli anni Novanta. Persi completamente la voce e mi feci guardare in gola dall’otorino. Il dramma è che quando lo racconto nessuno ci crede”.

Progetti rimasti nel cassetto?

“Un album di romanze pucciniane interpretate a modo mio. Lo inciderei domani. Purtroppo, è difficile trovare un produttore che creda in un progetto così impegnativo e costoso, ma mica posso avvicinarmi a Puccini senza una grande orchestra e arrangiamenti adeguati”.

Ha ancora qualcosa da chiedere a quel Signore “con la esse maiuscola e la faccia di mio padre”?

“Con Dio parlo tutti i giorni e ogni tanto m’incazzo perché fa morire qualcuno che m’è simpatico mentre lascia a piede libero dei supremi imbecilli. Quando mi ha tolto Frezza e Bagnasco gli ho fatto un mazzo così”.

E la risposta qual è stata?

“M’ha detto: un giorno capirai. E alla fine ho capito. Ho capito che lassù è solo. E secondo lei uno solo, anziano, egoista, come lui, chiama a sé disgraziati o persone interessanti? Constatazione che si porta dietro una domanda tanto semplice quanto indignata: se le cose stanno davvero così, io che cazzo ci faccio ancora qui?”